“Motori accesi” disse il capitano Colombo.
“Bene controllate che i flap siano tutti spenti, che il livello dei compressori sia ottimale, e che le turbine siano in funzione” disse il dottor Grasso
“Tutto come da prassi signore” disse Colombo.
“Molto bene, avviamento manovra di decollo da remoto in dieci, nove…”
Il mio cuore come quelli di tutta la squadra battevano fortissimo, ci trovavano ad un passo dal fare la storia ma non lo sapevamo.
Nella stazione di comando, il tecnico informatico batteva sui tasti del suo computer stringhe interminabili di codice, Grasso osservava il monitor col fiume di dati che giungevano dall’esoreattore. Zio Max invece se ne stava in sul divano con nonna incollati alla tv, come altri cento milioni di italiani e nove miliardi di persone nel mondo.
“otto…sette…sei”
“Ragazzi, tenetevi forte stiamo per partire” disse Colombo alla sua squadra
“cinque…quattro…tre”
Un intensa fiammata fuoriuscì dall’ugello di scarico, e un potentissimo rombo si propagò per tutta l’area di lancio.
Gli alberi ondeggiavano freneticamente, a causa delle correnti d’aria infernale che si sprigionavano dall’esoreattore.
“…due…”
Le mani del capitano strinsero il volante principale della nave.
“…uno…”
“Buona fortuna ragazzo mio…” disse zio Max
“partenza!” esclamò Grasso.
E come previsto con una forte spinta la nave si sollevò da terra e iniziò a salire verso il cielo.
Su, su. Mentre tutti dalla stazione e dall’area di lancio se ne stavano incollati alle immagini o col naso all’insù.
Saliva e pian piano diventava sempre più piccolo. Una densa scia di fumo nero che culminava in una incandescente sfera di fuoco che svelta abbandonava questo mondo.
“Hanno attraversato la stratosfera?” disse Grasso
“I dati che arrivano sono perfetti, nessun danno allo scafo ne ai motori” disse il tecnico informatico.
“Quale è il prossimo chek point?” chiese Grasso.
“Raggiungeranno il punto di salto all’altezza di Marte tra 127 secondi” disse il tecnico informatico
“Velocità di crociera?” chiese Grasso
“Stabile a Mach 15000”disse il tecnico informatico.
“Perfetto! Mettetemi in comunicazione col capitano Colombo”
“Ancora un istante, la magnetosfera terrestre da qualche problema…e…adesso siamo di nuovo connessi. Hai una finestra di 100 secondi per comunicare dopo di che la comunicazione sarà interrotta a causa del salto” spiegò il tecnico informatico
“Ulisse mi ricevi?” chiese il dottor Grasso
“Sissignore” rispose il capitano.
“Ragguagliami sulle condizione tue e della squadra” disse Grasso
“Tutti in ottima saluta dottore, pronti al salto” disse Colombo.
“Bene, ti rammento per l’ultima volta che una volta effettuato il salto le comunicazioni vocali in diretta non saranno più possibili il prossimo il contatto avverrà quanto toccherete il suolo dell’esopianeta e invierete il bollettino con il rapporto sull’ esito della spedizione e le coordinate tutto chiaro?” chiese Grasso
“Sissignore, stiamo per entrare” disse Colombo.
Il dottor Grasso, visse quel momento, come la prima volta, come le altre 41.
La paura di fare la fine delle altre Argo e saltare in aria da un momento all’altro, era troppa e stampata sul volto di tutti.
La comunicazione con la sala comandi iniziò ad essere meno fluida, e le interferenze dovute al wormhole iniziavano a farsi sentire.
Un fascio di luci investì la nave, le lamiere dello scafo sembravano ondeggiare.
I nostri corpi risentivano della potente forza che scaturiva dall’attraversare quel luogo.
“Avanti bella non mi deludere” disse Colombo, rivolgendosi alla nave.
Il tremore continuò ancora per parecchi istanti. Poi la calma più assoluta.
Mi ritrovai la mano tra quelle di Anna. La guardai. E subito lei si allontanò.

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ASTRONATS
Science FictionÈ questo ciò che ci meritiamo, per il male che ci siamo fatti, per le continue azioni scellerate nei confronti di una Terra, che non ci ha mai voltato le spalle. Nei confronti di una madre che non ha mai chiesto nulla in cambio, che ha sempre dato...