Argo 1

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“Motori accesi dottor Di Gregorio” disse il capitano Dante Parmitano.

“Bene controllate che i flap siano tutti spenti, che il livello dei compressori sia ottimale, e che le turbine siano in funzione” disse il dottor Di Gregorio

“Tutto come da prassi signore” disse Parmitano.

“Molto bene, avviamento manovra di decollo da remoto in dieci, nove…”

I cuori del capitano Parmitano e della sua squadra battevano fortissimo, si trovavano ad un passo dal fare la storia ma non lo sapevano.

Nella stazione di comando, il dottor Projetto batteva sui tasti del suo computer stringhe interminabili di codice, Di Gregorio osservava il monitor col fiume di dati che giungevano dall’esoreattore. Il dottor Grasso invece se ne stava in piedi ad osservare i suoi colleghi e l’intero team al lavoro.

“otto…sette…sei”

“Ragazzi, tenetevi forte stiamo per partire” disse Parmitano alla sua squadra

“cinque…quattro…tre”

Un intensa fiammata fuoriuscì dall’ugello di scarico, e un potentissimo rombo si propagò per tutta l’area di lancio.

Gli alberi ondeggiavano freneticamente, a causa delle correnti d’aria infernale che si sprigionavano dall’esoreattore.

“…due…”

Le mani del capitano si strinsero al volante principale della nave.

“…uno…”

“Buona fortuna ragazzi…” disse il dottor Grasso

“partenza!” esclamò Di Gregorio.

E come previsto con una forte spinta la nave si sollevò da terra e iniziò a salire verso il cielo. 

Su, su. Mentre tutti dalla stazione e dall’area di lancio se ne stavano incollati alle immagini o col naso all’insù.

Saliva e pian piano diventava sempre più piccola. Una densa scia di fumo nero che culminava in una incandescente sfera di fuoco che svelta abbandonava questo mondo.

“Hanno attraversato la stratosfera!” disse Di Gregorio

“I dati che arrivano sono perfetti, nessun danno allo scafo né ai motori” disse Projetto.

“Quale è il prossimo chek point?” chiese Grasso.

“Raggiungeranno il punto di salto all’altezza di Marte tra 127 secondi” disse Projetto.

“Velocità di crociera?” chiese Grasso

“Stabile a Mach 15000” disse Di Gregorio

“Perfetto! Mettetemi in comunicazione col capitano Parmitano”

“Ancora un istante, la magnetosfera terrestre da qualche problema…e…adesso siamo di nuovo connessi. Hai una finestra di 100 secondi per comunicare dopo di che la comunicazione sarà interrotta a causa del salto” spiegò Projetto

“Dante mi ricevi?” chiese il dottor Grasso

“Sissignore” rispose il capitano.

“Ragguagliami sulle condizione tue e della squadra” disse Grasso

“Tutti in ottima saluta dottore, pronti al salto” disse Parmitano

“Bene, ti rammento per l’ultima volta che una volta effettuato il salto le comunicazioni vocali in diretta non saranno più possibili, il prossimo contatto avverrà quanto toccherete il suolo dell’esopianeta e invierete il bollettino con il rapporto sulle condizioni di abitabilità e le coordinate. Tutto chiaro?” chiese Grasso

“Sissignore, stiamo per entrare” disse Parmitano

E la comunicazione iniziò ad essere frammentata.

“Sono in prossimità del salto” disse Di Gregorio

“Buona fortuna ragazzi!” esclamò Grasso

“Grazie signore” disse Parmitano

La comunicazione si interruppe e i tre ingegneri con profondo orgoglio guardarono la nave addentrarsi attraverso il punto di salto verso la meta tanto ambita.

“Al prossimo incontro ragazzi!” esclamò Grasso.

“E dopo cosa accadde ?” chiesi al dottore.

“Aspettammo il loro bollettino che ci avrebbe impiegato due mesi ad arrivare” mi disse

“E non arrivò?” chiesi

“Oh certo che arrivò, ma era come si suol dire sia la  buona che la cattiva notizia – mi spiegò – il rapporto diceva che avevano raggiunto con successo il pianeta, che le condizioni di abitabilità erano eccellenti, e che avrebbero iniziato a stabilire un campo base in attesa dei rifornimenti e delle altre squadre che dalla Terra avremmo inviato alle coordinate spaziali indicate. Ma la parte orribile e che non vi era nessuna coordinata nel messaggio, quella parte era andata perduta nel trasferimento, e quindi non avevamo tra le mani altro che un pugno di sabbia dorata. Sapevamo di un posto perfetto, che il fato ci aveva concesso di trovare al primo tentativo, ma non sapevamo minimamente dove fosse ubicato nell’immensità dell’universo. Non una stella di rifermento, non un quadrante, non una galassia, non sapevamo nulla.” Mi spiegò il dottore.

“E’ allora le altre Argo che sono partite?” chiesi

“Tutte splendidi spettacoli di luce. Alcune esplosero a contatto con l’atmosfera, altre furono colpite da asteroidi, la Argo 17 non partì nemmeno dalla stazione, saltò in aria ancora attaccata alla rampa di lancio”

“Nessuna arrivò a Kepler?” chiesi conoscendo già la risposta

“No non arrivò mai nessuno a Kepler e mai da Kepler ci giunse più alcuna notizia”   

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