“Come vi stavo dicendo – proseguì il dottor Grasso, richiamando la nostra attenzione con un tono di voce alto – non vi annoierò con inutili informazioni che chiunque di voi può reperire su internet, ma cercherò invece di darvi una panoramica su ciò che la nostra azienda, sta andando ad affrontare in questo periodo non certo semplice.”
Cosi dicendo prese un piccolo telecomando, dalla tasca del grembiule e puntandolo alle sue spalle cliccò uno dei pulsanti.
Inizialmente parve a tutti noi che nulla fosse successo, che magari quel piccolo affare non funzionava o aveva le pile scariche. Poi però tutto fu chiaro e l’immensa parete alle spalle della cattedra iniziò a brillare di un’intensa luce bianca.
Altro non era che una lavagna interattiva a proiezione olografica a parete, una tecnologia obsoleta che era già stata sviluppata sempre dalla SIPI negli anni dieci, dal reparto elettronico della società.
“Adesso, proietterò sulla lavagna, un piccolo dossier dove faremo un excursus sul lavoro che andrete ad affrontare in queste ventiquattro settimane. Bene prendete i vostri tablet e iniziate a prendere appunti”
Tutti estrassero i loro apparecchi di ultima generazione, come l’xpad century, l’ultimo modello della nota casa di elettronica statunitense, o il wyatt galaxy note plus, di fabbricazione e software coreane.
Io non ero tipo da permettermi tutto ciò allora andai di blocco note e matita, tra lo stupore fra gli altri della stessa Anna.
“Un approccio analogico” disse con tono ironico.
“Non mi piace essere appariscente” ribadii con altrettanto sarcasmo.
“Dunque cari colleghi, come sapete il nostro pianeta, non se la passa benissimo, l’inquinamento negli ultimi anni a superato la cosiddetta linea Thumberg, dall’omonima attivista che sin dagli anni venti si batte per l’ecologia e il rispetto dell’ecosistema. E gli effetti di tale superamento della soglia critica stanno portando ad irreversibili mutamenti della natura che ci circonda, e ahimè mi duole dirlo, alla inevitabile fine delle specie viventi per come le conosciamo. Ovviamente come sappiamo, questo processo non ha una scadenza ben definita. Esso potrebbe compiersi nel giro di qualche decennio, come potrebbero volerci anche mille anni affinché si verifichi.
E qui che entra in gioco il lavoro della SIPI. Come ben sapete l’Italia è diventata il centro nevralgico dello studio astronomico mondiale, specialmente per quanto riguarda la ricerca di esopianeti abitabili al di fuori del nostro sistema solare.
Oggigiorno tutti ricordiamo con gioia il successo, ottenuto dal sottoscritto e dalla comunità scientifica italiana e mondiale, con la prima spedizione del 2021 della Argo 1, che ha portato l’equipaggio a trovare un pianeta con le stesse condizioni di abitabilità della Terra. Ma e altresì vero che purtroppo, la squadra Argo 1, per non si sa quale motivazione, non è riuscita ad inviarci, nel messaggio di avvenuto atterraggio, anche le coordinate della galassia e del sistema, entro cui si trovava e si trova l’esopianeta sui cui sono arrivati. Pianeta che la società, e la comunità scientifica in toto ha voluto rinominare Kepler, in onore del astronomo tedesco.”
Gli occhi del dottor Grasso brillavano mentre ci raccontava tutto ciò, e anche se noi avevamo letto, sentito e studiato quell’impresa più e più colte provammo tutti un brivido profondo lungo tutta la schiena.
Purtroppo sapevamo anche di tutto ciò che quella missione così storica e rivoluzionaria, aveva significato per gli anni a venire. La SIPI infatti, pur di ritrovare Kepler e la spedizione della Argo 1, inviò ogni anno un’altra spedizione dando vita al progetto Argo. Ma dopo 41 anni, e 41 spedizioni fallimentari che portarono alla morte di centinaia di astronauti, i soci del dottor Grasso, avevano deciso che non volevano più il sangue di quelle giovani vite sulle loro mani, e lo abbandonarono. Ecco forse la luce negli occhi del dottore quel giorno in aula non era per la gioia di ricordare il grandioso successo della Argo 1, ma nel tentare di dimenticare i disastrosi fallimenti che la seguirono.
Era rimasto da solo, a portare avanti un sogno, nato in una conferenza scientifica a Bologna nel 2013, dove quelle tre menti geniali, aprirono definitivamente una breccia nei confini dello spazio profondo.
“In questi mesi, studierete e metterete in pratica, tutti i concetti e i principi cardine della società e sono sicuro che diverrete la nuova frontiera della conoscenza astrofisica italiana e mondiale. E riusciremo con la missione Argo 42 finalmente a trovare la nuova casa per tutti, a trovare finalmente Kepler e la Argo 1.” Così concluse la sua prima lezione il dottor Greco.
Tutti si alzarono e si diressero verso l’uscita, anche Anna andò via. Io invece mi avvicinai alla cattedra e tentai un approccio con un pensieroso dottore che arruffava carte sulla cattedra.
“Dottore, mi scusi, ci siamo incontrati stamattina” gli dissi.
“Ah si tu sei il ritardatario mi ricordo!”
“Che sagoma – pensai – anche lui era arrivato in ritardo, addirittura dieci minuti dopo di me e mi aveva etichettato in quel modo” ma lasciai perdere le polemiche e passai direttamente a chiedergli quello che volevo sapere.
“Sono davvero entusiasta di essere parte di questa società e non vedo l’ora di iniziare a smanettare in laboratorio e officina, di valutare dati e elaborali, e soprattutto non vedo l’ora di conoscere gli astronauti che partiranno con la Argo 42!” dissi tutto eccitato.
Lui fece un tenue sorriso, di quelli che ti rimangono dentro, e con un filo di voce mi disse:
“Ma giovanotto, siete voi quelli della Argo 42”
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ASTRONATS
Science FictionÈ questo ciò che ci meritiamo, per il male che ci siamo fatti, per le continue azioni scellerate nei confronti di una Terra, che non ci ha mai voltato le spalle. Nei confronti di una madre che non ha mai chiesto nulla in cambio, che ha sempre dato...