Rifornimenti

5 1 0
                                    

“Mi dispiace per tuo nonno” disse Anna

Era la vigilia della partenza, e ci trovavamo tutti nel magazzino della società per fare scorte per la spedizione.
Cibo liofilizzato, tute spaziali, strumenti di misurazione.
Il programma Argo prevedeva, qualora la partenza avesse avuto successo, un periodo di  due anni lontano dalla Terra. Almeno era questa la durata stimata del carburante nei serbatoi del esoreattore.   

Quindi stavamo caricando cibo e materiali vari per riparazioni, ogni sorta di medicinale e detergenti per il corpo e gli indumenti. 

Ognuno di noi aveva inoltre il permesso di portare a bordo un piccolo bagaglio a mano con tutto quello che poteva giovargli per rendere meno tedioso il viaggio.

Io avevo già pronto il mio da parecchie settimane:

Fumetti

Cruciverba

Libri da leggere

Un blocco note

Matite e colori

E le foto dei miei nonni, di mio padre e di zio Max.

Lo so che posso sembrare uno sfigato sentimentale, ma ero fatto così. Un  tipo semplice, che amava le piccole cose.

Finito di caricare la nave, sistemammo la cella che era stata assegnata ad ognuno di noi all’interno della stiva.

Non pensavo certo di trovare una camera d’hotel, ma nemmeno un buco un metro per due con a mala pena, un letto, uno schermo e uno scomparto per il bagaglio a mano.

Ero un po’ curioso su ciò che gli altri avessero portato con sé. Anna sicuramente qualche attrezzo a cui era affezionata, come se non ne avevamo abbastanza già nello scomparto riparazioni della nave.

Aretti sicuramente dei vestiti personali, tutti imbustati ed etichettati uno per uno, perché non si sarebbe sognato minimamente di usare la dotazione dell’azienda.

I soldati Turco e Farinella, un bel set di armi di grosso calibro alla Rambo insieme ad una vagonata di munizioni pronte a scaricarle addosso al primo alieno muso verde che ci avrebbe attaccati.

Colombo invece, direttamente una bella bomba atomica per spazzare via una dozzina di galassie; noi compresi. 

La mia dolce Chiara, speravo tanto portasse con se una mia foto che celebrasse il mio fisico scultoreo. Ma non avevo nè una foto mia da darle nè tanto meno il fisico scultoreo.

I due biologi litiganti, Tiberio e Tristano già li vedevo come due domatori che si fronteggiavano sul suolo di Keplero uno sguinzagliando qualche volatile esotico della Papua Nuova Guinea l’altro sfoggiando il suo squalo a trecento denti.

Bucci infine lo immagino semplicemente con la Bibbia e un taccuino.

Di Zanotti non mi importava cosa avesse portato, di certo la sua stupidità, i suoi baffetti ispidi, i denti da ratto e la faccia brufolosa

Feci un giro per la nave ricordando il giorno che ci fu permesso di vederla per la prima volta.

“Ragazzi – disse il dottor Grasso – e con gioia che passo a mostrarvi l’imponenza della Argo 42!” 

E un gigantesco telo bianco scivolò via sullo scafo del esoreattore a detonazione più grande, potente e performante che fosse mai stato progettato.

Quel giorno erano presenti le più alte cariche dello stato e la stampa al completo.

Gli applausi riempivano la zona di decollo del centro spaziale della SIPI.

“Lei di cosa si occupa signor Orsi?” mi chiese un’ avvenente giornalista.

Giuro che se mi sforzo di ricordare non so quale fosse la testata giornalistica,  solo l’immagine della sua scollatura.

“Beh…ecco…io sono…mi occupo del comparto meccatronico della nave.” risposi, continuando a fissarla, come un maniaco pervertito.

“Può spiegarci cosa nello specifico?” mi chiese 

“In pratica si tratta di tutto ciò che riguarda la meccanica e l’elettronica, per questo si chiama meccatronica” e mi scappò una risata da imbecille ubriaco. Poi finalmente Anna accorse in mio soccorso, trascinandomi via.

“Mi scusi ma non avevo finito col suo collega” urlò la giornalista mentre ci allontanavamo.

“Tranquilla tesoro, se vuoi poi fissiamo un appuntamento!” le rispose Anna.

E tornammo alla nave.

ASTRONATSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora