Turno di notte

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Eravamo bloccati. Vedevamo il capitano Colombo e gli altri correre verso di noi.
"Dentro la nave presto!" Urlò il capitano agitando il braccio.
Zanotti, Bernardo e Marcello non esitarono un attimo. Io, Chiara e Anna restammo a guardare.
"Turco accendi i motori presto !"  Continuò il capitano ormai giunto in prossimità della nave.
Turco corse alla nave.
Mentre i quattro ci raggiunsero.
"Cosa c'è capitano?" Dissi in preda all'agitazione.
"Non c'è tempo sali sulla nave presto" mi disse.
E insieme agli altri salirono tutti sulla nave. Io ero l'unico ancora fuori.
"Paolooo!" Urlò una voce alle mie spalle presto soppiantata dal rumore dei motori .
Io ero rapito mente le fronde di quegli alberi giganteschi sembravano doversi spezzare da un momento all'altro.
E mentre turco urlava al capitano che c'era un problema negli esoreattori. Finalmente si palesò il tremendo pericolo. E il pericolo aveva il volto di un moltitudine di abitanti dell'isola, armati e incazzati. Uomini primitivi ai miei occhi. Eravamo gli invasori e non credo che il dialogo ci avrebbe aiutato, come con Pik.
"Paolooo!" Urlò ancora la voce.
E il tremendo esercito di indigeni giunse dinanzi a me e no si fermò. Mi travolse. E in bocca sentivo il sapore della sabbia.
Apri gli occhi. Avevo fatto un bel capitombolo dalla sedia. Fortunatamente la spiaggia era morbida ed era stato tutto un sogno.
Gli altri erano davvero rientrati e Colombo non parve contento del mio pisolino.
"Ti piace dormire ragazzo?" Mi chiese
"Chiedo scusa capitano" dissi.
"Datti una ripulita, accendiamo il fuoco e ceniamo." Concluse.

"Dunque non avete trovato niente" Chiese Anna.
"Nulla di importante, è stato solo uno spasso per questo due piantagrane" disse il capitano riferendosi a Tiberio e Tristano.
"Abbiamo fatto foto stupende" disse Tiberio.
"Ho fatto foto stupende le tue sono tutte sfuocate" replicò Tiberio.
"Nessuna traccia di civiltà, solo strane creature, che scappavano via al nostro passaggio" continuò il capitano.
"Beh Pik aveva detto che sarebbero stati mondi abitati ma non ha specificato che tipo di creature viventi avremmo trovato" disse Marcello.
"A quanto pare questi è un mondo di creature inutili, e a noi servono rifornimenti, possiamo tornare al Durspace, ma non sappiamo quanto ci vorrà a trovare un benzinaio in questo universo" ironizzò il capitano.
"L'isola è grande signore, probabilmente stanno finiti nella parte sbagliata" disse Farinella
"Forse hai ragione figliolo, domani pattuglieremo un'altra zona" disse il capitano.
Il cibo liofilizzato non era di certo il pranzo di nonna e come primo giorno non era andato benissimo, però stavamo raccogliendo i primi dati ed eravamo tutti insieme come una famiglia. Questo sembrava banale ma ci teneva alto il morale. Davanti all'immensitá di un viaggio ancora agli albori.
"Sei silenzioso" mi disse Anna
"Mi gusto la cena" risposi
"Non è degna neanche di essere chiamata cena" mi disse
"Tu come stai invece?" Chiesi
"Sono tutta intera conta questo" mi disse
"Sai a cosa mi riferisco" le dissi.
"Sono forte e so tenere a bada questi soldatini di piombo" mi disse
"Sicura?" Le chiesi
"Sicura..." Mi rispose
Finimmo la cena e andammo a dormire.
Il capitano organizzò turni di un'ora per sorvegliare le apparecchiature. A me toccava il turno con Zanotti. Che odio.
"Emilio... svegliati...tocca a noi, Turco e Bernardo hanno già finito." Gli dissi
"Sì dammi cinque minuti e arrivo" mi disse sonnecchiando
Che inutile pensai, e questo stava per soffiarmi il posto alle selezioni, un occhialuto, pigrone coi denti sporgenti e la faccia brufolosa.
Non potendo aspettare i suoi comodi, uscì.
Il cielo di notte era strano, le stelle erano totalmente diverse, le costellazioni non esistevano, non c'era la luna, solo una cozzaglia si stelle nell'etere cosmico.
"Il tuo compagno dov'è?" Chiese Turco
"Dorme" risposi
"Al minimo problema venite a svegliare me e Farinella, noi penseremo ad avvertire il capitano." Disse il soldato
"Sissignore" risposi, mettendomi inutilmente sull'attenti.
Turco mi guardò sdegnato
E se ne andò borbottando qualcosa sui cervelloni.
"Che il Signore ti accompagni, Paolo" disse Bernardo.
Nel frattempo Emilio si degnò di uscire allo scoperto.
"Che io Signore accompagni anche te, Emilio" disse Bernardo
"Grazie Bernardo" dissi
"Sì,sì grazie grazie" disse Zanotti.

Quell'ora fu interminabile. Il mio orologio, che fino a quel momento avevo ignorato. Segnava le sette di sera. Ma era bloccato. Sicuramente per colpa delle tempeste cosmiche del wormhole.
Presi il mio cruciverba e mi sedetti si una sedia davanti ai monitor.
"I dati non evidenziano ancora nulla" disse Zanotti.
Lo ignorai.
"Senti Paolo...- iniziò- secondo te arriveremo mai a trovare Keple" mi chiese.
Io ero chino sul foglio cercando la soluzione alla "sei orizzontale" e udendo quella domanda mi bloccai. Lo ignorai nuovamente, pensando fosse solo l'ennesima presa in giro.
Ma il silenzio si fece scomodo in qualche modo, allora alzai lo sguardo.
Lui era lì. Ancora lì a fissarmi in attesa di una mia risposta. Non potei fare altro che mettere via le parole crociate e tentare di dargli una risposta.
"Beh ecco vedi... È complicato" dissi nervosamente.
Perché ero nervoso era solo quel fetente di Zanotti. No. Era un mio compagno, uno della famiglia della Argo 42, e no eravamo più al corso di formazione. A punzecchiarci a vicenda, ora eravamo nella cottura costellazione dell'Acquario, a cinquecento anni luce dalla Terra. E lui consapevole del nulla che ci avvolgeva e della caducità della situazione, cercava conforto. Mettendo da parte lo stronzi che era stato.
"No anzi - continuai - è molto semplice, la partita è appena iniziata, e noi la vinceremo' dissi
Lui accennò un sorriso.
"Vedrai Emilio troveremo i rifornimenti, troveremo Kepler e completeremo la missione. Hai la mia parola!" Esclamai
E dalla vegetazione venne un fruscío.
Il sangue si gelò nelle nostre vene. Come nel sogno. Cos'era? Zanotti tremava. Respiravo a fatica. Lui si nascose dietro di me. Nella più totale manifestazione di vulnerabilità. Istintivamente feci scudo col mio corpo.
Il fruscío aumentò. Rami si spezzarono. Il cespuglio si aprì. E una giovane ragazza rotolò. Cadendo ai nostri piedi.

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