Tornato a casa, trovai ad attendermi l'intero comitato di benvenuto, composto ovviamente dai nonni, che mi sommersero di baci e leccornie varie, e dallo zio Max.
"Ehi campione!" esclamò zio Max non appena giunsi in stazione a Milano.
"Ciao ciccino!" esclamarono i miei nonni.
"Ciao zio, ciao nonni" dissi.
"Allora quanto ti trattieni?" chiese zio Max
"Beh veramente solo tre giorni, poi devo tornare per ultimare le verifiche prima della partenza"
E non appena dissi partenza mia nonna scoppiò in lacrime. Zio Max mi aveva avvisato della situazione, ma io da stupido me ne ero dimenticato.
Arrivammo a casa e ci aspettava un gigantesco pranzo che la nonna preparava già da due giorni.
"Forza Paolo, va a lavarti le mani che mangiamo" disse nonna Lella.
Mio zio in particolare aveva seguito gran parte delle vicissitudini di quei sei mesi di corso, in quanto eravamo costantemente in contatto via social. Coi miei nonni la questione era diversa, ci sentivamo per telefono di rado e le nostre conversazioni vertevano principalmente su quanto e cosa mangiassi o se mantenevo una buona igiene personale.
Quindi quel pranzo fu motivo, principalmente per mio nonno, di sapere come fossero andati quei sei mesi.
Il rapporto con Paolo Orsi senior, non era stato male sia durante l'infanzia che nell'adolescenza. Era il classico nonno bonaccione che viveva fuori città nella sua casetta di campagna, sposato da una vita con la prima donna amata, e dedito al lavoro dei campi e al buon vinello.
Da piccolo mi portava spesso in giro, dopo scuola, in quanto i miei genitori divorziarono già quando avevo undici anni. E con mio padre impegnato col suo lavoro come ingegnere, i miei nonni, specialmente nonno Paolo si presero cura di farmi crescere sano, colto e dai buoni principi.
E devo dire che ci sono riusciti alla grande.
Quel giorno a pranzo gli raccontai tutto, della società, del dottor Grasso, che mi aveva preso a ben volere, dell'armadio capitano Colomboe di tutta la squadra che lavorava insieme a me all'imminente progetto Argo 42.
Ovviamente tutti gli elogi erano per Anna che era diventata come una sorella in mezzo a quell' inferno di progettazione, programmazione e montaggio.
Tralasciai completamente la figura di Zanotti, che ormai era divenuto come rumore bianco per le mie orecchie e tutto ciò che partoriva la sua mente malefica mi scivolava addosso.
Mi concentrai anche a parlare degli altri sette componenti della squadra, che pian piano nel tempo imparai a conoscere ed apprezzare, ognuno con le sue doti e ognuno con le sue stramberie.
C'era Marcello Aretti, fisico teorico, che viveva completamente assorto nel suo mondo fatto di buchi neri, teorie delle stringhe e simmetrie iperassimetriche. E nella vita reale tutto ciò, si tramutava in un disturbo ossessivo compulsivo.
Gli eterni rivali, Tristano Rossi e Tiberio Bianchi, entrambi laureati in biologia, il primo specializzato in ornitologia il secondo in biologia marina. Erano opposti in tutto, aspetto fisico, colore dei capelli, gusti sportivi, cibo, ma stranamente dove trovavano terra comune era proprio nelle creature terrestri.
Bernardo Bucci, antropologo, sempre fissato coi comportamenti umani, col galateo, e con le buone maniere e la religione.Si vantava che suo padre avesse lavorato con i migliori professori di Harvard e Yale, nel ricostruire i modi comportamentali degli antenati dell'uomo. Lui invece preferiva studiare noi altri della squadra.
Chiara Duranti, cosa dirvi del mio angelo! Mi sono innamorato di lei fin dal primo istante, solo che a lei interessavano i suoi composti e le sue molecole chimiche e si fregava di me, avevamo due idee di chimica altamente differenti.
Infine i due soldati della spedizione, Davide Turco e Mauro Farinella, che affiancavano il capitano Colombo come braccio armato della missione. Perché nonostante l'aspetto prettamente accademico, ci stavamo sempre inoltrando in luoghi sconosciuti e vista la totale assenza di report dalla spedizione Argo 1 era plausibile pensare che qualcosa di pericoloso ci attendesse lì fuori.
Finito l'interminabile pranzo, zio Max si congedò da noi.
"Vado ho una riunione, ma stasera andiamo al cinema, come concordato ok?" mi disse
"D'accordo!" risposi
"Allora mi dai tu una mano con il prato ?" mi chiese nonno Paolo.
"Certo! Con piacere nonno!" risposi
Allora dopo il caffè uscimmo in giardino e mio nonno prese dal capanno un vecchio, malconcio e polveroso tosaerba.
"Dobbiamo usare quello?" chiesi.
"Bhe non è messo benissimo, proprio come me, però speravo che potessi dargli un'occhiata, se non ti scoccia" mi disse
Come potevo dirgli di no. E poi per me era un piacere trascorrere del tempo con lui, anche in questi piccoli lavoretti manuali, che mi rallegravano molto, e mi facevano staccare dai mille pensieri di numeri, variabili e coordinate.
Allora mi feci dare alcuni attrezzi e iniziai a smanettare con la vecchia canaglia.
"Io vado di là a dar da mangiare ai polli, torno subito ok?" mi disse.
"Ok nonno, non preoccuparti ci penso io qui" gli dissi
"Ok, ok ma non sporcarti troppo di grasso, o tua nonna non ti farà più entrare in casa" mi disse sorridendo.
Quell'affare era messo davvero male, carburatore otturato, filtri sporchi, era un modello davvero vecchio, di almeno ottanta anni. Glielo aveva lasciato suo padre e lui lo aveva sempre tenuto caro, ma adesso versava davvero in condizioni piuttosto critiche. Con quei pezzi ridotti in quel modo non potevo fare molto, così decisi che ne avrei parlato con lui e gli avrei proposto di comprare dei ricambi o un modello più recente magari.
Così andai nel pollaio e stranamente le bestie erano irrequiete, più del solito.
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ASTRONATS
Ciencia FicciónÈ questo ciò che ci meritiamo, per il male che ci siamo fatti, per le continue azioni scellerate nei confronti di una Terra, che non ci ha mai voltato le spalle. Nei confronti di una madre che non ha mai chiesto nulla in cambio, che ha sempre dato...