Jessica aveva organizzato il nostro pomeriggio secondo uno schema ben preciso.
Nella sua agenda mentale avremmo dovuto passare da lei a recuperare i vestiti, prepararci da me e, subito dopo, andare in soccorso del povero Tyler per addobbare in perfetto stile halloween l'abitazione in cui si sarebbe tenuta la festa.
Naturalmente, nulla era andato secondo i suoi piani.
Mi ero servita di un piccolo aiuto, ovvero quello di mio padre, e avevo finto di dovergli portare dei documenti all'ambulatorio. Lì, la sua segretaria, ci aveva fatto perdere altro tempo.
Una volta tornate alla mia abitazione, mi ero chiusa in bagno con Jessica per un restauro generale. Tutto ciò a cui solitamente mi dedicavo il giovedì di ogni settimana, era stato spostato strategicamente a quel venerdì: depilazione, baffetti, shampoo.
Certo, Jessica mi aveva linciata con lo sguardo e dedicato parole degne di un crime, ma alla fine, dopo una telefonata a Tyler in cui gli diceva che avrebbe tardato a causa mia, si era arresa. In modo rancoroso, ma si era arresa.
«Non mi hai mai permesso di truccarti gli occhi, mai. E oggi, improvvisamente, ti va uno smokey eyes.» Sbuffò. «Incredibile.»
Sentii il pennello picchiettare leggermente sulle mie palpebre, e mi sforzai di tenerle chiuse. «Guarda che potevi dirmi di no!»
Schioccò la lingua contro al palato. «E per quale motivo? Ormai sono le otto e mezza, avranno già sistemato tutto, quindi non gli serviamo più.»
«Se è per questo, non avevano bisogno di noi neppure due ore fa.»
«È la sua prima festa in assoluto, volevo dargli una mano a prescindere.»
M'imbronciai. «Così mi fai sentire in colpa.»
Jessica sospirò. «Non ce l'ho con te, ma con tuo padre. Se non ci avesse trattenute in ambulatorio, saremmo arrivate a fare tutto in perfetto orario. Comunque, non parliamone più. Che novità abbiamo di Parker?»
«Brutte», mormorai. «Anche Jeff ha organizzato una festa, quindi andrà alla sua.»
«Perché non ha la macchina, giusto?»
No, non lo era per niente.
Le avevo detto che Simon era stato costretto a ritirare il suo invito perché ai suoi genitori serviva l'auto. Il che non era assolutamente vero, ma era l'unica scusa che mi era venuta in mente. Nonché la sola che Jessica avrebbe trovato accettabile.
Probabilmente, se avesse saputo che Parker aveva la sua macchina e che stava comunque andando alla festa del suo amico nonostante gli avessi davvero chiesto di raggiungermi a quella di Tyler, avrebbe scritto e sottolineato il suo nome nella lista nera.
«Immagino di sì.»
La sentii allontanarsi dal mio viso e finalmente aprii gli occhi. Un sorriso mi affiorò sulle labbra quando vidi il mio riflesso allo specchio.
«E ci sei rimasta male?»
«Non troppo», ammisi. «Però, forse è un bene che lui non ci sia.»
Jessica aggrottò le sopracciglia. «Perché?»
Sospirai. «Perché Cameron sa che ci scriviamo.»
Spalancò la bocca e rimise il tappo alla matita per le labbra che aveva recuperato dalla pochette. «Lo hai detto a Cam?»
Scossi il capo. «Diciamo che mi sono fregata con la mia stessa lingua. Gli ho fatto capire che stavo parlando con qualcuno, ma non ho voluto dirgli chi fosse.»
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Under the same roof
Teen FictionCharlotte Reed, trasparente come l'acqua cristallina e drammatica come un'attrice di teatro, non è assolutamente pronta ai cambiamenti che le si paleseranno nel mezzo dei suoi diciassette anni. In particolar modo, non è preparata alla proposta di su...