Liberare la verità - seconda parte

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Dal momento in cui ero tornata a sedermi in mezzo ai miei amici, in totale silenzio, avevo deciso di convergere tutta la mia attenzione sulla squadra avversaria, seguendo ogni loro movimento pur di non guardare direttamente Cameron o, peggio ancora, Simon. Ma non potevo impedir loro, considerando il tipo di gioco, di entrare nella mia visuale. E ogni volta che succedeva il mio sguardo finiva irrimediabilmente su uno dei due.

Certo, le mie pupille si sforzavano di puntare unicamente la palla, ma non era così semplice tenerle ferme lì. Difatti, mentre questa rimbalzava rumorosamente sul parquet, accompagnata passo dopo passo dalle abili mani di Peter in direzione del canestro, individuai Brad che, agguerrito, andava in contro al capitano tentando di sottrargli in tutti i modi la sfera a spicchi arancioni, come se vincere quella partita ne andasse della propria vita.

Né la competitività di Thomas né i suoi compagni di squadra, però, riuscirono a ostacolare l'avanzata di Peter che, senza alcuna difficoltà, superò tutti coloro che gli si pararono di fronte. E prima che potessero provare altre strade per impedirgli di raggiungere la meta, anche se distante dalla sua posizione, piegò di poco le braccia e con uno slancio mandò la palla dritta dentro il cestello.

Dalle gradinate era quasi impossibile capire cosa si dicessero, ma ero più che sicura che la parola uscita dalle labbra carnose di Brad somigliasse tanto a un'imprecazione. E fu proprio osservando la sua grande sportività che, mentre Cameron gli passava accanto per dargli una pacca consolatrice, i miei occhi smisero di rispondere ai miei comandi.

Lo vidi allontanarsi per raggiungere la postazione di difesa assegnatagli da Lucas, e non smisi di fissarlo nemmeno quando sollevò i lembi della sua maglietta nera, lasciando intravedere parte del busto, e si asciugò il viso. E solo quando alzò di poco il capo, prima che potesse sorprendermi a guardarlo, mi voltai dal lato opposto.

Purtroppo, però, finii per scorgere Parker. La sua espressione era rimasta immutata, tale e quale a quella assunta durante la nostra conversazione, e mi dispiaceva. Rivelargli i miei sentimenti non era per nulla nei miei piani, né volevo che tra noi due andasse in quel modo, ma era successo e non potevo farci nulla. Ciononostante dovevo ammettere che lo sconforto provato inizialmente, lo stesso che mi aveva portata a pensare di dover lasciare la palestra, si era pian piano affievolito lasciando spazio a una leggerezza che non credevo di poter sentire.

«Mills!» urlò Brad con un tono di voce così alto da attirare l'attenzione dei presenti. «Questo punto è per te!»

Mi girai verso Jessica che, imbarazzata, portò una mano sulla fronte coprendosi gli occhi. «Perché deve fare così?» si lamentò scuotendo la testa, e ridacchiai.

«Charlie smettila di ridere!» mi intimò, assestandomi un colpetto sul ginocchio. «E lo stesso vale per te, Davis!»

«Ma non rido a causa tua, lo faccio per lui!» ribatté Ty, scansandosi dalla mano che la nostra amica aveva allungato oltre le mie gambe con la sola intenzione di picchiarlo.

Mi tirai indietro, giusto per non andarci di mezzo. «Dovresti dargli una chance... Avanti, guarda come s'impegna per dedicarti i canestri. Anzi, l'unico che è riuscito a fare»

Ottenni uno sguardo truce, di un azzurro così penetrante da far paura. «Non darei mai una possibilità a un tizio che ha scommesso di baciarmi», asserì con uno sbuffo. «È una questione di principio!»

«Il tuo discorso non fa una piega», le diede ragione Tyler. «Però Brad è piuttosto convinto che sabato riuscirà a farcela.»

Lei rise. «È un gran sognatore, dobbiamo dirlo.»

«Sabato?» intervenni confusa. «Vai da Lucas?»

Jessica annuì. «Sì, insomma sapevo che tu-» lasciò la frase in sospeso, osservandomi con fare dispiaciuto. D'altronde non serviva che finisse per farmi comprendere a cosa si stesse riferendo, lo sapevo già.

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