Tyler sorpassò la pozza sul pavimento e chiuse rapidamente la porta.
Era evidente, soprattutto da parte di Lucas – caduto, forse, in uno stato vegetativo - il pensiero che io potessi raccontare a qualcuno ciò che avevo visto in quella stanza.
Avrei dovuto dire qualcosa per rassicurarlo. Sarebbe bastato un: non fiaterò nemmeno. Invece, tutto ciò che dissi fu: «Jessica lo sa?»
Tyler puntò gli occhi sull'altro ragazzo, in uno sguardo che brulicava di scuse. Poi si girò dalla mia parte. «Sì» ammise, mortificato.
Non seppi come sentirmi. Per tutto quel tempo avevo gettato addosso a Jessica ogni mio film mentale su loro due, vessandola continuamente per farle confessare i suoi sentimenti. Sentimenti che, se reali, non sarebbero mai stati ricambiati.
Lucas sembrò non riuscire a equilibrare calma e timore. Si alzò dal letto con i lineamenti stravolti dalla rabbia. «Che cazzo significa? Lo hai detto anche alla tua amica?» Si passò una mano tra i capelli stringendo le ciocche come se volesse strapparli.
Era nel panico.
Tyler fece per avvicinarsi, ma lui lo bloccò sollevando la mano. «Non bastava che lo sapesse Cameron? Avevi detto che potevo fidarmi, Davis. Lo avevi promesso, cazzo! Invece lo hai detto anche a lei.»
«Tu non capisci. Ho dovuto dirglielo! Lei...» Tyler espirò. «Lei doveva saperlo.»
Il quarterback rise. «Lei doveva saperlo?»
Recuperai il bicchiere dal pavimento, profondamente a disagio tra quelle mura. «È meglio che vi lasci da soli...» Non feci in tempo a concludere la frase. Tyler premette il palmo contro la porta e il messaggio fu chiaro: non muoverti da qui.
«Stai facendo il pazzo. Cameron e Jessica non sono un problema, e non lo è nemmeno Charlotte. Loro non diranno niente.»
«Non lo farei mai» mormorai.
Lucas rimase rigido. Scosse la testa, tanto deluso quanto amareggiato. «Era lui che non avrebbe dovuto parlare.» Afferrò il suo giaccone dal letto e si avvicinò alla porta.
Tyler si spostò quanto necessario da farlo passare, poi ci richiuse dentro, poggiando la testa contro al legno. «Fanculo» mormorò. «Fanculo, fanculo, fanculo!»
Gli poggiai una mano sulla spalla. «Ty...»
Lui mosse il capo in un no. Inspirò profondamente. «Parker ti starà cercando.»
«Sono da sola. Mi... » boccheggiai. «Mi dispiace per quello che è successo. Stavo cercando Jessica ed ero convinta che qui ci fosse il bagno, non-»
Si voltò. «Non devi scusarti di niente, Charlie. È solo che...» Osservò il pavimento, concentrandosi sulla chiazza di birra. «Lucas non vuole che si sappia. Si preoccupa per la sua reputazione.» Strinse la bocca tra le dita, poi rise. «Se mio padre venisse a conoscenza di una cosa del genere finirei sul marciapiede in due secondi, e lui ha paura di non essere più rispettato dai suoi compagni di squadra.»
Tirò fuori dalla tasca un pacco di fazzolettini e ne estrasse due, gettandoli davanti alle mie scarpe. Mi accovacciai insieme a lui e lo aiutai a ripulire.
«Perché sei da sola? Hai avuto problemi con Simon?»
«No, nessun problema. Sono tornata prima e ho pensato di raggiungere Jessica.» Avrei fatto meglio a starmene a casa.
Tyler puntò gli occhi nei miei. «E Cameron ti ha già vista?»
«Non ancora, perché?»
Sollevò una spalla. «Se trovo Jessica prima di te, le dico che sei arrivata. Tu prova a telefonarle, magari riesce a sentirlo.»
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Under the same roof
Teen FictionCharlotte Reed, trasparente come l'acqua cristallina e drammatica come un'attrice di teatro, non è assolutamente pronta ai cambiamenti che le si paleseranno nel mezzo dei suoi diciassette anni. In particolar modo, non è preparata alla proposta di su...