Una notizia alla volta - seconda parte.

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«Tutto ok?», fu la prima domanda che mi rivolse Jessica, notando, probabilmente, uno sguardo di troppo alla porta di casa.

Strofinai le mani sul tessuto dei jeans, infreddolita dallo sbalzo di temperatura, e allacciai la cintura di sicurezza prima di dire che sì, andava tutto bene. Mi dissi che non era il momento di pensare a Cameron, né alle parole da dire quando avrei provato a parlargli. Jane cercava un sostegno, qualcuno che riuscisse a persuadere le convinzioni del figlio. Quella persona, però, non ero io. Non ero riuscita a convincere mio padre durante la mia punizione, figuriamoci un ragazzo testardo come lui.

Cercai, invece, di concentrarmi su Jessica. Si era agghindata per bene; i suoi capelli, mossi a causa della piega, apparivano luminosi al contrario dei miei, notte pura. Gli occhi truccati di una leggera sfumatura color oro, l'abito a lupetto beige con due spacchi laterali ed il giubbotto in pelle nera, abbinato agli stivaletti che avevo intravisto salendo in auto, mi ricordarono che, quella sera, avrebbe partecipato ad una festa senza la mia compagnia. 

Quando arrivammo a scuola, circa un'ora prima da quella consigliata da Wilson, incrociammo Lucas e Brad nel parcheggio. Tenevano i loro borsoni in spalla e Brad quasi si strozzò con la sua stessa saliva quando la vide. Probabilmente, se non fossi stata una grande sostenitrice di Tyler, gli avrei dato una mano.

Esteticamente lui e Davis erano simili ma il carattere esuberante di Brad e l'atteggiamento da adulatore, non aiutavano il suo corteggiamento. A Jessica non piacevano le smancerie così come i complimenti. La mettevano in imbarazzo e, talvolta, le davano persino fastidio.

«Non è ancora presto per voi?», domandò Lucas, passandosi una mano tra i capelli biondo miele. Lasciò cadere il borsone a terra, facendo intuire quanto fosse pesante. Jessica indicò la caffetteria che, aperta per l'occasione, dava l'impressione, attraverso le sue vetrate, di non avere posti liberi. «Volevamo prendere una cioccolata», rispose alzando le spalle.

«Ah, non eri qui per salutarmi prima della partita?» Solitamente, quando la protagonista di tali battute non era lei, Jessica trovava divertenti quei siparietti ma quella sera, le mie labbra strette, impegnate a trattenere una risata per la simpatia provata nei confronti di Brad, furono motivo di un'occhiata fulminante da parte della mia amica che, alzando gli occhi al cielo lo stroncò subito: «No, Brad. Non eri nemmeno nei miei pensieri, credimi». Quest'ultimo si finse deluso. Scosse la testa più volte e le posò un braccio sulle spalle, stringendola a sé. «Jessica, Jessica», disse con tono cantilenante, «prima o poi cederai».

«Aspetta e spera», fu l'altro due di picche di Jessica, conservato nella manica del suo abito dentro cui, probabilmente, ne aveva altri. Tutti per Brad. «Oh, guarda! Si è liberato un posto», si tolse il suo braccio di dosso, allontanandosi quanto più possibile e mi afferrò la mano, pronta a trascinarmi verso la caffetteria.

«Perché li prendo tutti io?», si lamentò, tenendomi la porta aperta. La Signora Smith ci salutò, indicandoci il tavolo adocchiato da Jessica ancor prima di entrare. «Non è così male, dai. Ed pure carino anche se, lo sai, preferisco...-» Alzò l'indice zittendomi, un po' perché sapeva quello che stavo per dire, un po' per l'arrivo del cameriere a cui comunicò le nostre ordinazioni. «Perché non ci provi tu, cupido?»

Piegai un sopracciglio. «Io?», chiesi divertita. «E con quale dei due? Effettivamente è una scelta difficile», finsi di pensarci, alzando gli occhi al soffitto. «Il ragazzo della porta accanto o Brad, giullare di corte?»

Con un gesto della mano mi mandò a quel paese. «Perché non pensi alla tua situazione complicata, invece di provare a trovarmi un fidanzato?»

Aggrottai le sopracciglia, «Di quale situazione parli?»

Under the same roofDove le storie prendono vita. Scoprilo ora