Il mese successivo, Levi andò in calore.
Lo capì quando nella mattina di primo ottobre venne pervaso da fitte e dolori sul basso ventre e tra le natiche, costringendolo a rimanere bloccato a letto e ad assentarsi dall'università. Era questa la conseguenza di essere un Omega.
Difatti, l'umanità era suddivisa in tre fazioni dal punto di vista fisico-biologico: Alfa, Beta e Omega.
I primi si trovavano in cima alla struttura sociale ed erano fisicamente più forti, oltre ad avere un'indole più dominante. I Beta erano persone qualunque: non possedevano la capacità di percepire lo scambio di feromoni tra Alfa e Omega e a loro volta produrli. Questi ultimi erano collocati alla base della piramide sociale e il loro scopo nella vita altri non era se non fare tanti figli, indifferente dal sesso dell'Omega. Andavano in calore ogni tre mesi, e per evitare violenze sessuali dovevano assumere dei "sopressori", ovvero delle medicine personalizzate che indebolivano il desiderio di accopiarsi. Proprio per questo erano gli unici ad avere diritto ad una settimana di congedo lavorativo o scolatico. Quella mattina Eren entrò nella stanza di Levi, trovando il pover'uomo in un lago di lacrime e liquido seminale, con addosso solo dei boxer fradici.
"Che vuoi Eren?", domandò il ventenne con sguardo sofferente.
"Che hai? È tanto grave?".
"No...no-".
Soffocò un urlo, piangendo più forte e stringendo forte la pancia, mettendosi in posizione fetale.
"Che medicine ti prendo?", chiese il bambino.
"Sopressori...e comunque non ci sono in casa...li ho terminati mesi fa".
"Li vado a comperare?".
"Ci pensa Erwin...o-oggi pomeriggio".
"Va bene. Ho una sorpresa per te!".
Corse via, tornando con tra le mani un vassoio di legno. Sopra c'era un piatto colmo di pancake dalle forme irregolari, malamente decorati con la salsa al cioccolato, affiancati da una tazza di tè nero e posate apposite.
"T-tu...", mormorò Levi, sedendosi a fatica sul letto.
"Ti piace? Li ho fatti io".
"C-come?".
"Ho cercato la ricetta su Internet".
"B-bellissimo, ma ora come ora non so se riuscirò a mangiare tutto...mi aiuti?".
"Certo!".
Levi dovette ammettere che Eren era bravo in cucina: seppur di brutto aspetto, i pancake erano squisiti, e il tè pure. Stava finendo la sua parte di colazione quando il telefono vibrò, segno che qualcuno gli aveva spedito un messaggio. Guardò, e vide che Erwin gli aveva mandato un vocale.
Lo ascoltò col volume massimo.*Ciao Levi scusa ma oggi pomeriggio non riesco ad andare in farmacia. Ci sono stati dei problemi qua al ristorante e non riesco proprio. Scusami tanto*
Levi si trattenne sia dal bestemmiare sia dal lanciare il cellulare contro il muro, piegandosi dal dolore all'addome.
"Erwin non ti prenderà le medicine vero?".
"No...maledizione!".
Urlò piangendo, avvertendo altro liquido fuoriuscire dalle natiche, provocandogli un bruciore allucinante, come se qualcuno gli avesse infilato mille aghi nel culo."Allora ci vado io", disse Eren.
"Andare dove...?".
"In farmacia! A prenderti i farmaci che ti aiuteranno!".
"Sta diluviando-".
"Non m'importa! Io ti salverò!".
Il bambino corse via e Levi lo seguì debolissimo, vedendolo prendergli il portafoglio dalla tasca dei pantaloni e indossare il giubbotto.
"E-Eren..".
"Non temere Levi! Tornerò tra pochissimo!".
"Ma se non sai nemmeno cosa prendere...".
"Sì invece! Dei sopressori!".
"Sopressori di terza serie. Con i soldi che ci sono nel portafoglio dovrebbero bastare".
"Okay! A più tardi!".
Corse fuori con un'adrenalina invidiabile. All'inizio Levi non si preoccupò dell'orario in cui potesse tornare, ma dopo ben tre ore che Eren era assente cominciò ad insospettirsi. Sarebbe voluto uscire a cercare lui stesso, ma il suo momento di calore lo avrebbe intralciato, e la tempesta che era venuta avrebbe solo peggiorato.
La porta d'entrata si spalancò poco dopo mezzogiorno, mostrando un Eren bagnato fradicio con in mano una busta di plastica bianca.
"Eren! Dove sei stato?! Sai che ore sono?!".
Il bambino non rispose; entrò in casa e chiuse la porta - tremante come una foglia - e andò verso Levi, lasciando sul pavimento gocce d'acqua e chiazze di fango. Il ventenne lo raggiunse, cadendo in ginocchio dal dolore, e vide Eren tirare fuori dalla busta una scatola bianca, fortunatamente non troppo bagnata. Levi gliela scartò e prese una pastiglia, ingoiandola senza bere nulla. Avrebbe aspettato qualche minuto prima che il sopressore avesse cominciato a fare effetto.
"Grazie..." biascicò "hai fame?".
"Tanta...e freddo...".
"Prima ci facciamo un bagno caldo, poi mangiamo".
"Va bene...".E il giorno dopo Eren ebbe la febbre.
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Mi chiamo Eren! ~Ereri~
Fanfiction¡OMEGAVERSE! ~Levi uke/Eren seme~ Levi è uno studente di vent'anni che studia presso l'università Wall Maria. È un tipo freddo, introverso e non ha nessuno, conseguenza di un passato difficile e la consapevolezza di essere un Omega, con solo come am...