17 Marco...perdonami... ~Jean x Marco~

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"Eddai Mikasa!".
"Smettila di seguirmi Jean".
"Senti lo so che non ti piacciono i fiori ma-".
La ragazza si fermò nel bel mezzo del corridoio e si voltò con uno sguardo che avrebbe raggelato qualunque cosa, indicando la stramba piantina che lui aveva tra le mani.
"Hai una venere acchiappamosche non un fiore razza di deficente".
"Lo so ho sbagliato ma non apprezzi il gesto?".
"Detesto i fiori e le piante. Ora smettila di perseguitarmi".
"Tutti i grandi amori nascono da-".
"Io non ti amo devi ficcartelo in quella zucca vuota che ti ritrovi da avere come testa".
Se ne andò senza dire altro, e Jean rimase fermo al suo posto, abbassando la testa triste. Strinse forte il vasetto della pianta e chiuse gli occhi, ricacciando indietro le lacrime.
"Jean...".
Alzò lo sguardo, e vide due piccole nocciole in un volto pallido, appena sorridente.
"Ciao Marco...".
"Mikasa non ha apprezzato il regalo vero?".
"No...avrei dovuto prenderle un anello".
"Mi dispiace, ma non sembra una tipa da gioielli o cose così".
"Non mi importa Marco! Io la conquisterò costi quel che costi!".
Il moro sorrise appena, quasi impercettibile, e gli strinse la mano.
"Vieni, andiamo a pranzo".
"Non ho fame".
"O mangi o ti imbocco".
"Va bene mamma".

Quando arrivarono alla mensa Marco si separò da Jean con l'intenzione di mangiare per conto proprio; aveva voglia di stare solo con sé stesso, così si sedette in un tavolo, giocherellando con la pasta. Come faceva Jean a non capire che lo amava? Aveva cercato di farglielo capire in tutti i modi: gli faceva un sacco di complimenti, gli accarezzava le guance e lo abbracciava quando l'altro era triste, lo aiutava in tutti i modi...cosa poteva fare più di così? Quando pensò che nessuno lo avrebbe raggiunto, vide Armin, Annie, Reiner e Berthold sedersi nel suo stesso tavolo, davanti a lui.
"Ciao Marco!", lo salutò Armin.
"Ehi Armin...".
"Sei stranamente silenzioso", commentò fredda la ragazza.
Spazientito, il moro fece cadere la forchetta nel piatto e scoppiò in lacrime.
"Perché non lo capisce...?".
"Cosa?", gli chiese Berthold, poggiando una mano sulla schiena.
"Jean! Perché non capisce che lo amo?!".
"Semplice" disse Reiner "oltre la faccia, ha pure il cervello del cavallo".
"È così ossessionato da Mikasa...n-non capisce che...".
"Marco" lo rassicurò Armin "Jean è bisessuale, sono sicuro che ti ama, solo che non lo sa".
"E come faccio? Pensa solo a lei...".
"E lei ricambia?".
"No".
Armin si massaggiò il mento con fare pensieroso per qualche secondo, ma poi smise e gli si illuminarono gli occhi.
"Io ho un piano", disse fiero.
"Davvero?".
"Sì, ma ho bisogno di aiuto da parte tua".
E guardò Reiner.

Non facendo educazione fisica a causa di un finto mal di testa, Jean rimase fuori dalla palestra, seduto per terra con la schiena al muro. Si sentiva come in mezzo tra due fuochi: da una parte c'era il cervello, che si sforzava nel trovare un modo per poter conquistare Mikasa, e dall'altra il cuore, che gli diceva no, che avrebbe ospitato soltanto una persona che non fosse lei. Jean si sforzava nel cercare di capire chi fosse, ma senza successo.
Rimase solo per minuti interi, fino a quando non venne raggiunto da un ragazzo alto e biondo, muscoloso e dal volto squadrato.
"Ehi Jean".
"Reiner...".
"Sembri depresso".
"Lo sono infatti".
"Riguarda la tua figura di merda con Mikasa?".
"Sì. Sono innamorato perso di lei, ma non so che fare".
"Sei veramente innamorato di lei o fai finta di amarla per non amare qualcun altro?".
"In che senso?".
"Ti faccio un esempio. Berthold fingeva di amare Annie perché non voleva ammettere di essere gay".
"Io non sono gay".
"Non lo sai ancora. Tu in realtà ami un ragazzo, e lui altrettanto".
"E chi sarebbe?".
"Questa è una cosa che capirai da solo. Io vado, ho interrogazione di chimica adesso".
"Ci si vede in giro".
Si batterono i pugni in segno di congedo e Reiner se ne andò, ma dopo aver girato l'angolo improvvisamente avvertì calore e dolore nei pantaloni, respirando affannato.
Merda...
Con calma andò nei bagni, in quel momento vuoti, e guardandosi gli occhi allo specchio li trovò stranamente arrossati.
Sono in calore cazzo
Fece per prendere il soppressore dalla tasca quando vide Marco uscire da uno dei loculi e dirigersi al lavandino.
Se il biondo avesse mai avuto una mente lucida, in quel momento la perse del tutto.
"Marco...".
"Stai bene Reiner?".
"Sei stranamente sexy".
"C-Che stai dicendo? Non sarai mica...".
Venne sbattuto al muro con i polsi bloccati dalle mani di Reiner. Il moro tentò di liberarsi, ma l'altro era troppo forte per lui.
"Reiner smettila ti prego!".
"I giochi iniziano adesso".

Dall'esterno, Jean poté sentire il profumo di un Alfa in calore e delle urla soffocate, provenienti dal bagno.
Ascoltando attentamente, capì che quelle grida potevano essere di una sola persona. E se effettivamente era lei, allora era in pericolo.
"Marco!".
Corse nei bagni e vide Reiner comprimere Marco in un angolo, sdrusciando il linguine su quello del moro. Nella sua mente la rabbia e l'odio si mescolarono, trasformandosi in una fiamma che poi si tramutò in un incendio talmente distruttivo da poter bruciare tutto; l'odio e il desiderio di vendetta trascinarono il ragazzo in un baratro così profondo che non era sicuro che sarebbe riuscito a risalire. Infuriato come non mai, Jean li separò e riempì di cazzotti la faccia di Reiner, senza esitare neanche un secondo. I divertimenti cessarono quando venne bloccato da dietro da Marco.
"Lasciami Marco!".
"Non fargli del male per favore!".
"Ti voleva stuprare!".
"Era tutta finzione!".
Jean si bloccò, venendo lentamente lasciato dal ragazzo.
"In che senso?".
Il moro glielo raccontò.

"Cosa?! Dovrei fingere di stuprare Marco?!", esclamò Reiner.
"So che è un piano folle" ammise Armin "ma è funzionale".
"Sei veramente sicuro che Jean interverrà?".
"Sicurissimo. Ho calcolato i suoi spostamenti e data la sua grande amicizia con Marco sono certo che arriverà per salvarlo".
"Perlomeno copritemi le spalle in caso dovesse arrivare un professore".
"Non ti preoccupare", gli disse Berthold.
"Ti guardiamo le spalle" lo rassicurò invece Annie, guardando poi Marco "tu invece sei sicuro di volerlo fare?".
"Pur di avere l'amore di Jean farei tutto".
Quella fu la sua risposta, freddo e deciso.

"Sei un idiota Marco! Tutto questo casino per uno scherzo del cazzo?!".
Mentre Jean continuava ad urlargli i peggiori insulti del mondo, Marco abbassò il viso e senza indugiare iniziò a piangere.
"Sei tu l'idiota...", riuscì a dire.
"Come scusa?!".
"Sei tu l'idiota! Non hai mai capito che io ti amo!".
Jean rimase paralizzato mentre l'altro continuava.
"Sei così ossessionato da Mikasa che non hai mai capito che non ti vuole e non ti vorrà mai! Non ti ama porca miseria! Io darei l'anima per poter stare con te ma non l'hai mai capito! Sei più cocciuto di un cavallo!".
Jean rimase fermo com'era, sgranando gli occhi per la sorpresa. Marco...lo amava? Ma quindi era lui a cui si riferiva Reiner? Improvvisamente tutto cominciò ad avere un senso: ecco perché Marco era così dolce e gentile con lui, ecco perché lo difendeva e si preoccupava così spesso per lui...si sentì un idiota, la personificazione della stupidità umana.
"Marco...io...".
"Ma che ti importa di me...tanto, tu vuoi solo Mikasa-".
Lo interruppe baciandolo sulle labbra, piangendo pure lui. All'improvviso Mikasa non gli pareva chissà quale paradiso, e mentre veniva ricambiato percepì una sensazione nuova, un non so che che lo faceva stare bene, e felice. Era Marco la persona di cui ne aveva veramente bisogno.
"Marco...perdonami...", mormorò tra un bacio e l'altro.
Si separarono appena e il moro gli sorrise.
"Ti chiedo solo di stare accanto a me, adesso e per sempre...puoi?".
"Per quanto mi riguarda puoi anche rimanere incinto di me".
"M-Ma J-Jean!".

Angolo Autore:

Eh sì. La ship secondaria era proprio questa! Non preoccupatevi, non è un capitolo a sé, ma importante per il proseguimento della storia. Tranquilli capirete...a tempo debito.

Mi chiamo Eren! ~Ereri~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora