L'Isola della Purga

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Nathan non aprì subito gli occhi. Gli incubi lo avevano tormentato per tutta la notte, ma ancora non voleva abbandonare il buio e il sonno. La tana sotto il tronco era più calda di quanto avesse sperato, provava un piacevole tepore nel suo angolino, sopra le foglie soffici.

Gli ricordava molto quando si nascondeva al piano superiore del fienile, e per un attimo gli risuonarono alle orecchie i versi delle capre e delle galline. Si rifugiava lì ogni volta che veniva sgridato o se litigava con un compagno di giochi, così, dopo aver trascorso un po' di tempo da solo, riusciva a calmarsi e pensava bene a come rimediare.

Se solo trovare una soluzione al suo attuale problema fosse stato altrettanto semplice...

Si accoccolò ancor più nel giaciglio, mentre le visioni della notte trascorsa insistevano a disturbarlo in apparizioni improvvise: aveva sognato il suo amico ratto in una versione di dimensioni tali a quelle di un drago, che ghermiva lui e Cassius per mangiarli, mentre Cloud rimaneva immobile a fissarli con perfidia.

Nathan aveva poi udito la voce di sua madre che lo chiamava...

Si chiese se quella lotta per la sopravvivenza valesse la pena di venire affrontata.

Non era forse meglio lasciarsi morire per potersi così riunire ai genitori perduti?

Per essere un ragazzino di dodici anni, non aveva mai temuto la morte come la temevano le altre persone. Ne era spaventato, ma allo stesso tempo si ripeteva che, se proprio fosse venuta a prenderlo, non sarebbe stato un grande problema, poiché oltre lo attendeva chi lo amava.

Allo stesso tempo però non se la sentiva ad abbandonare la vita, ed era consapevole di quanto dolore avrebbe provato Yan se lui fosse morto. Voleva rimanergli al fianco in quelle peripezie, per proteggerlo e sostenerlo.

Sbadigliò, girandosi dall'altra parte. Aveva la bocca impastata e il mento pizzicava per la bava secca.

La fronte sbatté contro qualcosa di duro e liscio.

Strizzò le palpebre prima di aprire gli occhi: Skye era seduta accanto a lui, a fissarlo curiosa.

Nathan sussultò per la sorpresa, ma si acquietò appena la ragazza gli sorrise.

Il suo profumo gli stimolò una piacevole pelle d'oca: ricordava molto la pioggia, una fragranza quasi pungente che a lui piacque tantissimo.

In realtà non aveva mai amato la pioggia, salvo per il fatto che creava pozzanghere in cui poter balzare.

Eppure non poteva fare a meno di apprezzare il profumo di Skye, che anziché ricordargli i boati dei temporali, lo portò a pensare a un gocciolio melodico.

«Ben svegliato» gli sussurrò.

«Buongiorno.»

Mentre lei gli accarezzava i capelli, Nathan chiuse gli occhi sotto quel tocco tanto tenero e delicato. Le guance gli divennero caldissime.

Skye non provava vergogna nel prendere tanta confidenza con un ragazzo appena conosciuto. E a Nathan piaceva proprio per questo, perché era spontanea: non pensava prima di agire, dimostrava i sentimenti con gesti semplici ma profondi.

Adagiò nuovamente la testa a terra, a stento riuscì a trattenere mugolii di piacere sotto le carezze regolari. Fu quasi per addormentarsi di nuovo...

«Sveglia, pigrone!» lo scosse lei.

Nathan mugolò ora dal disappunto e le dette le spalle.

«Nathan! Forza, svegliati!» lo incalzò. «Abbiamo un sacco di cose da fare! Gli altri sono già in piedi! Devo insegnarvi un sacco di cose! Nathan!» Gli si gettò addosso e ricadde dall'altra parte accanto a lui.

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