Il Rifugio

118 23 136
                                    

Dopo aver consumato un generoso pranzo di pollame e polenta, Owen preparò imbottiture e coperte che trasportò fino alla sua camera. Era l'unica a disposizione, e Skye aveva richiesto di non venire lasciata sola a dormire.

«Non mi sentirei a mio agio...» aveva detto. «Lo sapete da quant'è che non vivo in una casa?»

«Non avrai paura dei poltergeist, vero?» li aveva poi tranquillizzati Owen. «A meno che non vi attacchi la fame della mezzanotte e dobbiate andare in cucina, non vi accorgerete neanche della loro presenza. Non sono soliti sbattere le porte o fare chissà cos'altro.»

Nathan non aveva dubbi, la sua fiducia in quegli spiriti era cresciuta in pochissime ore.

Sebbene un attimo prima avessero minacciato lui e gli altri, avevano subito cercato di farsi perdonare preparando il bagno a ciascuno dei nuovi arrivati, e lasciandoli anche scegliere il tipo di sapone da aggiungere nell'acqua – selezione di cui Xerxes era stato assolutamente grato.

La camera da letto non era molto grande, ma era ottima per tutti e sei. Il proprietario del Rifugio non sembrava affatto dispiaciuto di condividerla.

Il giorno successivo preparò una colazione a base di porridge, poi, quando bussarono alla porta, fece filare gli altri in camera come il giorno precedente e richiuse raccomandando loro di far silenzio e di non uscire.

Fu così ogni volta che giungeva un cliente.

Fortunatamente in estate le richieste erano poche; Owen alternava i momenti di pausa a quelli di studio nel laboratorio.

Ogni dì applicava liquidi e pastine sulle ferite dei ragazzi.

Quando sentì che la fronte di Xerxes era troppo calda e diagnosticò la febbre, gli fece ingerire una piccola quantità d'acqua contenente una medicina creata da lui. Il principe la bevve e dopo pochi minuti cominciò a sudare, tanto che dovette spogliarsi, ma si scoprì stare meglio. La febbre gli stava calando.

«Vi rendete conto?» disse a bassa voce, mentre nelle altre stanze Owen si occupava di una paziente. «Quel ragazzo è stato capace di trovare delle cure che non dipendano da formule magiche. Ha scoperto che la medicina può essere applicata senza incantesimi! È come se fosse capace di un tipo di magia totalmente diversa da quella conosciuta da tutti e che persino lui, che è un "bestia", può usare.»

Nathan annuì, altrettanto affascinato. «Impressionante, non è vero? A quanto pare anche noi "bestia" possiamo cavarcela nel mondo.»

James sbarrò gli occhi. «Sul serio, Nathan? Sul serio?»

Gli altri scoppiarono a ridere, pur cercando di non fare troppo rumore.

Invece Xerxes sussurrò: «È proprio così. Guardate cosa abbiamo fatto noi! Avete sentito cosa ha detto Owen: il nostro corpo tiene alla larga la magia umana, abbiamo come un'armatura naturale. Inoltre abbiamo le nostre abilità. Differenti, ma essenziali. Non vedete che anche noi "bestia" siamo capaci di tanto?»

«Certo che lo siamo!» Yan esibì un sorrisone. «Perché non dovremmo?»

Dopo un po' che attendevano, James sbuffò e si avvicinò alla porta per sbirciare dalla serratura. «Quanto tempo ci vuole stavolta?»

«Riesci a vedere?»

«Velato. Come sempre, dopotutto. C'è Owen con quella ragazza. Ah, mi sembra che si stiano salutando, bene. Sì, eccola che esce... Ottimo, via libera. Oh, un momento...»

«Che succede?»

«Owen si è affacciato alla finestra... si è tolto il cappuccio... Cribbio, ha degli occhi enormi! Riesco a vederlo persino io!»

I Flagelli: Libertà Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora