Sotto ai mantelli blu

122 23 102
                                    

Un attimo prima di raggiungere l'entrata di Loks, Nathan, Xerxes e Skye masticarono dei chicchi marroni di camougrape, mentre Yan ne ingoiò uno che gli facesse divenire la pelle albina.

Era piuttosto inquietante: sembrava uno spettro, considerando anche che gli occhi, anziché rossi, divennero proprio cerei.

Per fortuna le guardie all'ingresso non erano le stesse che al mattino avevano accolto James, dunque non sortirono domande imbarazzanti sul suo andirivieni.

L'uomo e la donna in kilt a quadri rimasero piuttosto turbati dall'aspetto di Yan.

Aleggiava una leggenda riguardo le persone albine, si diceva che fossero frutto di una relazione amorosa col Demonio.

Nathan ci aveva sempre creduto, ma Xerxes gli aveva assicurato che si trattava soltanto di frottole per spaventare gli stolti.

Le guardie lasciarono passare Yan, nonostante insistettero nello scoccargli qualche altra occhiatina diffidente.

Nathan, Xerxes e Skye entrarono separati da lui, altrimenti sarebbe apparso strano che un ragazzo albino girasse insieme a un gruppetto di giovani dalla pelle scura.

Le guardie controllarono le loro sacche sondandole con un incantesimo.

«Della camougrape?» bofonchiò la donna. «L'avete comprata?»

«No, l'abbiamo raccolta nel rispettivo bosco. È stato un viaggio estenuante.» rispose Nathan, sforzandosi sia di dimostrarsi convinto che rispettoso e innocente.

Avrebbe tanto preferito che fosse Xerxes a parlare ma, nonostante il cappuccio a nascondergli il volto, era meglio non rischiare che la sua voce venisse riconosciuta.

«Come mai vi siete portati appresso dei grappoli?» insistette lei.

«Non ci fidavamo dei boschi, volevamo mimetizzarci.»

«E abbiamo fatto bene...» mugolò Skye. «Ancora non siamo bravi con gli incantesimi d'invisibilità. Se non fosse stato per la camougrape, due criminali ci avrebbero catturati...»

«Oh.»

Le guardie vollero sapere di più a riguardo, ma stavolta il loro tono non era sospettoso, quanto piuttosto pratico, severo e anche pietoso verso i ragazzini.

«Mandaremo una pattuglia a dare un'occhiata» annunciarono infine.

Mentre si rimetteva la sacca in spalla, Nathan provò una fitta di rammarico nel ripensare alle armi che avevano sotterrato vicino al lago. Non avevano potuto portarle appresso, o sarebbero apparsi troppo sospetti.

Almeno avevano dato alle ossa dei "bestia" una degna sepoltura.

«Niente tester» asserì poi la donna. «Avete detto di avere già i vostri poteri, sbaglio?»

«Abbiamo quindici anni» mentì lui, ripetendo l'idea sortita a Yan. «Abbiamo lasciato i tester a casa per non rischiare di perderli. È‐è un problema?»

«No, ci mancherebbe.»

Nessuna delle due guardie dubitò delle parole di Nathan.

Non avevano motivo di sospettare che dei "bestia" si aggirassero a piede libero per il regno: quelli come loro venivano subito catturati e deportati sull'Isola della Purga, non c'erano mai stati sopravvissuti e fuggitivi, pensava la gente.

I tre giovani si riunirono agli amici di fronte a un fruttivendolo, allora James li guidò attraverso la cittadina portuale.

Nathan trovava parecchio difficile destreggiarsi con lo strascico della veste blu: era una zavorra insopportabile, a ogni passo qualcuno glielo calpestava e lo costringeva a rallentare.

I Flagelli: Libertà Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora