Il villaggio di Pirka

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James, Skye e Yan vennero a bussare carichi di vassoi emananti il profumo del mare.

Nathan non aveva mai visto tante prelibatezze in vita sua: non conosceva i nomi di tutti quei pesci, ma riconobbe le vongole e le cozze fresche su di un letto d'insalata, circondata da spicchi di limone, gamberetti, polipetti e persino polpa d'aragosta!

«Ci siamo detti di concederci un pasto sostanzioso. Con tutti quei soldi abbiamo potuto prenderci qualsiasi cosa desiderassimo. Parole del cuoco: "Prendete qualsiasi cosa desiderate, nobili fanciulli"» gongolò James. «Non ti dispiace, Xerxes? Sono rimaste poche monete, ma di gemme ne abbiamo ancora.»

«Vuoi prendermi in giro?» Il principe si era già preparato il piatto. «Non ci ricapiterà mai più di mangiare tutte queste leccornie. Perciò abbuffiamoci fino a farci saltare via i bottoni!»

Non appena Skye e James videro le amache, vi si gettarono a braccia e gambe allargate, ma la ragazza si rialzò appena Nathan le offrì il piatto stracolmo di cibo, mentre l'altro rimase un bel po' di tempo spaparanzato.

I cinque si rimpinzarono fino ad arrivare a mugolare per il troppo gonfiore. Erano anni che Nathan non aveva la pancia così gonfia. Non faceva altro che strusciarla e tamburellarla come una foca.

James fece un rutto e si stiracchiò, ancora succhiando uno spicchio di limone. «Mi sembra di sognare...»

«Ehi, non ti ci abituare» scherzò Yan. «Non abbiamo ancora trovato il nostro angolo di paradiso.»

«Di qualunque angolo si tratti, per favore, cerchiamolo vicino a un fiume. Non sopporterei di stare lontano dal pesce.»

Si trattennero insieme per un'altra ora buona.

Soltanto l'idea di doversi separare, anche solo per una notte tramite un semplice muro in legno, era strana. Nathan si era così tanto abituato ad avere i quattro amici intorno che non voleva allontanarsi da nessuno di loro, sia per la paura che per l'affetto.

Vedere Skye, Yan e James uscire di camera gli fece drizzare la peluria delle braccia...

Più tardi, una volta coricato, i dubbi tornarono ad assillarlo.

Si sentiva un po' in colpa di fingersi un pellegrino, temeva di star offendendo la dea Oceris...

"Perdonaci... So che siamo egoisti, ma vogliamo soltanto vivere... Però sappi che ti rispetto profondamente, e ti ringrazio per la cena sublime. Siamo "bestia", è vero, siamo dei flagelli, ma se ci stabiliamo in un posto solo nostro dove possiamo vivere senza infastidire gli altri, non potremo procurare del male."

Dopo questa preghiera, cullato dal dondolio delle onde, si addormentò sereno.

                                    *

A metà pomeriggio videro avvicinarsi la costa frastagliata dell'isola d'Ilashwia. Oltre agli scogli e al molo, il piccolo paese marittimo a dar loro il benvenuto presentava casette dai colori vivaci.

«Questa è Pirka» introdusse Xerxes. «Un piccolo paese portuale che accoglie i turisti e li dirige presso le località più interessanti. Troveremo molte guide, e il nostro compito sarà scansarle come scansavamo il muschio rosso.»

Quando la nave attraccò, sul molo incontrarono una guardia a dar loro il benvenuto nella strana lingua fredda, ma non fermò nessuno per controllare le borse.

«Vedete come sono fiduciosi?» sottolineò Yan. «Sono certi del buon lavoro svolto dalle guardie di Egaelith. Per noi è comodissimo, però oggettivamente non è tanto rassicurante, eh?»

«Non m'interessa dell'oggettività, io penso a me!» ribatté James.

Yan indicò un piccolo edificio indaco presso cui si riunivano tutti coloro appena sbarcati. «Immagino sia un chiosco d'informazione. Dovremmo dare un'occhiata per cercare una mappa.»

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