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Suono al citofono del vecchio palazzo grigio situato di fronte al bar Queen. Il cancello si apre con un suono meccanico, lo spingo leggermente e mi dirigo al terzo piano. Philip mi apre la porta dell'appartamento, è un monolocale, con un computer, i pannelli isolanti sulle parati, un microfono e un divano grigio appoggiato ad una delle quattro pareti. Qui Philip registra i suoi pezzi ma molto spesso ci viene anche solo per rilassarsi.
"Chi si rivede!" esclama Quentin seduto alla scrivania, lui è il produttore del mio amico. Corro verso di lui e lo stringo a me, nonostante lo conosca da si e no due mesi, con lui ho stretto sin da subito tanto da averci un rapporto fantastico. Purtroppo entrambi lavoriamo molto e sono rare le volte in cui possiamo vederci. Una voce che si schiarisce fa sciogliere l'abbraccio tra me e Quentin e fa spostare l'attenzione su una persona. Lui. Luca. Sta sullo stipite della porta finestra mentre fuma quella che deduca sia una canna, a causa dell'odore dell' erba presente in tutta la stanza. Lo guardo attentamente, indossa una maglia bianca a maniche corte che lascia vedere i tatuaggi sul braccio mettendo in risalto il suo fisico magro e asciutto, i jeans sono anch'essi chiari e per completare il look ai piedi ha delle air force one bianche. Prendo posto sul divano e mi metto a guardare attentamente i miei due amici che cercano di creare un beat che soddisfi entrambi.
"Come mai da queste parti?" mi  chiede Luca sedendosi di fianco a me.
"Non volevo stare a casa con Kilo".
"Non dovete litigare per colpa mia" sento i suoi occhi fissi su di me ma cerco di non farci caso.
"Non ci ho litigato per te".
"Ah no?" Ride, non so se è una risata nervosa o gli faccia realmente ridere il contesto, anche se non c'è niente da ridere.
"Ci stai già sotto per me, tanto da litigare con tuo fratello" scrolla le spalle.
"Ci ho litigato perché si intromette nella mia vita e il tuo episodio è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, non ci litigo di certo per te". Mi guarda ma non risponde, rovista tra le tasche ed estrae un'altra canna, la posa tra le labbra, l'accende ed aspira il fumo.
"Stai cercando di autoconvincerti, sai benissimo che non è così" mi butta il fumo in faccia, facendomi tossire, odio il fumo, odio l'erba. Sorride beffardo e distoglie lo sguardo.
Decido di non replicare, parlare con lui è come parlare con un muro, non ragione, è come se esistesse solo ed esclusivamente lui. Passiamo un'altra mezz'oretta in silenzio mentre continuo a guardare Philip e Quentin produrre beat fin quando non si alzano ed escono a fumare fuori al terrazzo. Luca si alza, si aggiusta i pantaloni, si guarda allo specchio e si pettina i capelli. Narcisista.
"Raga io vado da Clarissa" afferma alzando leggermente il tono della voce per farsi sentire anche dai miei due amici fuori al terrazzo.
"Povera ragazza" sussurro, veramente non so come faccia a sopportarlo per più di un'ora.
"Ma povera cosa? Ci divertiamo entrambi".
"Peccato che tu la stia illudendo" scollo le spalle.
"Non sto illudendo nessuna, lei sa che il nostro rapporto si basa sul sesso e, in caso se lo dimentichi, glielo ricordo" prende le chiavi della macchina dalla scrivania. Faccio una smorfia per disapprovare completamente il suo comportamento.
"Io non capisco cosa ci vedi di male nel scopare e basta?" mi chiede quasi scioccato.
"Dovresti provare sai" ammicca.
"Casomai con me" mi fa l'occhiolino e apre la porta.
"Luca tu non mi avrai mai, posso restare solamente un tuo sogno molto lontano" sottolineo bene le parole "non mi avrai mai".
"Vedremo" afferma convinto e fiero di sé.
"Non sono un giocattolo e mai sarò tua,neanche per una notte" apre bocca per rispondere ma, probabilmente ci ripensa, infatti chiude la porta sbattendola alle sue spalle.

|Mi scordo di noi, che è meglio così| Capo Plaza Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora