La chiamata..Part.2

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POV'S SVEVA ÁLVAREZ
Si, sono ancora più convinta che sia stato tutto un malinteso.
Credo che io, dovrei dirgli la verità.
Perché lui, sta soffrendo e forse dovremmo chiarire le cose fra noi.
Cioè, io dovrei chiarire le cose con lui.
- " Miguel.." - dissi scrutandolo da un braccio, lui si girò verso di me, eravamo venuti in spiaggia, perché anche a Buenos Aires c'era una spiaggia, per fare rilassare Luna un po', da quello che era successo.
- " Senti io.." - dico abbassando leggermente lo sguardo, o paura, forse gli romperò qualcosa, ma io non provo niente, sono sicura.
- " Si?.." - dice lui leggermente ridendo, dopotutto si era dimenticato della brutta giornata che stava per concludersi.
- " Io, non ti a-mo.." - accenno leggermente balbettando, qualcosa in lui si spegne, o forse.
- " Tutto qui? Non c'è più niente che mi vuoi dire?" - dice incitandomi ancora una volta ad aprir bocca.
- " Io non ho mai provato dei sentimenti per te, forse erano sensazioni, ma niente di più." - dico lasciando parlare me stessa.
Lui sembra sorpreso dalle mie parole.
- " Stai bene?" - dico per poi prendergli la mano.
- " Scusa, solo che, manca poco." - dice girandosi a guardare il mare schizzarci addosso.
- " Non ho capito.." - dico un po' distratta.
- " Sveva, tu, rimarrai qui, io no invece.." - dice quasi infastidito.
Cosa?
Mi stava lasciando?
-   " Di cosa stai parlando?" - lui non rispose e sali di fretta e furia in macchina, quel ragazzo era molto strano.
L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era Leonard, i suoi occhi, e mi stavo già immaginando il nostro primo bacio.
Da una parte mi dispiaceva aver lasciato Miguel, devo dire che quello che provavo per Miguel non era amore, ma solo una sensazione strana, non so come descriverla, questo sensazione non l'avevo provata ancora con Leonard.
Era amore?
Questa domanda mi tormentatava dall'inizio del viaggio in macchina.
Sali anche io in macchina di conseguenza.
-    " Puoi parlare con me." - dico stringendogli la mano, subito dopo lui mi lascia la mano.
-    " Io e te non dobbiamo parlare." - dice prendendo lo zaino e uscendo le sue cuffie.
Pensavo avesse capito che potevamo rimanere amici, invece non è così.
Ascoltava la musica, poco dopo, Luna Àmbàr e Simòn rientrarono in macchina.

..........

Eravamo quasi arrivati a casa, mio padre parcheggiò l'auto, e arrivammo.

 

          POV'S MIGUEL BALSANO
Non avevo detto a Sveva che probabilmente sarei andato a Oxford.
Avevo una condotta magnifica, ed ero il più bravo della classe.
È uno dei miei sogni.
Lei la prenderà bene, anche se ancora non gli ho detto niente, forse è meglio che rimanga un segreto.
Credo che andrò in vacanza e quando avrò 18 anni andrò a Oxford, però questo è ancora da decidere, per questo non gli voglio dire ancora niente.
Arrivati a casa salì in camera mia, che allo stesso tempo era quella di Sveva, condividevamo la camera.
Presi una foto mia e di Sveva, noi al parco divertimenti, quanto ci divertimmo quel giorno, peccato che ormai il passato è passato, la lanciai fuori dalla finestra.
Sveva se ne accorse dopo che qualcosa volò dalla finestra, lei mi guardo con aria cupa e preoccupata.
-   " Perché?" - disse scoppiando a piangere.
-   " Sai che c'è? No ne posso più dei tuoi pianti, sei una bambina." - dico sedendomi sul letto, no ne potevo più di niente e di nessuno.
Forse la cosa che mi avrebbe reso una persona migliore era parlare con mio padre, e ricominciare da zero con lui.
-   " Perché mi tratti in questo modo..?" - dice non capendo il motivo del mio malumore, doveva capirlo, ci sarebbe arrivata prima o poi.
-    " Sveva, tu hai chiuso con me definitivamente." - dico chiarendoglielo dritto in faccia, avevamo la stessa età, ma nonostante ciò continuavo a sembrare io quello più grande.
-   " Possiamo rimanere amici..?" - ribatte lei accarezzandomi la guancia, tolsi la guancia, e scesi giù per le scale dell'enorme villa Benson, avevo bisogno di fare una passeggiata.
Finché il telefono fisso non suonò.
Mia madre scese di corsa, aspettava da tanto quella chiamata, che avrebbe confermato o ribaltato completamente la situazione.
Prima di rispondere stesse due minuti a fissare il telefono squillare, poi rispose.
-   " Pronto.?" - disse quasi emozionata.

               POV'S LUNA
-    " Lei è la Sig. Luna Valente giusto?" -  dice una dottoressa, avrei saputo delle notizie su Matteo.
-   " Sono io!" - dico all'ultimo cielo, speravo fino all'ultimo.
-   " Signorina, mi dispiace preoccuparla, ma il paziente Matteo Balsano è in coma." - dice la dottoressa molto freddamente, io rimango allibita per qualche istante.
-  " Signorina?" - la dottoressa continuava a rivolgermi delle parole ma io ero veramente scioccata, il telefono fisso mi cadde a terra.
Solo lì potetti capire che la vita era troppo breve, io avevo rovinato la vita a Matteo.
Rimasi ancora in mobile scioccata, mentre alcune lacrime mi rigavano il volto, Miguel mi guardò sconvolto.

"Tutta una questione di sguardi." (Sequel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora