Martina's P.O.V.
La sveglia suona interrompendo così il mio bellissimo sogno e mi alzo, anche se preferirei rimanere a letto almeno un'altra ora. Sono le 6:30 e la prima cosa che faccio è andare in bagno per lavarmi. Faccio una bella doccia rinfrescante e poi vado a prepararmi; indosso la mia divisa, composta da un paio di pantaloncini di jeans, d'invero i jeans classici, e una maglia bianca con la scritta "Chiquititas" in alto a destra, il nome della scuola materna in cui lavoro, ricamata su in verde pastello, che infilo dentro ai pantaloni. Ne ho molte, ognuna con il nome di colore diverso. Ai pedi, invece, metto delle semplici Converse bianche, comode e perfette per correre tutto in giorno dietro ai bambini. Sistemo i capelli in una coda alta e mi trucco leggermente, applicando un po' di correttore e un filo di mascara.
"Buongiorno" dico entrando in cucina dando il bacio del buongiorno a mio padre, che sta leggendo il giornale.
"Buongiorno piccola" mi sorride per poi riportare la sua attenzione sul giornale.
"Trovato un nuovo lavoro?" chiedo speranzosa mentre mi verso una tazza di caffè. E' da circa un mese che non riesce a trovare lavoro, fino a poco fa lavorava in un'officina, ma il proprietario ha dovuto fare un taglio del personale perché a corto di fondi e adesso papà si trova senza lavoro.
"Non c'è nulla che fa per me, sono troppo vecchio" dice sconsolato, continuando a guardare il giornale.
"Troverai qualcosa, ne sono sicura" corro ad abbracciarlo. "Ti voglio bene" dico al suo orecchio e lo sento sorridere contro la mia spalla.
"Anche io bambina mia" scioglie l'abbraccio e vedo che ha le lacrime agli occhi, mi guarda e poi accenna un sorriso malinconico. "Le somigli ogni giorno di più" sussurra impercettibile, ma riesco lo stesso a sentirlo. Da quando la mamma è morta, quattro anni fa, il mondo ci è crollato addosso e solo ora sembriamo esserci ripresi, più o meno. "Non dovresti andare?" chiede poi destandomi dai miei pensieri, guardando l'orologio della cucina. Sgrano gli occhi, vedendo che sono tremendamente in ritardo.
"Si, ci vediamo stasera" gli lascio un veloce bacio sulla guancia ed esco di casa correndo, dopo aver preso la borsa e il cellulare. Cammino velocemente per le strade di Buenos Aires, non ho un'auto e ormai ho perso l'autobus, così mi tocca farmela a piedi. L'avrei fatto volentieri, il clima è piacevole questa mattina, se non fosse che l'asilo per cui lavoro si trova dall'altra parte della città, nella zona dei quartieri alti. Finalmente, dopo un bel tratto di strada, il grande giardino dell'asilo Chiquititas mi si presenta davanti, sono le 8:10, pensavo peggio. Mi precipito al suo interno e raggiungo la sala di noi maestre per posare la borsa.
"Tini!" esclama una bionda dagli occhi azzurri, Clara, la direttrice.
"Ciao Clara, scusami per il ritardo" dico con con il respiro pesante.
"Tranquilla, sono solo dieci minuti" mi sorride tranquillizzandomi la bionda e non posso far a meno di ricambiare il sorriso. E' una donna d'oro, sempre disponibile e davvero gentile, oltre che bellissima; riesce a catturare chiunque con quei suoi meravigliosi occhi azzurri, molti uomini rimangono incantati a vederla, ma lei sembra non accorgersi della sua bellezza. Poso la mia borsa, estraggo da essa un quaderno con alcuni spartiti e mi dirigo nella mia aula, quella di musica, per sistemare le cose per la lezione. Ho iniziato a lavorare subito dopo il diploma, e sono l'insegnante di musica, anche se aiuto un po' in tutto, come le altre mie colleghe. "Ragazze! Venite, stanno arrivando i primi bambini" ci richiama Clara. Alle 8:30 i piccoli iniziano ad arrivare, accompagnati dai loro genitori nelle loro auto costosissime, e tutte le maestre devono accoglierli.
"Tiniiii!!!" un nano castano con gli occhi verdissimi mi corre incontro, mi abbasso alla sua altezza e, quando mi raggiunge, lo prendo in braccio.
"Ciao Dani!" gli schiocco un bacio sulla guancia e gli sorrido.
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Chiquititas// Jortini
FanfictionLa perdita di una persona cara sconvolge, in un modo o nell'altro, la vita di chiunque. Così è anche per la dolce Martina, che, in un certo senso, ha dovuto rinunciare alla sua più grande passione, la musica. Ma non tutto è perduto e forse un giorno...