Capitolo 37

426 11 5
                                    

Martina's P.O.V.

"E da quel giorno ho scoperto di essere allergico alle arachidi... sembravo un pesce palla" mi racconta facendomi ridere. E' pomeriggio, il sole è alto in cielo e brucia sulla pelle. Sono passati ormai circa tre mesi dalla questione di Dalia e Peter, dal rapimento e da quando sono stati rinchiusi in celle di massima sicurezza fuori da Buenos Aires; ormai è estate e il Natale è alle porte, mancano pochi giorni e, come ogni anno, siamo invitati a casa Lambre per la cena di beneficenza. Mi blocco davanti la mia vecchia casa, quella affianco a casa di Mercedes, e i ricordi iniziano a riaffiorare. "Che hai?" mi chiede Jorge, accigliandosi. Abbiamo deciso di fare una passeggiata data la bellissima giornata e nel mentre chiacchieravamo del più e del meno, raccontandoci vecchi momenti d'infanzia.

"E' casa mia" sorrido guardando il cognome, ormai sbiaditi, sulla targhetta attaccata al cancello. Fam. Stoessel. Il prato non è più verde e ordinato come una volta e il cancello è arrugginito, perché è rimasta inabitata da quando l'abbiamo lasciata.

"Famiglia Stoessel" legge la targhetta e un sorriso appare sul mio viso.

"Quando mia madre è morta, papà ha deciso di allontanarsi dal mondo della musica e ha chiuso la sua casa discografica" inizio a raccontare, con lo sguardo fisso sulla villetta davanti a noi. "Purtroppo questa cosa ci ha portati ad avere problemi economici, anche perché vari artisti hanno fatto causa e, man mano, abbiamo perso tutto" le lacrime mi bruciano gli occhi, minacciano di uscire.

"Si, ne hanno parlato molto" borbotta il mio ragazzo, stringendomi per le spalle.

"Francisco lasciò l'università, iniziando a viaggiare insieme a Ruggero, che non l'ha mai abbandonato" scoppio definitivamente, ricordando i brutti anni passati. Adesso le cose vanno meglio, sono cresciuta e la mia vita è cambiata drasticamente, in meglio, da quando ho conosciuto Jorge. "E' stato un periodo difficile" sussurro contro il suo petto. "Ma ora va meglio, anche grazie a te" mi stringo a lui, che ricambia l'abbraccio con enfasi, per offrirmi sostegno e forza. Non so per quanto tempo rimaniamo abbracciati, fermi, davanti il cancello di quella che rimarrà per sempre casa mia, ricca dei miei ricordi più preziosi. "A-andiamo?" chiedo asciugandomi le ultime lacrime, allontanandomi appena dal suo petto.

"Andiamo" mi rassicura con un sorriso, per poi prendermi la mano e condurmi verso le vie alberate di Buenos Aires.

Jorge's P.O.V.

-Da Jorge a Tini:

"Sono giù❤" Arrivo sotto casa di Tini in perfetto orario e le mando un messaggio, per avvisarla del mio arrivo. Sono passato a prenderla per andare alla cena di beneficenza dei Lambre, organizzata in vista del Natale; ormai manca meno di una settimana.

"Eccomi" richiama la mia attenzione con la sua melodiosa voce. Indossa un abito rosa, corto, che la fascia perfettamente, e un giacchetto bianco. "Ciao" mi schiocca un bacio sulla guancia, sedendosi in macchina al mio fianco. "E' tanto che aspetti?" chiede dispiaciuta.

"No, sei puntuale" le sorrido. "Ma ora salutami come si deve" assottiglio gli occhi. Scuote la testa sorridendo e subito dopo le sue labbra sono sulle mie. Calde, soffici e buonissime. La mia lingua bagna le sue labbra, facendole schiudere, per poi entrare in contatto con la sua. La prendo per la vita, facendola mettere a cavalcioni su di me, mentre continuiamo a baciarci.

"Dovremmo... andare" ansima tra un bacio e l'altro. Tra il caldo afoso di questa sera e la situazione che si è creata, sento che sto per andare a fuoco.

"Mhh... non voglio" mi lamento stringendola a me. Poggio la faccia nell'incavo del suo collo, chiudendo gli occhi e beandomi del suo buonissimo profumo.

Chiquititas// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora