Capitolo 23

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Jorge's P.O.V.

"Ehi amico... cos'hai?" Diego si precipita alla mia scrivania, vedendomi assente. Sto pensando a Martina, a Dalia e... a mio figlio. Sarò padre e ancora non ci credo.

"Va tutto una merda, Diè" sbuffo, passandomi le mani sulla faccia.

"Che cosa è successo?" chiede sedendosi su una delle poltrone difronte a me.

"Diventerò padre" strizzo gli occhi incredulo. Non riesco a capacitarmene.

"Ma come, state insieme da un mese e già l'hai messa incinta? Di questo passo domani vi sposerete" ci scherza su. "Sono comunque felice per voi. Forse un po' affrettato, ma mi piacete insieme..." dice sorridendo, ma io lo interrompo.

"Non è Tini ad essere incinta" abbasso la testa, torturandomi le mani.

"Ma che stai dicendo?" mi guarda stranito e io annuisco sconsolato, non è questo quello che volevo per me, per Tini, per noi.

"Dalia... è incinta" borbotto come risposta, spiazzandolo completamente.

"Non ci credo!" sbotta, alzandosi all'improvviso. "E'... impossibile, cazzo!" esclama, iniziando a camminare freneticamente per la stanza. "Come cazzo è possibile una cosa del genere? Perché non sei stato attento? Sei un fottuto coglione!" inizia a urlarmi addosso.

"Lo so!" mi alzo anche io.

"Scusami, non dovevo aggredirti" dice, tornando a sedersi alla scrivania. "Tini?" chiede poi.

"Sa tutto, era con me quando Stephie me l'ha detto" rispondo avvicinandomi all'enorme vetrata che si trova nel mio ufficio, per ammirare Buenos Aires dall'alto.

"Stephie? Non poteva starsene al suo posto?" domanda furioso nei confronti di quella ragazza, che non ha mai sopportato.

"Non potevo non saperlo, è pur sempre mio figlio" lo riprendo io. "Ora vado" guardo l'orologio, tra poco Tini uscirà da lavoro e voglio riportarla a casa io. "Vado a prendere Martina a lavoro, ci sentiamo dopo" esco dall'ufficio, precedendo la sua domanda. Raggiungo l'asilo in poco tempo ed eccola che saluta le sue colleghe all'uscita. "Ciao" la saluto affiancandola.

"Ehi, che ci fai qui? E' venuto Eric a prendere Dani" mi sorride, mentre le due ragazze, con cui stava parlando, ci guardano con sguardi ammiccanti.

"Lo so, sono venuto a prendere la mia bella fidanzata" l'abbraccio facendola arrossire, per poi lasciarle un semplice e dolce bacio sulle labbra.

"Non dovevi" sussurra contro il mio petto, provocandomi mille brividi e un fuoco dentro.

"Dovevo e volevo" le bacio la testa e, quando lei si allontana, i nostri occhi si incontrano.

"Che carini!" esclama una ragazza dai capelli biondi, interrompendoci e facendoci tornare alla realtà.

"Noi andiamo Tini, a domani" saluta l'altra ragazza, trascinando con sé anche la bionda.

"Andiamo, principessa?" le chiedo porgendole la mano, che non tarda ad afferrare.

"Non sono una principessa" ridacchia entrando in auto.

"Ma si, invece, la mia" la bacio nuovamente, prima di mettere in moto. Ceniamo insieme a casa sua, ma, purtroppo, non posso trattenermi a lungo, visto che domani mattina ho una riunione importante e non posso fare tardi. "Ci vediamo domani" la saluto con un bacio sulla porta di casa.

"Buonasera" ci distrae un finto colpo di tosse, fatto da un uomo sulla cinquantina, che ci saluta guardandoci male.

"Papà!" sorride nervosa Tini, facendomi rabbrividire.

Chiquititas// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora