Capitolo 27

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Jorge's P.O.V.

Il telefono squilla a vuoto, ancora una volta. Non mi risponde. Le lascio l'ennesimo messaggio in segreteria, senza contare quelli scritti. Sembrerò assillante, ma ho bisogno di parlare con lei. Ho bisogno che mi spieghi tutto, per chiarire una volta per tutte questa situazione. Ho bisogno di lei per essere felice, questo non posso negarlo e vorrei farglielo capire. La amo e non posso vivere senza di lei. Ho preso una decisione, forse la più difficile nella mia vita, lascerò Dalia. Devo solo trovare il momento giusto. Non voglio abbandonarla, continuerò a prendermi cura di lei e del bambino, ma amo Martina e non posso ignorare i miei sentimenti.

"Sei tornato finalmente" si avvicina Dalia per baciarmi, al mio rientro a casa.

"Che ci fai qui?" chiedo, sorpreso della sua presenza. Forse fin troppo, perché non l'ho nemmeno salutata.

"Volevo cenare con te" dice sfilandomi la giacca, con un sorriso ambiguo in volto. Sta per sciogliermi il nodo alla cravatta, ma la fermo bloccandole il polso.

"Che fai?" deglutisco.

"Sciogliti un po'... sei sempre così teso" risponde con voce bassa e rauca, circondandomi il collo con le braccia, per poi lasciarmi un bacio sulla mandibola. Basta.

"Ehm... ferma" faccio un respiro profondo, prendendo coraggio. Devo mettere in chiaro il tutto, definitivamente. "Dobbiamo parlare" mi siedo sul divano, invitandola a fare lo stesso.

"Non mi dire... vuoi scegliere già il nome?" chiede con occhi lucidi e un sorriso smagliante. "Io pensavo a Jorge Gabriel Junior Blanco se è un maschio" non mi lascia nemmeno rispondere, iniziando a parlare del nome. "Se, invece, è una bambina... che ne dici di chiamarla Adria o Brenda? Oppure Clelia?" domanda, sparando dei possibili nomi. E' già la seconda volta che succede. Quando voglio parlarle e chiudere con lei, cambia argomento senza lasciarmi parlare.

-Inizio flashback:

"Grazie ancora Diè, ci vediamo domani" lo saluto, ringraziandolo ancora una volta per poco fa. Ho, finalmente, capito cosa fare.

"E' dovere amico" sorride abbracciandomi. "Ci vediamo" mi saluta, uscendo dal mio ufficio. Il mio telefono squilla e lo prendo per leggere il nome di chi mi sta chiamando. Rimango un po' deluso quando leggo il nome di Dalia, ma decido di prendere la palla al balzo.

-Inizio chiamata Dalia-Jorge:

"Jorge!" esclama quando rispondo.

"Ehi" dico semplicemente, mentre la mia testa inizia già ad elaborare un possibile discorso per chiudere con lei, non per telefono ovviamente. "Devo parlarti" aggiungo, senza lasciarla rispondere.

"In realtà anche io, ma è una cosa piuttosto seria... ti va di vederci a cena, magari parliamo" propone, lasciandomi stupito. Bene, metà del lavoro è già fatto, ora devo solo parlarle. Solo... come se fosse una passeggiata.

"Si, va bene. Ci vediamo da Tufic" rispondo, indicandole il nome di un ristorante abbastanza conosciuto.

"Perfetto, a dopo" dice riattaccando.

-Fine chiamata Dalia-Jorge.

Torno a casa a cambiarmi, interrogandomi su cosa voglia dirmi di così tanto importante Dalia. Spero con tutto me stesso sia la mia stessa cosa, perché sarebbe molto più facile affrontarla. Raggiungo il locale e mi tocca aspettarla, visto che di lei nemmeno l'ombra. Fortunatamente, non tarda molto, giusto qualche minuto e ci accomodiamo all'interno. Ceniamo tranquillamente, senza toccare l'argomento della chiamata.

"Io... volevo parlarti" prendo l'iniziativa, vedendola sospirare.

"Si, anche io" posa il bicchiere sul tavolo, socchiudendo gli occhi. "E' una cosa seria, quindi fai parlare prima me" continua e annuisco in silenzio, continuando a sperare dentro di me che voglia lasciarmi. "Il risultato delle analisi che ho fatto ieri non convince molto il mio medico, che vuole farmele rifare per sicurezza" inizia a spiegarmi, facendo crollare tutte le mie speranze. "Alcuni valori sembrano essere sballati e vogliono delle conferme, così domani devo tornare in clinica" poggia la sua mano sulla mia, che era ferma sul tavolo. "Ho paura" sussurra con le lacrime agli occhi.

Chiquititas// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora