Capitolo 28

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Martina's P.O.V.

Prontamente io e Jorge ci avviciniamo a lei per aiutarla e, sollevandola, la facciamo distendere su un divanetto che c'è in un angolo della sala. Poco dopo riprende coscienza e una faccia dolorante fa preoccupare entrambi. Ho paura.

"Chiamo un'ambulanza" dice Jorge, prendendo il cellulare dalla tasca.

"No!" esclama di botto Dalia. "Chiama il mio medico" si calma poi, tornando distesa. Mi lancia un'occhiata di fuoco. "Tu vattene, hai già fatto abbastanza" dice sprezzante, facendomi venire i brividi.

"Calmati, non è il momento" la riprende Jorge, guardandomi in modo rassicurante.

"Mi fa male tutto, Jorgeeee" torna a lamentarsi con le lacrime agli occhi. Assurda.

"Tranquilla, ora chiamo il medico" cerca di calmarla il ragazzo dagli occhi verdi, mentre io li guardo in disparte.

"Chiama Seanz" gli ripete e lui annuisce.

"Dammi il numero" la bruna gli passa il suo cellulare e lui chiama il medico, che convoca i due nel suo studio.

"Jorge" lo richiamo con un filo di voce, mentre Stephie, che ha raggiunto il locale in seguito ad una chiamata di Dalia, aiuta la ragazza a salire le scale.

"Ti chiamo dopo, d'accordo?" mi lascia un bacio sulla fronte e poi raggiunge le due al piano di sopra. Ti prego Signore, fa che non sia nulla di grave.

Jorge's P.O.V.

In fretta arriviamo allo studio di questo medico, un certo Pedro Seanz. Lo studio è semplice e piuttosto piccolo, a quanto pare si è laureato da poco, lo posso notare dalle lauree appese al muro, che sono datate due anni fa. Effettivamente non avevo mai sentito parlare di lui, non lo conosco, ma Dalia dice che è in gamba e sa il fatto suo. L'importante è che lei si senta a suo agio, suppongo.

"Mi aspetti fuori?" mi prega Dalia, lasciandomi spiazzato. Non vuole farmi entrare con lei?

"Non vuoi che entri?" domando con occhi sgranati e lei abbassa lo sguardo.

"Preferirei di no... m'imbarazza" il suo tono sembra essere dispiaciuto e, in silenzio, annuisco sedendomi su una poltrona nella piccola sala d'aspetto.

"Sei uno stronzo" mi rimprovera Stephie, prendendo posto anche lei su una poltrona. "Come hai potuto farle una cosa del genere, eh?" mi guarda con occhi pieni di disprezzo.

"Mi dispiace" dico solamente. E' vero, mi dispiace, ma lei non doveva essere lì.

"Ti dispiace?! Ti dispiace?! Ma vaffanculo!" mi urla contro, per poi alzarsi per uscire fuori sul balconcino. Poco dopo rientra e, guardandomi malissimo, si siede al mio fianco. "Sei stato un irresponsabile... se lei dovesse perdere il bambino..." non riesce a finire la frase, perché inizia a singhiozzare, facendomi sentire una merda.

"Signori" richiama la nostra attenzione il medico, uscito dall'ambulatorio. "Mi dispiace... ma la caduta ha provocato un distacco della placenta e, purtroppo, dall'ecografia che abbiamo fatto non risulta alcun battito" ci comunica il medico. Non sto capendo.

"Può spiegarsi meglio?" chiedo sotto shock. Ti prego, Signore, fa che il mio bambino stia bene.

"La signorina ha avuto un aborto spontaneo" spiega il dottore, facendo andare in mille pezzi il mio cuore. Stephie inizia a piangere disperata e Seanz l'accompagna in una sala per prendere qualcosa di caldo per farla riprendere. Rimango impassibile, sentendomi una fottuta merda. E' tutta colpa mia, cazzo!

"Dov'è?" chiedo raggiungendo i due nella stanza, chiedendo di Dalia.

"E' nell'ambulatorio, ma non vuole vedere nessuno" dice il dottore, stringendo le labbra in una linea.

Chiquititas// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora