Capitolo 12

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Martina's P.O.V.

Cammino verso casa, di ritorno dal cimitero. Oggi è il quarto anniversario della morte di mia madre e sono andata a trovarla al cimitero, le ho portato una rosa rossa, i fiori che amava talmente tanto riempirne una casa intera. Mi manca tantissimo e vorrei che fosse qui. Vorrei potermi svegliare con la sua dolce voce che intona una delle sue canzoni mentre prepara la colazione per tutti... Vorrei poterla riabbracciare e poterle raccontare i miei problemi, parlarle dei miei dubbi e farmi dare uno dei suoi saggi consigli. Sono immersa nei miei pensieri, diciamo che la testa oggi non sta accompagnando il mio corpo e non mi rendo conto che vado a sbattere contro qualcuno. Stringo gli occhi aspettandomi di cadere rovinosamente a terra e, probabilmente, farmi male, ma ciò non accade. Quel qualcuno mi prende per i fianchi, stringendomi saldamente, evitandomi così di cadere.

"Scusa Tini, non ti avevo vista. Stai bene?" questa voce mi è familiare, così calda e profonda. Apro prima un occhio e poi l'altro, incrociando lo sguardo penetrante e leggermente preoccupato di Jorge. "Tini? Stai bene?" chiede scrutandomi attentamente, per assicurarsi che sia tutta intera. "Martina!" mi richiama alzando di poco la voce, notando il mio silenzio.

"Jorge" dico a voce bassa, quasi strozzata. Ho un magone in gola e un peso sul cuore, non riesco a non pensare a mia madre. Certo, la penso ogni giorno, ma oggi ancora di più. Ripenso a quel maledetto concerto, esattamente quattro anni fa, quando un riflettore montato male le cadde in testa e, colpendola in un punto letale, le causò la morte.

"Stai bene?" mi afferra le spalle e punta i suoi meravigliosi occhi verdi nei miei, provocandomi un vuoto nello stomaco. Mi sento male, quasi angosciata, tra quello che provo ricordando quel dannato giorno di quattro anni fa e quello che mi fa provare guardandomi negli occhi, credo che a breve sbatterò in terra.

"S-si" balbetto, guardandolo fisso negli occhi e perdendomici in essi.

"Sicura?" chiede inarcando un sopracciglio.

"S-si, sto bene" sforzo un sorriso per essere più convincente, ma ottengo l'effetto opposto.

"Che cos'hai Martina?" il suo tono di voce è dolce, premuroso e preoccupato per me. Sembra che gli importi davvero di me. "E' per tua madre?" chiede avvicinando la mano destra al mio viso, per scostarmi una ciocca e mettermela dietro l'orecchio. Abbasso la testa e annuisco debolmente. "Vieni qui" sussurra tirandomi a sé, per avvolgermi in un forte abbraccio.

"Grazie, ne avevo bisogno" sussurro contro il suo petto. Non dice nulla, continuando a tenermi stretta e accarezzandomi la schiena. Le sue mani sono delicate e mi provocano mille brividi lungo la spina dorsale. Restiamo abbracciati per qualche minuto e, sinceramente, non ho intenzione di staccarmi.

"Quando vuoi" mi sussurra all'orecchio prima di allontanarsi. "Dove sei diretta?" domanda accennando un tenero sorriso, facendo comparire quelle dolcissime fossette.

"A casa" rispondo ricambiando con un debole sorriso, ancora scossa dalle sensazioni che provo a contatto con lui e, ovviamente, per la questione di mia madre.

"Hai da fare?" chiede guardando l'ora sul suo orologio. Ora che l'osservo meglio, mi rendo conto che indossa dei pantaloncini di tuta e una canotta, tipico abbigliamento di chi si sta allenando. Molta gente viene in questo parco per correre o allenarsi e, a quanto pare, anche lui è qui per questo.

"No" dico semplicemente, ammettendo di non avere nulla da fare. Oggi ho preso la giornata libera a lavoro e non ho fatto nulla tutto il giorno, se non occuparmi della casa e passare ore ed ore al cimitero per parlare con la mamma.

"Perfetto allora, vieni con me" mi afferra la mano e mi conduce verso la sua auto, che si trova dall'altra parte del parco.

"Dove stiamo andando?" chiedo stranita.

"A casa mia" non aggiunge altro e poi mette in moto. Arriviamo davanti una villetta moderna, circondata da un grande prato verde. La zona sembra tranquilla e le case sono simili tra di loro. "Benvenuta" dice aprendo la porta di casa e, scostandosi su un lato, mi lascia passare.

"Jorge, già di ritorno?" ci raggiunge all'ingresso una donna, che avrà su per giù una quarantina d'anni, con i capelli neri e gli occhi verdi.

"Si Eveline, ho fatto presto" sorride alla donna e poi si volta verso di me. "Eveline, lei è Martina" dice presentandomi alla bruna, che sorride dolcemente. "Tini, lei è Eveline" aggiunge poi. La donna mi porge la mano, che senza esitare afferro.

Jorge's P.O.V.

"Eveline è la mia governante, ma è parte della famiglia a tutti gli effetti" spiego a Tini. "Mi ha praticamente cresciuto, è come se fosse mia zia" aggiungo, facendo annuire la mora.

"Oh Jorge, sei proprio un caro ragazzo" poggia una mano sulla mia spalla Eve. "Ora scusatemi, ma devo finire di preparare la cena" ci dedica un altro dei suoi sorrisi materni e poi torna in cucina.

"Ah Eve, Tini resta a cena qui" l'avviso prima che scompaia dalla mia visuale e la vedo fare l'ok con il pollice destro.

"Cosa? Io... non posso" sgrana gli occhi Martina, assumendo il colorito tipico dei pomodori maturi.

"Certo che puoi" ribatto immediatamente. Voglio cenare con lei, l'ultima volta sono stato benissimo e mi piace molto la sua compagnia. "Ora vado a farmi la doccia, fa come se fossi a casa tua" le faccio l'occhiolino e la vedo arrossire ancor di più. Faccio una doccia veloce e, dopo aver indossato un semplice jeans e una maglia bianca, scendo di sotto. La trovo con una mia foto da bambino tra le mani e con il sorriso sulle labbra, che mi lascia a bocca aperta.

"Avevo tre anni" la raggiungo alle spalle e sobbalza perché colta di sorpresa.

"Somigli molto a Daniel" dice lei voltandosi verso di me.

"E' Daniel che mi somiglia" ridacchio scioltamente e la vedo annuire ridendo. La sua risata è melodiosa ed è vera musica per le mie orecchie. E' così bella quando sorride, così tanto che stento a crederla vera. A volte penso che sia solo frutto della mia immaginazione, ma poi mi rendo conto che è reale, esiste davvero e ho avuto la fortuna di incontrarla.

"Jorge, la cena è servita" si affaccia al salotto Eveline, richiamandoci per la cena. La tavola è apparecchiata al meglio, le luci sono soffuse e al centro c'è un candelabro di cristallo con le candele. Mando un'occhiataccia ad Eve, vedendola ridere in silenzio, so a cosa sta pensando e si sbaglia di grosso. Ammetto che Tini è una bellissima ragazza e che sto molto bene in sua compagnia, ma tra noi due non può esserci nulla, perché io sono fidanzato e penso di amare Dalia, stiamo insieme da tanti anni ed è molto importante per me. Ceniamo in silenzio, io sono seduto a capotavola e Martina è alla mia destra.

"E' davvero delizioso" dice posando la forchetta nel piatto. Noto che ha un po' di purè sull'angolo della bocca. "Che c'è? Sono sporca?" chiede arrossendo. Deve aver notato che le sto fissando le labbra.

"Si" dico annuendo e mi allungo per ripulirla. Mi avvicino lentamente al suo viso, continuando a tenere lo sguardo puntato sulle sue labbra carnose e rosse, così peccaminose. Poso la mano sulla sua guancia e, con un movimento del pollice, le ripulisco l'angolo della bocca. Continuiamo ad avvicinarsi e siamo talmente vicini che i nostri nasi si sfiorano. Stiamo per baciarci e in quel momento non esiste più niente e nessuno, solo io e lei.

"Posso servire il... dolce?" ci guarda in pieno imbarazzo Eveline, entrando in cucina per chiederci del dolce e facendoci sobbalzare e allontanare in pochi decimi di secondo. Annuisco silenziosamente, mentre la ragazza al mio fianco abbassa gli occhi sul piatto, evitando il mio sguardo. Non riesco ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se Eve non ci avesse interrotto. Da una parte la ringrazio, perché sto con Dalia e non oserei mai farle una cosa del genere, ma dall'altra vorrei maledirla per averci interrotto in quel momento e per aver evitato che le mie labbra toccassero le sue.

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Ciao a tutti, come va?
Eccovi il dodicesimo capitolo. Vediamo Martina scossa per l'anniversario della morte della madre e Jorge decide di invitarla a cena a casa sua, dopo averla, in un certo senso, consolata. Finalmente sta per succedere qualcosa tra i due, ma vengono interrotti da Eveline, la domestica di casa Blanco.
Spero che vi piaccia, a domani!

Chiquititas// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora