Capitolo 2

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Martina's P.O.V.

Nuovo giorno, solita routine. La sveglia suona alle 6:30, mi alzo e vado in bagno a lavarmi. Dopo una bella doccia, che ha il potere di risvegliarmi definitivamente, indosso la mia divisa e poi scendo di sotto per fare colazione.

"Buongiorno papà" lascio un bacio sulla guancia a mio padre, che, come ogni mattina, è intento a leggere il giornale, mentre sorseggia una tazza di caffè fumante.

"Buongiorno tesoro" ricambia il saluto con un dolce sorriso, per poi riportare la sua attenzione sul giornale, in particolare sulla sezione degli annunci di lavoro. Papà è sempre stato un uomo dedito alla famiglia e al lavoro e ora che è disoccupato non sa come passare la giornata. "Hai notizie di Francisco? Ho provato a chiamarlo, ma non mi ha risposto" chiede poi, e nel mentre io mi verso una tazza di caffè con latte.

"Ho sentito Rugge, mi ha detto che sono in Francia ora e che settimana prossima andranno in Spagna, che stanno bene e che possiamo stare tranquilli" sospiro stanca di questa situazione. Mio fratello Francisco ha quattro anni in più a me, ma sembra lui il fratello minore. Quando la mamma morì, quattro anni fa, lasciò l'università e decise di girare il mondo da solo. Fortunatamente, però, Ruggero, il suo migliore amico nonché mio, prese la decisione di accompagnarlo e ora viaggiano insieme da un posto all'altro. Fran non torna a Buenos Aires da circa due anni e spesso non risponde al telefono, meno male che c'è Rugge, che ci da notizie. "Io vado, altrimenti faccio tardi" finisco di bere il contenuto della tazza e, dopo aver salutato mio padre esco di casa. Mi avvio verso la fermata del bus e mi fermo ad aspettare che arrivi, intrattenendomi con il cellulare.

"Serve un passaggio?" una voce squillante, che conosco fin troppo bene, richiama la mia attenzione. Alzo lo sguardo dal mio cellulare e vedo la fantastica decappottabile bianca della mia migliore amica, Mercedes Lambre, figlia della famosissima attrice Luz Herrera e del celebre regista Gerardo Lambre.

"Mechi!" esclamo sorridendole. La bionda pazza alza gli occhiali da sole, posizionandoli sulla sua testa, e ricambia il sorriso.

"Mia dolce Tinita, salta su" mi esorta facendo un gesto con la mano e, senza pensarci due volte, salgo sulla sua auto.

"Che ci fai da queste parti?" chiedo curiosa. So per certo che qui, oltre venire a trovare me, non ha nulla da fare, visto che non è una zona che lei solitamente frequenta.

"Ho pensato di passarti a prendere, da quando sono iniziate le lezioni ci vediamo pochissimo" assume una smorfia dispiaciuta. "Mi manca l'estate" borbotta poi, continuando a concentrarsi sulla strada.

"Lo so, tra il mio lavoro e le tue lezioni in accademia non abbiamo più tempo per noi" dico accigliandomi nella sua stessa espressione.

"Che ne dici se domani passiamo una bella giornata di shopping tra amiche, ne ho davvero bisogno" ferma l'auto al semaforo e si volta verso di me, attendendo una risposta positiva.

"Non saprei" dico poco convinta. Ora che papà non ha più un lavoro, l'unico stipendio che entra in casa è il mio e, pur essendo alto, purtroppo non basta a coprire tutte le spese.

"Ti pregooo" mette su il muso e allunga l'ultima vocale, non cambierà mai.

"Eh va bene" sospiro alla fine prendendo a ridacchiare, scuotendo la testa. Sarà sempre la solita Mechi.

"Eccoci arrivate, buon lavoro Tinita" mi schiocca un bacio sulla guancia e io faccio altrettanto.

"Grazie per il passaggio, ci sentiamo più tardi" le dico prima di scendere dall'auto per avviarmi al cancello d'ingresso dell'asilo.

"A dopo" la sento dire prima che sfrecci via. Entro nella scuola e, avendo salutato Clara e le altre mie colleghe, sistemo il necessario per le lezioni e poi vado ad accogliere i bambini.

Chiquititas// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora