Capitolo 40

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Jorge's P.O.V.

La sveglia suona ad un orario improponibile, soprattutto per chi, come me, questa notte non ha chiuso occhio. Mi rigiro nel letto, affondando la testa contro il cuscino, per sfuggire ai raggi del sole.

"Forza pigrone, alza il culo" spalanca la porta della stanza, Diego, lanciandomi il cuscino della poltrona addosso.

"Mi ricorda quando da piccolo non voleva andare all'asilo" giunge alle mie orecchie la voce di mia madre.

"Cazzo, sono le 6:00... lasciatemi dormire" borbotto, tirando il lenzuolo per coprirmi.

"Prima cosa, modera il linguaggio" ribatte immediatamente mia madre. "Secondo, alzati e va' a lavarti... tra poco verrà il fotografo, quindi muoviti" mi spinge, letteralmente, giù dal letto, mentre il mio migliore amico se la ride davanti alla porta. Quando il mio corpo tocca il pavimento freddo, realizzo... oggi mi sposo. In un battito di ciglia scatto in piedi e corro in bagno per farmi una doccia. A casa regna il caos più totale, mia madre e mia sorella impegnate con parrucchiere e truccatrici, il fotografo che immortala ogni attimo di questa mattinata, il mio testimone, Diego, che sembra essere sparito nel nulla, mio padre ed Eric alle prese con i piccoli ed io che non sto più nella pelle all'idea che tra poche ore Martina sarà mia moglie. In quest'ultimo anno sono cambiate un po' di cose, abbiamo organizzato nei dettagli il nostro matrimonio, abbiamo comprato una casa, nella quale andremo a vivere da stanotte, con l'appoggio della mia famiglia Alejandro ha potuto riaprire la sua casa discografica e ora Martina lavora come coach vocale.

"Jorge" mi richiama mio padre. "Vieni, devo parlarti" mi porta in cucina. Quanti ricordi in questa casa, quella in cui sono cresciuto e diventato ciò che sono oggi. Ho venduto la mia vecchia casa e comprato una nuova, quella in cui mi trasferirò con Tini a partire da questa sera, perciò nell'ultimo periodo sono tornato a casa dei miei genitori.

"Cosa volevi dirmi?" chiedo a mio padre, che sta cercando non so cosa nelle tasche della sua giacca.

"Volevo darti questo" mi porge la custodia un orologio. "Me lo regalò mio padre il giorno del mio matrimonio e a lui lo regalò mio nonno" mi spiega. Il cinturino è in cuoio e il quadrante è piuttosto grande e imponente. "E' una tradizione di famiglia, diciamo" mi sorride.

"Grazie papà" afferro la scatola, guardando attentamente quell'oggetto tanto prezioso a livello emotivo.

"Sono molto orgoglioso di te" di slancio lo abbraccio. "Ti voglio bene, figliuolo" mi dà una pacca sulla spalla.

"Anche io, papà" sorrido, ancora stretto nelle sue braccia.

Martina's P.O.V.

La sveglia suona di prima mattina, ma io sono già sveglia. Non sono riuscita a chiudere occhio al solo pensiero che oggi sposerò l'amore della mia vita.

"Buongiorno" entra nella mia stanza, mio padre con un enorme mazzo di rose bianche in braccio.

"Buongiorno" mi alzo a sedere, sorridendo guardando quei fiori, quelli preferiti della mamma. "Le rose bianche" sussurro.

"Sono per te" me le porge, sedendosi di fianco a me.

"Sono bellissime, grazie" avvicino il mazzo di rose al naso, per sentirne il buon profumo, quello che riempiva sempre la casa. La mamma adorava le rose bianche, diceva che non esistono fiori più eleganti di questi.

"Ci sarebbe un'altra cosa" abbassa la testa. "Questo fermaglio... era di tua madre" mi mostra un fermaglio tempestato da piccoli diamanti. "Lo indossava il giorno del nostro matrimonio e... ecco, mi farebbe piacere se oggi lo indossassi anche tu... è tutto tuo" mi passa il cofanetto di velluto blu, che lo custodisce accuratamente, insieme ad una foto di loro due il giorno delle loro nozze.

Chiquititas// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora