Capitolo 21

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Martina's P.O.V.

"Sicuri che per voi non è un problema?" chiede ancora una volta Isabel sull'uscio della porta.

"Tranquilla Isa, va' con Eric e goditi la serata" le risponde con un sorriso rassicurante il fratello, tenendo la mano del piccolo Daniel.

"Tini?" interpella me, la donna dagli occhi verdi.

"Nessun problema, Isa. Lo sai che passo volentieri del tempo con questo bell'ometto" dico sinceramente, scompigliando i capelli al bambino.

"Andiamo cara, staranno bene" le circonda le spalle il marito, invitandola ad uscire. "Buona serata, ragazzi" ci saluta con un sorriso, per poi accompagnare la moglie all'auto, non prima di aver salutato calorosamente il loro piccolo.

"A voi!" esclamiamo di rimando io e Jorge, per poi chiudere la porta di casa.

"Che si fa?" chiede il mio ragazzo, mi piace dirlo, rivolgendosi a me e a Dani.

"Giochiamo ai super eroi?" domanda facendo gli occhi dolci, il bambino. "Io sono Spiderman!" esclama imitando il gesto per sparare le ragnatele, facendo sorridere me e lo zio.

"E va bene, io cosa faccio?" chiedo guardando i due.

"La bella ragazza da salvare o la vedova nera" mi abbraccia da dietro Jorge.

"Sarò la vedova nera" rispondo scrollando le spalle.

"Zio Jorge fa sempre Capitan America" mi informa il bambino e Jorge annuisce contro la mia spalla. Iniziamo a giocare e i cuscini del divano sono i malcapitati, che si beccano tutti i nostri colpi migliori. Mentre sto correndo per il grande salone della villa, per soddisfare la richiesta di Daniel, qualcuno mi prende dalla vita e, sollevandomi da terra, mi fa roteare. Quando poggio i piedi per terra, con ancora il sorriso stampato sulle labbra, non faccio nemmeno in tempo a dire qualcosa, che Jorge mi bacia, premendo dolcemente la sua bocca sulla mia. Cerco di trattenermi, lasciandomi andare poco, per non dare spettacolo davanti ad un bambino di tre anni e scandalizzarlo. "Ma che fate?!" domanda il piccolo, facendoci staccare. "Zio, lei sta con Occhio di Falco, non con Capitan America" si batte una mano sulla fronte, facendoci scoppiare a ridere.

"Va bene, direi che può bastare per oggi... mettiamo a posto dai" Jorge si allontana e inizia a sistemare la sala, aiutato da me e Daniel.

"Zio... ho fame" lo richiama il nano.

"Andiamo a preparare qualcosa" gli porgo la mano e insieme andiamo in cucina, seguiti da Jorge.

"Che buon profumino" mi abbraccia da dietro il mio ragazzo, mentre io sono impegnata ai fornelli per preparare una cena veloce. "Sei un'ottima cuoca, lo sai?" domanda sfregando il naso contro il mio collo.

"Non l'hai nemmeno assaggiato" ridacchio io.

"Ma io lo so già" scrolla le spalle e, dopo avermi lasciato un bacio sul collo e uno sul lobo dell'orecchio, si allontana per apparecchiare la tavola. "Non avevo dubbi" dice accarezzandosi la pancia, dopo aver ripulito tutto quello che c'era nel piatto.

"Perché non cucini tu alla mensa?" domanda il bimbo, storcendo la testa su un lato.

"Perché io sono l'insegnante di musica, non la cuoca" sorrido accarezzandogli una guancia.

"Allora maestra, perché non ci fai sentire qualcosa?" alza un sopracciglio Jorge, prendendomi la mano e portandomi davanti all'enorme pianoforte a coda che c'è in soggiorno.

"Volentieri... Dani, suoni con me?" tutti e tre prendiamo posto sullo sgabello del piano, Jorge al mio fianco e Daniel sulle sue gambe. Socchiudo gli occhi, inspiro e poi tiro fuori l'aria. Ogni volta che suono penso alla mamma e a quando suonava per tutta la famiglia. Io e Fran ci mettevamo sulle gambe di nostro padre e lei al suo fianco, che suonava e cantava per noi. Ora sono io al suo posto. Suono una delle canzoni di mia madre, Soy mi mejor momento.

Chiquititas// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora