1 | Kotoe e Nanao

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Fin da piccola, mi è stato detto che se non trovavo il tempo per fare una determinata attività, non era perché ero troppo impegnata ma semplicemente mi ero mal organizzata.

Forse presi troppo letteralmente quelle parole, perché fin da quando io ricordi mi piace organizzare la mia giornata dettagliatamente.

Il giorno è formato da 24 ore, un tempo enorme, ma anche parecchio limitato. Bastava fermarsi meno di 10 secondi, per rovinarsi un intero momento della giornata se non peggio.

Mi piaceva l'ordine e l'idea di avere tutto sotto controllo. Mi faceva sentire calma e rilassata.

"Buongiorno tesoro, sono le 5,40. Ora io vado a lavorare, non svegliare tua madre, ha avuto il turno notturno."

Apro gli occhi. Mio padre è davanti a me, e sorride. Sembra sereno come tutte le mattine.

Gli sorrido a mia volta. Gli do un bacio, gli auguro buon lavoro e lui se ne va.

Poco dopo sento la porta di casa riaprirsi e subito dopo richiudersi.

Mi alzo e mi dirigo in bagno. Cerco di rendermi un minimo presentabile, poi vado in cucina a preparare due bento e la colazione per tre.

Mentre l'acqua bolle vado in camera di mia sorellina e la sveglio.

Come al solito fa un po' i capricci e alla fine, sconsolata va in bagno.

Sorrido pensando a quanto sia cresciuta; ormai ha quasi finto l'asilo.

Corro in cucina e concludo di cucinare.

Chiudo i bento e metto qualcosa da parte per mamma.

Appena finisco di servire la colazione mia sorella entra nella stanza.

"Ne-san, buongiorno" mi dice sbadigliando.

"Ciao, [nome sorella]-chan. Vieni a fare colazione, così andiamo a scuola." le rispondo sorridendo.

Mangiamo silenziosamente, appena finito ognuna va a vestirsi nella propria stanza.

Prendiamo le cartelle e i bento al volo e usciamo di casa.

"Dovevamo uscire già da tre minuti, dannazione" sussurro guardando l'orologio da polso [colore preferito].

Tenevo per mano, [n/s] e ci stavamo avviando verso la sua scuola.

"Non ti arrendi, nee-san? Ogni sera prepari la tua giornata e prima delle sette comincia ad andare tutto storto. Dovresti rinunciare." dice [n/s] guardandomi.

La guardo male. Ho sempre adorato l'ordine, l'idea di avere sotto controllo tutto, ma la prima a boiccottarmi i piani ero spesso io.

Agivo quasi sempre senza pensare, per mascherare il mio imbarazzo o molte volte era il mio stesso carattere a ostacolarmi, facendomi fare cose fuori dal comune, come quella volta che sono scesa dal treno tre fermate dopo perché avevo paura di chiedere a un gruppo di ragazzi di farmi passare...

"È una sfida! Quando riuscirò a rispettare quella tabella di marcia sarò una rispettabile persona che può entrare in società!" Le rispondo mettendo un pugno davanti alla faccia in segno di determinazione.

"Nee-san sei strana. Nessuna sorella dei miei amici è come te. Nessun grande è come te. Mamma dice che sei speciale ma devi imparare a darti dei limiti perché non puoi sostare le montagne."

La prendo in braccio e le sorrido. Che buffa.

"Che discorsi complicati, sei d'accordo?" le chiedo toccandole il naso.

"Lo so che è complicato, io! Infatti non ho capito niente, ma mamma quando lo diceva sembrava parlare male di te quindi concorro!" mi risponde.

𝗥𝗲𝘁𝗿𝗼𝘂𝘃𝗮𝗶𝗹𝗹𝗲𝘀 | 𝗔𝘀𝗮𝗵𝗶 𝗔𝘇𝘂𝗺𝗮𝗻𝗲 𝘅 𝗥𝗲𝗮𝗱𝗲𝗿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora