2. L'ultima ruota del carro

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Quando feci ritorno al Campo, circa un'ora dopo, venni assalita da un vago senso di sconforto

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Quando feci ritorno al Campo, circa un'ora dopo, venni assalita da un vago senso di sconforto.

Mi era successo spesso negli ultimi mesi, e per una buona ragione: si era spopolato drasticamente. Alcuni erano feriti, altri addirittura morti... e altri ancora erano passati dalla parte del nemico. Chirone insisteva a ripeterci che non dovevamo pensarci perché non faceva altro che abbattere l'umore generale; purtroppo non era per niente facile.

E a proposito del centauro: lo trovai nell'armeria insieme a Will Solace. Stavano controllando alcune frecce per arco -l'ultimo, geniale progetto di Beck: inglobata nella punta c'era una piccola fiala di fuoco greco. Quando colpivano il bersaglio, questa si rompeva e l'ignara vittima veniva avvolta dalle fiamme. Ne aveva fabbricate solo cinque, per il momento.

Chirone mi sentì entrare e voltò il capo. Ormai era da un po' che aveva l'aria di uno che non dormiva da settimane. La barba folta che si era lasciato crescere non contribuiva a migliorare il suo aspetto. «Alexandra, sei tornata» mi disse.

Annuii, avvicinandomi ai due. «Missione compiuta. La bomba ha funzionato come doveva. C'è stata una bella esplosione e l'autobus dei mostri è soltanto un ricordo»

Will mi studiò attentamente con lo sguardo, facendolo scivolare sulla mia intera figura. Mi sarei giocata entrambe le Gemelle che stava cercando delle ferite. "Deformazione professionale", la chiamava. Era il nostro miglior guaritore. Chirone sospirò, sollevato. «Almeno una cosa è andata esattamente come avrebbe dovuto andare» commentò.

«Sei ferita?» mi domandò il figlio di Apollo «Hai preso qualche botta un po' forte? Ti serve del nettare? Un po' di ambrosia?»

Scossi la testa. «Rilassati, sto benissimo» lo rassicurai «sei andato a parlare con Clarisse?»

La Casa di Apollo e quella di Ares litigavano furiosamente da ormai da qualche settimana -qualcosa che aveva a che fare con una missione e un carro. I figli del dio del sole l'avevano reclamato, ma i figli del dio della guerra non erano affatto d'accordo: sostenevano che fosse il loro bottino di guerra. Non ero scesa troppo nel merito. L'unica cosa che sapevo era che i miei turni da istruttrice erano raddoppiati perché Clarisse, offesa a morte, non se ne occupava più. Ero furiosa, ma non avevo tempo di fare da babysitter a nessuno con la situazione che stava vivendo il Campo. Mi auguravo soltanto che capissero in tempo che avremmo perso la guerra se continuavano così. Dovevamo stare uniti, non litigare come bambini. «Ci ho provato» mi rispose Will, leggermente accigliato «mi ha chiamato "idiota" e mi ha detto di non farmi più vedere a meno che non le porto il carro»

«Forse puoi provare tu, Alexandra?» mi chiese Chirone, speranzoso «Dopotutto, tu e Clarisse sembrate più... vicine»

Sospirai. Era vero: il nostro rapporto era diventato più che civile, ed era tutto merito di Silena.

Non capitava tutti i giorni di vedere una figlia di Ares chiedere aiuto ad una figlia di Afrodite per dei problemi di cuore. Diciamo pure che non capitava mai. Era stata una scena surreale... e decisamente esilarante. Ero molto felice di essere stata lì per godermela tutta, dall'inizio alla fine. Certo, avevo rischiato che Clarisse mi picchiasse selvaggiamente non appena aveva visto un accenno di sorriso sul mio volto, ma ne era valsa la pena.

[5] 𝙐𝙣𝙗𝙤𝙪𝙣𝙙 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora