31. Sensi di colpa

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Silena premette un panno fresco sulla fronte di Annabeth

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Silena premette un panno fresco sulla fronte di Annabeth. «È tutta colpa mia» mormorò.

«Non dire così» le dissi «non è vero. E poi, perché ti stai incolpando?»

«Non ho mai combinato niente di buono al Campo a differenza di te, Annabeth e Percy. Se fossi stata una guerriera migliore...». Le tremarono le labbra. Sapevo che stava pensando a Beck, ed ebbi l'impeto di dirle che non era morto. Mi costrinsi a stare zitta, però. Eravamo nel pieno della battaglia, e lui non era ancora tornato. Le probabilità che avesse deciso di rimanere su Ogigia erano troppo alte, a quel punto. Non volevo causarle dell'altro dolore, onestamente. Stava già male abbastanza così.

«Silena, sei una guerriera eccellente» le dissi «sei migliorata tantissimo nel giro di un anno. Non è vero che non hai mai combinato niente di buono per il Campo»

«Infatti» concordò Percy «e sei la nostra cavallerizza migliore. E vai d'accordo con le persone. Credimi, chiunque riesca a fare amicizia con Clarisse ha un vero talento»

Silena lo guardò come se le avesse appena dato un'idea. «Ecco quello che ci serve! La casa di Ares! Posso parlare con Clarisse. So che posso convincerla ad aiutarci»

«Sai che è testarda da far schifo» le feci notare «e poi, lasciare Manhattan potrebbe essere difficile»

«Vi prego» insisté lei «posso prendere un pegaso. So di farcela a tornare al Campo. Lasciami tentare»

Io e Percy ci scambiammo uno sguardo. Annuii appena. Silena aveva bisogno di sentirsi utile, e sinceramente era l'unica che poteva convincere Clarisse. Se la cavava molto bene a farlo, in genere. «E va bene» le concesse Percy «sei l'unica che può tentare»

Silena gli gettò le braccia al collo. Si scansò imbarazzata subito dopo averlo fatto, lanciandomi un'occhiata. «Ehm... scusa, Alex»

Scossi la testa. «Solo perché sei tu» le dissi.

Silena mi sorrise e mi abbracciò. «Grazie. Non vi deluderò!»

Quando se ne fu andata, mi inginocchiai accanto ad Annabeth e le tastai la fronte. Scottava ancora. «Come ti senti?» le domandai.

«Un po' meglio» borbottò in risposta.

Percy si inginocchiò di fianco a me. «Perché ti sei presa quella coltellata?»

«Per un sacco di ragioni». Annabeth sospirò piano. «Perché sei il mio migliore amico. Perché Alex è la mia migliore amica. Perché voglio bene ad entrambi come se foste miei fratelli. Perché siete i figli della profezia, e senza di voi non possiamo farcela. Perché non potevo permettere a Crono di separarvi in questo modo. Ci ha già portato via troppo... mi ha già portato via troppo. Non sono disposta a rimetterci anche voi»

Presi la mano ad Annabeth e gliela strinsi. «Beth...» mormorai commossa. Lei me la strinse di rimando.

«Come facevi a saperlo?» le domandò Percy.

«A sapere cosa?»

Percy si guardò intorno per accertarsi che fossimo soli. «Il mio tallone d'Achille. Se tu non mi avessi fatto da scudo, sarei morto»

Annabeth aggrottò la fronte. «Non lo so, Percy. Ho solo visto Nakamura che ti stava per prendere alle spalle. C'è una spia tra di noi, e ho pensato che magari potesse averlo scoperto in un qualche modo»

«Solo io e Percy sappiamo dov'è» la informai «e non ha avuto bisogno di dirmelo, perché corrisponde al punto dove l'ho afferrato per tirarlo fuori dall'acqua. E' complicato da spiegare»

Percy annuì. «Mi hai afferrato per la maglietta» ricordò «ma prima mi hai toccato in fondo alla schiena. E' quello il punto»

Annabeth sospirò piano. «Mi chiedo quale sia quello di Luke...»

«Questa è una bella domanda» borbottò Percy.

Osservammo il sole che sorgeva sulla città. Il traffico avrebbe dovuto essere intenso, ormai, ma non c'erano auto a strombazzare il clacson, né folle accalcate sui marciapiedi. In lontananza, l'allarme di una macchina riecheggiava per le strade. Un pennacchio di fumo nero si levava nel cielo dalle parti di Harlem. Mi chiesi quanti forni fossero rimasti accesi allo scoccare dell'incantesimo di Morfeo; quante persone si fossero addormentate mentre preparavano la cena. Presto ci sarebbero stati altri incendi. Tutti gli abitanti di New York erano in pericolo, e tutte quelle vite dipendevano da noi. «Mi avete chiesto perché Ermes ce l'avesse con me» disse Annabeth.

«Può aspettare. Ora ti devi riposare» le dissi.

«No, voglio dirvelo. È una cosa che mi tormenta ormai da tempo». Mosse la spalla e trasalì. «L'anno scorso Luke è venuto a trovarmi a San Francisco»

«Di persona?» esclamò Percy «È venuto a casa tua?»

«È stato prima che entrassimo nel Labirinto, prima...». Si interruppe, ma sapevo cosa intendeva: prima che si trasformasse in Crono. «Era venuto a parlare. Disse che gli servivano solo cinque minuti. Sembrava terrorizzato... mi confessò che Crono aveva intenzione di usarlo per impadronirsi del mondo. E che voleva scappare, come ai vecchi tempi. Voleva che andassi con lui»

«E tu non ti sei fidata» dissi.

«Certo che no. Pensai che fosse un trucco. E poi... be', un sacco di cose erano cambiate dai vecchi tempi. Risposi a Luke che era impossibile. Si arrabbiò. Disse... disse che tanto valeva che mi battessi con lui allora, subito, perché sarebbe stata la mia ultima occasione». Le si imperlò di nuovo la fronte di sudore. Raccontarlo le stava costando troppa energia.

«Va bene» esclamò Percy «ora cerca di riposare»

«Tu non capisci, Percy. Ermes aveva ragione. Forse se fossi andata con lui, avrei potuto convincerlo a cambiare idea. Oppure... avevo un coltello. Luke era disarmato. Avrei potuto-»

«Non lo avresti mai fatto» la interruppi «non saresti mai riuscita a farlo»

Non lo dissi, ma la motivazione era semplice: Annabeth lo amava. Strinse forte gli occhi. «Luke disse che Crono l'avrebbe usato come un trampolino. Queste furono le sue parole esatte. Crono avrebbe usato Luke e sarebbe diventato ancora più potente»

«Sì, alla fine è successo così. Si è impossessato del suo corpo» constatai.

«Ma... e se il corpo di Luke fosse solo una transizione? Se Crono avesse un piano per diventare ancora più potente? Io avrei potuto fermarlo. Questa guerra è colpa mia»

«Crono avrebbe trovato qualcun altro, Annabeth. Sai che è così» le dissi «le idee di Luke non sono esattamente impopolari tra i semidei. Tutti abbiamo pensato almeno una volta che gli dei fossero egoisti e che non gliene importi un accidente di noi. Avrebbe trovato un altro semidio disposto ad essere il suo burattino. Il re dei Titani è abilissimo a manipolare la gente per i suoi scopi. Questa guerra è colpa sua, non tua»

Annabeth fece per rispondere, ma la porta a vetri si aprì. Era Jake. «Ragazzi». Lanciò un'occhiata ad Annabeth, come se non volesse dire nulla di brutto di fronte a lei, e capii che non portava buone notizie. «La signora O'Leary è tornata con Grover. Credo che dovreste parlare con lui». 

[5] 𝙐𝙣𝙗𝙤𝙪𝙣𝙙 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora