➳ Sequel di "Trapped"
➳ Ultimo libro di "The Sea and The Sky Series"!
Sapete come si dice, no? "E alla fine tutti i nodi vengono al pettine"... sì, peccato che più che nodi si tratta di macigni.
La tensione non fa altro che salire. Siamo alla resa d...
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Da quando eravamo tornati al Campo era davvero successo di tutto, ma la cosa più sconvolgente fu che riuscii, per una volta, a seguire il mio istinto senza pensare minimamente alle conseguenze.
Si può dire che, per questo, potevo ringraziare Alex e Percy. Stando con loro avevo capito che non potevo continuamente cercare di razionalizzare ogni cosa che avevo intorno: ogni tanto dovevo seguire ciò che mi diceva il cuore, più che ciò che mi diceva la testa. E poi, diciamo pure che ero in un disperato bisogno di cambiare un po' di cose.
Luke non c'era più. Era morto. E mi amava, come lo amavo io.
Credevo, però, a ciò che gli avevo detto: non eravamo previsti. Il suo destino era sempre stato quello di diventare l'eroe della Grande Profezia. Non avrebbe mai potuto essere mio, come Percy era di Alex.
Avevo il cuore in mille pezzi. Certo, che lo avevo. Ma non potevo rimanere ferma sempre nello stesso punto. Avrei sempre amato Luke, e una piccola parte del mio cuore sarebbe sempre stata sua, ma... era tempo di rimettere insieme ciò che mi era rimasto. Fare ciò che era giusto per me: andare avanti.
Forse fu per quello che mi spinse a fermare Mitchell e a chiedergli un appuntamento. O forse fu per la promessa che avevo fatto ad Alex: provare ad essere felice. Lei mi aveva fatto la stessa promessa, e la stava mantenendo: vedendola con Percy era impossibile non rendersi conto quanto i due si amassero e di quanto fossero felici insieme. Lo stesso genere di relazione che ti fa dire "voglio anche io una cosa così".
Voglio essere felice. E avevo deciso che ci sarei riuscita. Mitchell e la mole di lavoro che mi era stata affidata erano un ottimo punto di partenza, e io cominciavo davvero a sentirmici.
La cerimonia delle perle si svolse il nostro ultimo giorno al Campo. Era stata la casa di Efesto a progettare la perla, quell'anno. Mostrava l'Empire State Building e intorno all'immagine, incisi in una spirale, c'erano i nomi di tutti gli eroi che erano morti per difendere l'Olimpo. «Non dimenticate mai quest'estate!» ci disse Chirone. Stava molto meglio, ma zoppicava ancora un po' mentre trotterellava davanti al fuoco. «Abbiamo scoperto l'audacia e l'amicizia e il coraggio, quest'estate. Abbiamo tenuto alto l'onore del Campo. E ora... tutti a letto! Ricordate, dovete liberare le capanne entro mezzogiorno di domani, a meno che non abbiate preso accordi di restare l'intero anno con noi. Le arpie delle pulizie divoreranno qualsiasi ritardatario e non vorrei mai finire l'estate con una nota amara!»
Il mattino dopo, io, Percy e Alex eravamo in cima alla Collina Mezzosangue. Guardavamo gli autobus e i furgoni che si allontanavano, riportando la maggior parte dei ragazzi nel mondo reale. Pochi veterani sarebbero rimasti al Campo, e pochi dei nuovi arrivati. Percy sarebbe andato alla Goode High School per il secondo anno di seguito... e, notizia dell'ultimo minuto, Alex sarebbe andata con lui. Ormai quei due erano inseparabili. Di immortales, mi sembrava ieri che si lanciavano insulti e giavellotti...
Quanto a me, avevo avuto il permesso di frequentare un collegio del centro, per restare vicino all'Olimpo e sorvegliare i lavori di ricostruzione. In questo modo sarei rimasta anche vicino al Campo, a Percy e ad Alex, e... be', anche a Mitchell.
Rachel venne a salutarci. Percy si stupì moltissimo quando sia io che Alex la abbracciammo: la sua espressione fu impagabile. Dopo che se ne fu andata, lo prendemmo in giro per dieci minuti buoni.
Adoravo quella pace, e sperai con tutto il cuore che durasse.
Tuttavia...
La profezia di Rachel.
Non ne avevamo parlato. Probabilmente nessuno di noi desiderava molto farlo, non dopo gli ultimi cinque anni d'inferno, ma era impossibile non pensarci. E non preoccuparsi almeno un po'.
«Stai pensando alla profezia di Rachel» mi disse Alex.
La guardai. La sua non era una domanda. Mi conosceva abbastanza bene da sapere con certezza cosa mi passava per la testa. «Sì» ammisi con un sospiro «otto mezzosangue alla chiamata risponderanno. Chissà chi sono. Avremo così tante facce nuove la prossima estate...»
«Già» concordò Percy.
«E la faccenda del fuoco o della tempesta che fanno cadere il mondo... e i nemici alle Porte della Morte. Non lo so, non mi piace. Pensavo... be', pensavo che avremmo avuto un po' di pace, tanto per cambiare...»
«Annabeth, potrebbe anche non riferirsi a noi tre» mi fece notare Alex. Fece una piccola, impercettibile smorfia, come se non ci credesse nemmeno lei. Sembrava quasi a disagio. E capii che ci stava nascondendo qualcosa.
«E' successo qualcosa?» le domandai.
Lei mi lanciò un'occhiata fugace, senza mantenere il contatto visivo. Oh, sì. Decisamente nascondeva qualcosa. «Niente» replicò, mentendo.
Io e Percy ci scambiammo un'occhiata. «Alex...» brontolò piano lui, in tono d'avvertimento.
Lei sbuffò. «Non è niente di grave» sbottò «non voglio angosciarvi»
Be', troppo tardi. Percy corrugò la fronte, e la sua espressione suggeriva proprio che si stava già angosciando. «Che cosa è successo?» le chiese «Hai fatto qualche sogno riguardante tuo fratello?»
Alex strinse le labbra. «No» rispose «niente di diverso dal solito. E' che...». Sospirò. «Non mi va di parlarne adesso, va bene? Vorrei che ci godessimo un po' di pace, prima che questo dannatissimo Campo sprofondi di nuovo nel caos. Abbiamo passato cinque anni allucinanti, e vorrei solo godermi un po' di pace. E' chiedere troppo?»
Io e Percy ci scambiammo un'altra occhiata. Qualunque cosa fosse, era chiaro che Alex non voleva mettercene a parte, almeno per il momento. Pressarla l'avrebbe solo fatta infuriare. Lui sospirò piano e le passò una mano intorno alle spalle. «E va bene» cedette «e goderci la vita sia. Facciamo a chi arriva prima in strada?»
«Mi sembra una buona idea» commentai, stiracchiandomi.
Alex ci sorrise. Si scrollò il braccio di Percy dalle spalle. «Avete già perso!» dichiarò, e scattò via di corsa.
Ridacchiai, guardando i due idioti che erano i miei migliori amici. Scattai dietro di loro con la consapevolezza che sì: sarei decisamente riuscita ad essere felice. Profezia o meno.