6. Charlie

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La situazione stava inesorabilmente peggiorando con ogni minuto che passava

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La situazione stava inesorabilmente peggiorando con ogni minuto che passava.

Tanto per cominciare, Beck e Percy non erano ancora tornati. Era passato più di un giorno da quando la Principessa Andromeda era esplosa, e dei due ancora nessuna traccia. Silena era estremamente in ansia, ma non faceva altro che ripetere: «Vedrai che torneranno! Charlie mi ha promesso che sarebbe andato tutto bene!».

All'inizio ci credevo, ma più passavano i minuti, più stavo iniziando a non crederci più. Avevo un'orribile sensazione addosso, anche se sapevo che Percy stava bene: il pendente a forma di tridente che avevo appeso alla collana delle perle era tiepido. Finché restava così, almeno sapevo che era vivo.

Ma...

Se Era l'aveva spedito di nuovo su Ogigia? Era diverso dalla volta precedente. La situazione tra noi era cambiata. E se non fosse più tornato indietro?

Di immortales. Se fosse stato così... Beck? Che fine aveva fatto? Percy non lo avrebbe mai lasciato indietro...

«Alex? Ci sei?»

Alzai lo sguardo su Annabeth. Lei e Chirone mi stavano guardando. Non avevo ascoltato mezza parola di quello che stavano dicendo. Appena prima che mi estraniassi stavano parlando dell'avanzata di Tifone verso New York: gli dei lo stavano rallentando, ma non era abbastanza. Mi schiarii la gola, addossandomi allo schienale della sedia. «Scusate» borbottai «cosa... ehm...»

Annabeth sospirò. «Alex, vedrai che torneranno» cercò di rassicurarmi. La sua espressione, però, raccontava un'altra storia: era cupa. Probabilmente, a quel punto, dubitava delle sue stesse parole.

Mi portai una mano alla collana, giocherellando con il tridente. Era ancora tiepido. «Cosa stavate dicendo?» chiesi, cercando di cambiare argomento «Mi sono distratta»

«Stavamo dicendo che forse è ora che tu ascolti la profezia» mi ripetè Chirone «non ho ricevuto direttive da tuo padre, ma fra pochi giorni compirai sedici anni. Se a Percy è successo qualcosa-»

«E' vivo» lo interruppi, stringendo appena un po' il tridente. Avevo raccontato loro di come il calore del piccolo pendente mi segnalasse se lo era o meno. Se diventava gelido voleva dire che... be'... potete immaginarlo. «Però hai ragione, Chirone. Dovrei ascoltarla. Okay, Percy è vivo, però... be', non so dirvi se tornerà. Potrebbe essere finito di nuovo su...»

Il resto della frase mi morì in gola. Il cuore mi sprofondò nel petto. Annabeth mi mise una mano sulla spalla e strinse appena. «E' tornato da te una volta. Sono sicura che lo rifarà. Non c'è Calipso o Rachel che tenga, Alex»

Strinsi le labbra, senza rispondere. Da quando avevo litigato con Percy, Annabeth mi diceva spesso cose del genere. Delle volte mi faceva dei discorsi degni di Silena («quell'idiota ti ama, solo che è un ragazzo ed è stupido come tutti i ragazzi» o «si accorgerà di che sbaglio sta facendo e tornerà da te strisciando, perché tra te e quella mortale non c'è paragone. Vinci tu a mani basse») e altre partiva con delle invettive anti-Percy talmente violente che mi faceva paura («quell'imbecille! Oooh, aspetta che gli metta le mani addosso... gli stacco quella brutta testa d'alghe e gliela infilo su per il c...»). Cercava continuamente di tirarmi su di morale, e io non potevo volerle più bene di così. Se non avessi avuto lei, Beck, Silena e Mitchell probabilmente avrei vissuto di nuovo l'incubo in cui ero piombata tre anni prima, quando il pino di Talia era stato avvelenato.

[5] 𝙐𝙣𝙗𝙤𝙪𝙣𝙙 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora