38. Tempesta (P)

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Misi piede sulla superficie del lago nello stesso momento in cui Alex si sollevava in volo

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Misi piede sulla superficie del lago nello stesso momento in cui Alex si sollevava in volo.

Avanzammo verso Iperione, io correndo sulla superficie dell'acqua, lei volteggiando sopra la mia testa. A sei metri di distanza, il Titano sollevò la spada. I suoi occhi erano proprio come li avevo visti in sogno: d'oro come quelli di Crono, soltanto più brillanti, come soli in miniatura. «Il marmocchio del dio del mare. Sei tu che hai intrappolato di nuovo Atlante sotto il peso del cielo?»

Una piccola saetta lo colpì in testa. La punta dei capelli di Iperione prese fuoco; lui la spense con una manata e un ringhio. «Ehi, guarda che ci sono anche io» esclamò Alex «potrei offendermi»

«Oh, le mie scuse, Principessa» la schernì Iperione «non ti avevo vista, nell'ombra di Percy Jackson. Forse con un po' di luce...»

Il suo corpo esplose all'improvviso in una colonna di luce e calore. Io distolsi lo sguardo, ma per un attimo mi accecò lo stesso. Mi augurai che Alex avesse fatto lo stesso, lì sopra. D'istinto sollevai Vortice... appena in tempo. La lama di Iperione si schiantò sulla mia.

L'onda d'urto produsse un cono d'acqua alto tre metri sulla superficie del lago. Gli occhi mi bruciavano ancora. Dovevo spegnere quella luce.

Non ci fu bisogno che facessi qualcosa. Un potentissimo colpò d'aria schiacciò il Titano, che affondò sotto la superficie dell'acqua con un grido. La luce si spense, e io rischiai di fare la sua stessa fine; d'improvviso, però, venni sollevato in aria per la collottola. «Scusa!» esclamò Alex.

«Non fa niente» le dissi mentre mi rimetteva sul pelo dell'acqua «bel colpo, bellezza»

«Sono qui apposta, bellezza» replicò lei, strizzandomi l'occhio «sta tornando su. Preparati»

Iperione riaffiorò dall'acqua, e salì sulla sua superficie come se fosse solida. Si rimise in piedi con un ringhio. La sua armatura d'oro grondava acqua. Gli occhi non lampeggiavano più, ma avevano ancora un'espressione assassina. «Brucerete!» ruggì.

Le nostre spade si scontrarono di nuovo e l'aria si caricò di ozono. Alex lo bersagliava di saette, cercando un punto debole nell'armatura mentre io lo tenevo a bada.

Intorno a noi, infuriava la battaglia. Sul fianco destro, Annabeth era alla testa di un assalto insieme ai suoi fratelli. Sul fianco sinistro, Grover e i suoi spiriti della natura si stavano raggruppando di nuovo, intrappolando i nemici in un groviglio di arbusti ed erbacce. «Basta giochetti» disse Iperione «combattiamo sulla terraferma»

Stavo per rispondere con un commento molto brillante, tipo: "No", quando il Titano urlò. Un muro di forza mi scaraventò in aria: era lo stesso trucco che Crono aveva usato sul ponte.

Volai all'indietro per due o trecento metri. Fortunatamente, Alex mi afferrò prima che mi schiantassi a terra. Rotolammo per qualche metro; mi alzai con un gemito, aiutandola a fare lo stesso. «Quanto odio questa cosa dei Titani» brontolai.

[5] 𝙐𝙣𝙗𝙤𝙪𝙣𝙙 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora