25. Lo spuntino

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La signora O'Leary era l'unica a essere felice per la città addormentata

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La signora O'Leary era l'unica a essere felice per la città addormentata. La trovammo che si abbuffava di hot dog sopra una bancarella rovesciata, con il proprietario rannicchiato sul marciapiede a succhiarsi il pollice.

Argo ci aspettava con i suoi cento occhi aperti. Dalla sua faccia era chiaro che fosse agitatissimo. Gli raccontammo quello che avevamo saputo sull'Olimpo e di come gli dei non sarebbero corsi a salvarci. Il nostro capo della sicurezza alzò gli occhi al cielo, disgustato, cosa che ebbe un effetto piuttosto psichedelico. «Sarà meglio che torni al Campo» gli disse Percy «proteggilo come meglio puoi»

Argo indicò prima me, poi Percy. Sollevò le sopracciglia in un'espressione interrogativa. «Noi dobbiamo restare» gli risposi.

Lui annuì, come se la risposta lo avesse soddisfatto. Guardò Annabeth e tracciò un cerchio nell'aria con un dito. «Sì» concordò lei «penso che sia ora»

«Ora per cosa?» domandò Percy.

Argo rovistò nel retro del furgone. Tirò fuori uno scudo di bronzo molto familiare e lo passò ad Annabeth. Mi venne il magone. Era uno scudo video, una delle geniali idee di Dedalo. L'avevamo fatto costruire a Beck prima che partisse per la missione con Percy.

Beck mi mancava molto. Non avevo detto a nessuno che era su Ogigia, e a conti fatti era stata la decisione migliore: ormai era passato del tempo e non era ancora tornato. Doveva aver scelto di rimanere lì con Calipso... e sinceramente la cosa non fece nulla per rendermela più simpatica. Insomma, prima Percy, poi il mio migliore amico... la tentazione di creare un tornado di fulmini su Ogigia era-

Un momento.

Un tornado di fulmini...

"Combinali".

Ma certo! Ecco cosa intendeva Atena! «Di immortales!» esclamai d'improvviso.

Annabeth, Argo e Percy mi lanciarono un'occhiata perplessa. «Che succede?» mi chiese l'ultimo.

Presi a guardarmi freneticamente in giro. C'era un camioncino dei gelati fermo a neanche un metro da dove eravamo noi: l'uomo alla guida era addormentato con la faccia contro il pezzo superiore del volante. Non era il massimo, ma potevo accontentarmi. Dovevo accontentarmi. «Devo mangiare» annunciai. Scansai Percy di lato e salii sul furgone.

«Eh? Alex, che cavolo...» esclamò Percy «che cosa stai facendo? Scendi di lì!»

Andai sul retro. Aprii la piccola cella frigorifera e agguantai un biscotto con crema e cioccolato. Non il mio preferito, ma poteva andare. «Ti sembra il momento?» mi rimproverò Annabeth. Aveva lo scudo ancora a mezz'aria e mi fissava come se fossi impazzita, come tutti gli altri.

Scartai il gelato e lo aggredii come una che non mangiava da giorni. I denti mi fecero un po' male per il freddo, ma ignorai il fastidio e masticai in fretta. Mi sporsi dalla finestra/bancone del camioncino, guardandola, mentre ingoiavo il boccone. «Devo mangiare» ripetei.

[5] 𝙐𝙣𝙗𝙤𝙪𝙣𝙙 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora