30. Ferita

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Il Plaza era uno degli Hotel più lussuosi ed eleganti che io avessi mai visto

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Il Plaza era uno degli Hotel più lussuosi ed eleganti che io avessi mai visto. L'arredo era incredibile, ed era chiaro che fosse un posto per ricconi col portafoglio a fisarmonica. Ma a me non importava un accidente, in quel momento.

Maledetto Ethan Nakamura. Maledetti tutti i suoi parenti, a cominciare da sua madre per averlo generato. Perché l'avevo risparmiato? Dovevo ucciderlo all'Arena, quando ne avevo avuto l'occasione. Forse Annabeth non si sarebbe ferita se avessi graziato l'umanità intera facendolo fuori.

«Percy sta arrivando» mi informò Silena.

Mi asciugai stancamente il sudore dalla fronte con il polso, gettando la pezza intrisa di sangue in un secchio lì vicino. Blackjack ci aveva scaricate sulla terrazza dell'attico, che si affacciava direttamente su Central Park. Il mattino era sereno e luminoso, perfetto per un picnic, una passeggiata o qualunque altra cosa che non includesse i mostri. La vista era spettacolare, ma non fece niente per farmi stare meglio.

Avevo fatto stendere Annabeth su una sdraio. Il suo volto era pallido e imperlato di sudore; la ferita che le aveva inferto Nakamura era profonda, e la pelle attorno al taglio era di un'orripilante sfumatura verdastra. Non ero una guaritrice, ma avevo fatto anni ad osservare Will che mi medicava; avevo fatto del mio meglio per pulire la ferita, e ora dovevo solo bendarla. Sarebbe andato tutto bene... se non fosse che l'arma che l'aveva colpita era avvelenata.

Ormai piangevo in silenzio già da un po'. Annabeth non mi aveva staccato di dosso i suoi pallidi occhi grigi nemmeno per un attimo. Odiavo che mi vedesse così: avrei voluto farle forza, e invece mi sentivo stanca e debole. Come se fossi stata io quella da curare. «Prendimi delle bende pulite, per favore» dissi a Silena.

«Subito» fece lei.

«Alex...» mormorò Annabeth.

«Non parlare» le dissi, tirando su col naso «conserva le forze per guarire»

La vidi alzare gli occhi al cielo. «Guarire? La lama era avvelenata»

«Non vuol dire che morirai» affermai con forza. Mi rifiutavo anche solo di accettare l'idea. Le tamponai la ferita, che ancora sanguinava. «Dobbiamo solo aspettare Will»

Silena mi passò le bende. Le presi, la ringraziai e mi misi subito a lavoro.

Entrambe mi guardarono in silenzio. Dopo un po', la figlia di Afrodite disse: «Sei stata molto coraggiosa, Annabeth»

Lei sbuffò piano. «Sono stata un po' stupida, a dire il vero. Ho visto Nakamura che si avvicinava a Percy con il pugnale, e... be'...». Mi guardò. «Non potevo permettere che Crono te lo portasse via come mi ha portato via Luke»

Feci un nodo alla sua benda e tirai di nuovo su con il naso. Annabeth, inconsapevolmente, aveva protetto il punto debole di Percy. Mi chiesi come facesse a saperlo, ma non mi azzardai a dire nulla. Per quanto volessi bene a Silena, non mi fidavo di lei come mi fidavo di lui e Annabeth. E poi, la spia poteva essere nei paraggi. Sapevo solo che avrei dovuto essere io quella fra la lama e Percy. Era una mia responsabilità. Ero stata troppo distratta.

[5] 𝙐𝙣𝙗𝙤𝙪𝙣𝙙 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora