34. Trip (P)

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Prometeo ci invitò con un ampio cenno a un tavolo da picnic e io e Alex ci sedemmo

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Prometeo ci invitò con un ampio cenno a un tavolo da picnic e io e Alex ci sedemmo.

Talia e Grover rimasero in piedi alle nostre spalle. Il gigante blu intanto appoggiò la bandiera bianca a un albero e si mise a giocare distrattamente con i giochi per bambini. Mise un piede sopra le sbarre dell'arrampicata e le schiacciò, ma non se la prese molto. Si limitò ad aggrottare la fronte e a dire: «Oh-oh». Poi entrò nella fontana e spezzò in due la ciotola di cemento. «Oh-oh». L'acqua gelò nel punto toccato dal suo piede. Aveva una serie di pupazzetti di peluche appesi alla cintura, di quelli grandi che si vincono in premio nelle sale giochi. Mi ricordava Tyson, e l'idea di battermi contro di lui mi rattristò.

Prometeo si sporse verso di noi e intrecciò le dita. Aveva un'espressione franca, benevola e saggia. «La vostra posizione è debole. Sapete che non potrete fermare un altro assalto»

«Questo è quello che dici tu» replicò Alex scorbutica.

Prometeo sembrò addolorato, come se avesse veramente a cuore il nostro destino. «Alexandra, io sono il Titano della preveggenza. So cosa succederà»

«Sei anche il Titano dei consigli subdoli» intervenne Grover «e sottolineo subdoli»

Prometeo si strinse nelle spalle. «Te lo concedo, satiro. Ma nell'ultima guerra ho sostenuto gli dei. Ho detto a Crono: "Non hai abbastanza forza. Perderai". E avevo ragione. Perciò come vedi sono bravo a schierarmi con il vincitore. E stavolta appoggio Crono»

«Balle». Alex sbuffò. «Tu vuoi solo farla pagare a mio padre»

«In parte sì. Non negherò di cercare vendetta. Ma non è l'unica ragione per cui sostengo Crono. È la scelta più saggia. Sono qui perché ho pensato che forse saprete dare ascolto alla ragione». Tracciò una mappa sul tavolo con il dito. Ovunque toccasse comparivano delle linee dorate, che luccicavano sul cemento. «Questa è Manhattan. Abbiamo delle armate qui, qui, qui e qui. Conosciamo i vostri numeri. Vi superiamo di venti a uno»

«Vedo che la vostra spia vi ha tenuto aggiornati» commentai.

Prometeo mi rispose con un sorriso mortificato. «A ogni modo, le nostre forze crescono di giorno in giorno. Stanotte, Crono attaccherà. Voi sarete sopraffatti. Avete combattuto con valore, ma non riuscirete mai a difendere l'intera Manhattan. Sarete costretti a ritirarvi sull'Empire State Building. E lì sarete distrutti. Ho visto tutto. Succederà»

Pensai al quadro che Rachel aveva dipinto nei miei sogni: un esercito assembrato ai piedi dell'Empire State Building. Ricordai le parole del giovanissimo Oracolo nel mio ultimo sogno: "Io prevedo il futuro. Non posso cambiarlo". Prometeo parlava con una tale sicurezza che era difficile non credergli. «Io non lo permetterò» replicai.

Il Titano si tolse un granellino di polvere dal bavero dello smoking. «Cerca di comprendere, Percy. Qui state ricombattendo la guerra di Troia. Certi modelli si ripetono nella storia. Ricompaiono, proprio come i mostri. Un grande assedio. Due eserciti. L'unica differenza è che stavolta siete voi a dovervi difendere. Siete voi Troia. E tu sai com'è finita con i troiani, vero?»

[5] 𝙐𝙣𝙗𝙤𝙪𝙣𝙙 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora