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-S h a w n

Non ho idea di cosa sia potuto accadere una volta che Domenica sono andato via da casa di Camila, ma qualsiasi cosa sia deve essere abbastanza grave.

Camila non è venuta a scuola per tre giorni. Già dal primo giorno le ho scritto chiedendole come mai non fosse venuta a scuola senza dire nulla né a me né a Lauren, Chloe o Amber. È un comportamento abbastanza inusuale per lei, per questo mi è parso strano. Camila, però, mi ha soltanto risposto che mi avrebbe spiegato tutto non appena ci saremmo visti.

Quindi suppongo che non sia malata, altrimenti l'avrebbe semplicemente detto senza troppi giri di parole.

Il giovedì mattina, quando faccio il mio ingresso nell'aula un po' troppo ampia per contenere soltanto quindici persone, non ho nemmeno il tempo di togliermi gli auricolari che sento due braccia esili stringermi.

Ricambio l'abbraccio di Camila, un po' perplesso. "Hey! Come mai tanto affetto?"

"Mi sei mancato", risponde semplicemente la ragazza.

Di certo non posso lamentarmi, anzi. Per una volta che escono delle parole affettuose dalla sua bocca, mi conviene approfittare.

"Anche tu".

Quando Camila si stacca dall'abbraccio, la scruto ancora confuso. Sembra essere tutto fin troppo normale, eppure sento che qualcosa non va. Sarà il fatto che si sia fatta a malapena viva in questi tre giorni a farmi dubitare che fili tutto liscio.

"Tutto okay?"

La ragazza praticamente ignora la mia domanda, abbassando lo sguardo sulle proprie dita che giocano con l'elastico per capelli nero che porta sempre al polso. "Oggi hai da fare?"

"No", rispondo facendo del mio meglio per non apparire preoccupato, quando invece lo sono. È evidente che, qualunque sia il problema, non abbia voglia di rivelarmelo qui. "Vuoi che venga a casa tua?"

"No, a casa mia no... meglio da qualsiasi altra parte", borbotta Camila.

"Allora vieni tu da me".

Lei si limita ad annuire. Presto veniamo interrotti da Michael che le chiede che fine abbia fatto. Lei risponde vagamente con un 'poi ti spiego', per poi lasciarci da soli per andare dalle altre ragazze.

Michael mi rivolge un'occhiata interrogativa e io, all'oscuro quanto lui, mi limito a rispondere con una scrollata di spalle.

Quel pomeriggio, quando Camila arriva a casa mia, non so se chiederle io delle spiegazioni o aspettare che decida di parlarne da sola.

Nella mia indecisione, ci sediamo entrambi sul mio letto con la schiena appoggiata alla testata dove ho messo i cuscini per stare più comodi. Ho lasciato la porta della stanza aperta, dato che siamo gli unici all'interno dell'abitazione al momento.

"Scusa se sono praticamente sparita, ma ho avuto una buona ragione", esordisce Camila mettendosi a sedere composta per guardarmi direttamente negli occhi.

Resto in silenzio, non sapendo che avrei dovuto risponderle o se lei avrebbe effettivamente detto qualcosa riguardo il motivo della sua assenza da scuola.

"Domenica, quando sei andato via, ho iniziato a fare il riassunto degli appunti di filosofia", inizia poi a raccontare. "Passano forse due ore da quel momento, quando mia madre viene a dirmi di come nonno non stesse bene e che avevano chiamato l'ambulanza. Mi ha detto che sarebbe stato inutile farmi venire in ospedale con loro e di venirlo a salutare, però".

Non volendo interromperla -anche perché comunque non avrei saputo cosa dirle- mi limito a prendere la mano di Camila. Quest'ultima osserva le nostre mani per qualche secondo e poi la stringe, facendo incrociare le nostre dita.

Liar [Shawmila]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora