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-C a m i l a


Il lunedì mattina Bryce arriva in classe stranamente allegro e poco dopo scopriamo che il motivo della sua felicità è la sua imminente festa per i diciott'anni alla quale invita tutta la classe. Sì, compreso Shawn con cui poche settimane prima ha fatto a botte. E sì, a quanto pare ha parlato male di me ma andrò lo stesso al suo compleanno per una sola ragione: alcool gratis.

Che altro si va a fare ai compleanni se non per mangiare e bere gratis?

"Hey, Cami", mi richiama Shawn alle mie spalle.

Mi volto verso di lui, notando qualcosa di insolito. Dalla sua espressione un po' nervosa, direi che qualcosa non va.

"Hey", lo saluto comunque abbozzando un sorriso.

"Possiamo parlare?"

Inizio a preoccuparmi. Però scrollo le spalle e lo seguo verso il suo banco. Shawn si appoggia alla superficie di legno, mentre io resto in piedi.

"Non so come dirtelo...", inizia il ragazzo passandosi una mano fra i capelli.

Non ricordo di averlo mai visto ansioso o nervoso. Dimostra una fiducia in sé stesso spiazzante, sempre. Almeno all'esterno è così che appare.

"Dillo e basta", lo incito non credendo si possa trattare di chissà che cosa.

Eppure avrei dovuto capirlo che vuole dirmi qualcosa di importante, proprio perché è la prima volta che lo vedo ansioso.

Shawn annuisce. "Sarò diretto". Sembra quasi riacquistare la sua solita sicurezza. "Venerdì sera ho visto Justin con un'altra e credevo fosse giusto dirtelo", lo dice a voce un po' più bassa del normale per non farsi sentire dagli altri.

Troppo diretto.

Sento come un pugno nello stomaco e so che il mio volto rispecchia quello che provo adesso, perché Shawn mi scruta preoccupato. Non è soltanto per Justin perché, in fondo, lo conosco da poco... è che questo è ciò che ho cercato di evitare per anni dal momento in cui Ashton mi ha rifiutata.

"Come?", biascico ma è più un modo per chiedere conferma. Come se non ci credessi.

"Si stavano baciando-"

"Sì, ho capito...", borbotto. "Certo che si stavano baciando..."

Shawn sospira. "Senti, lui non ti merita comunque", tenta di consolarmi.

Avvicina la mano per afferrarmi per il braccio e attirarmi a sé ma -nonostante mi sarebbe piaciuto tantissimo farmi abbracciare da lui in questo momento- mi tiro indietro. So che se mi lasciassi andare inizierei a piangere e non lascerò che accada. Non piango in pubblico, assolutamente.

Devo dimostrare di essere forte.

"Grazie per avermelo detto, ma tanto non mi importa", mento.

Ma chi voglio prendere in giro? Non so fingere: la mia bocca dice una cosa e le mie espressioni facciali dicono il contrario.

"Invece sì", ribatte Shawn. "E non c'è niente di male."

Mi mordo l'interno della guancia per qualche secondo per impedirmi di piangere.

"Va tutto bene, davvero."

Ma non va bene. È solo che devo pensare che vada bene, almeno fino a che non torno a casa. Perché se pensassi ai motivi per cui non va bene, inizierei seriamente a piangere. Per essere una che non piange in pubblico, in privato piango veramente per una minima cazzata.

Fortunatamente Shawn decide di non insistere.

"Se vuoi parlare comunque, io ci sono."

"Lo so". Mi sforzo di sorridergli con gli angoli della bocca.

Liar [Shawmila]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora