Capitolo 22

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Ho provato a chiamare Giuseppe in questi giorni, con la speranza di una sua risposta per iniziare a parlare e sistemare le cose fra noi. Purtroppo non ha mai risposto. Ad ogni chiamata persa mi deprimevo,ma guardando le foto di noi, ho sempre trovato la forza per riprovarci il giorno dopo.

Oggi è giovedì 31 ottobre. Nei miei piani di oggi ci sono:

-Lavoro fino alle 17.30

-Riposino

-Turno di notte in ambulanza

Tra il riposino ed il turno la chiamata a Giuseppe.

Oggi rimango in azienda a finire le analisi, poiché facciamo il ponte e non possiamo tardare troppo con i risultati. Dei miei colleghi mi chiedono aiuto per finire in tempo e così mi accollo parte dei loro lavori. Finisco l'ultima analisi alle 18.15 e quindi mi tocca saltare il pisolino. A casa mi metto subito sotto la doccia e mi metto a preparare la cena da portare via. Avvolgo i capelli nell'asciugamano,mi vesto con dei jeans ed un maglioncino nero, preparo lo zaino con la divisa ed inizio a mettere l'acqua nella pentola. Alla fine ho deciso per del riso in bianco con una scatoletta di tonno: se arrivo e suona l'allarme posso lasciare la schiscetta in frigo. Ho imparato a mie spesa a non portare cibi caldi o da riscaldare; diventa tutto gommoso.

Alle 19.15 arrivo in sede ed in 5 minuti mi cambio. Faccio per prendere il cellulare e chiamare Giuseppe, ma parte la chiamata della centrale.

Obiettivo di oggi: sopravvivere.

Il primo servizio è un codice giallo: incidente stradale.
Partiamo molto bene.

Quando arriviamo sul posto la prima cosa che faccio è alzare gli occhi al cielo. L'incidente stradale altro non è che un bambino caduto dalla bicicletta e con le ginocchia sbucciate.

"Conta fino a 100 Nicole, non puoi mandare a quel paese le persone". Ma io dico, puoi chiamare l'ambulanza per queste cose? È normale che un bambino cada dalla bici e si faccia male. È capitato a tutti, me compresa, ma non chiami il 118 per queste cose. Quello che mi fa ancora più rabbia è la madre che guarda il cellulare e non suo figlio. Con pazienza ci avviciniamo al bambino ed inizio a pulire le ferite. Provo a vedere se per caso ha qualche frattura/slogatura ma tutto è nella norma. Mi avvicino alla madre per riferirle delle condizioni del figlio. La madre vuole andare a tutti i costi in ospedale per fare ulteriori esami. Durante il viaggio mi metto a parlare con il bambino, il cui nome è Raffaele. È un ragazzino di 12 anni molto simpatico e curioso. Mi chiede molte cose, senza risultare mai pesante ed invasivo. La madre in tutto ciò continua ascrivere sul cellulare senza degnarci di uno sguardo. Povero Raffaele.

Arriviamo in ospedale e poiché siamo in codice verde dobbiamo aspettare come tutti quanti.

<<Perché siamo fermi?>>

Finalmente si è accorta che siamo in ospedale.

<<Signora siamo in codice verde e quindi dobbiamo aspettare come tutti gli altri>>

<<Ma abbiamo chiamato l'ambulanza!>>

<<Dipende dal codice. Gialli e rossi hanno la precedenza. Noi siamo un codice verde>>

<<Ma è inaccettabile. Faccia qualcosa>>

<<Non posso fare nulla, non sono io a decidere. Io comunico le condizioni del pazienze e la centrale mi da il codice>>

La signora mi lancia un'occhiataccia e continua a tartassarmi le palle. Cerco di rispondere con il tono più calmo e gentile possibile, ma questa mi sta facendo perdere la pazienza.
Fortunatamente dopo qualche minuti ci chiamano, noi possiamo sbarellare e andarcene.Saluto il piccolo Raffaele e ce ne andiamo.

Torniamo in sede e riusciamo a mangiare. Approfitto di questa calma per prendere il cellulare e chiamare Giuseppe. Cazzo! Ho il cellulare scarico. Oggi non me ne va bene una. Provo a frugare nello zaino alla ricerca di un carica batterie, ma per mia sfortuna non lo trovo.

Con il morale sotto i piedi affronto due servizi, entrambi abbastanza leggeri.

Verso le 2.00 del mattino veniamo chiamati per un incidente, un tamponamento.

Arriviamo e da quello che posso vedere è un incidente di poco conto. Ci sono due ragazzi sui 20 anni ed un uomo sui 40. Uno dei due ragazzi tiene una mano sul collo. Mi avvicino a lui e mentre gli prendo i parametri gli chiedo cosa sia successo. Il ragazzo mi sembra lucido, non puzza di alcol.

<<Stavo guidando e le posso giurare che non stavo superando il limite. Ho la patente da poco. Comunque, stavo guidando quando un animale ha attraversato la strada. Io ho inchiodato e poco dopo ho sentito l'impatto>>

Guardo il ragazzo accanto e vedo che annuisce. Di primo impatto mi fido di questi ragazzi. Mentre metto il collare al primo chiedo ad un collega di andare a verificare le condizioni dell'uomo.

Faccio salire i ragazzi in ambulanza e quando siamo soli li vedo tirare un sospiro di sollievo.

<<Ragazzi tutto bene?>>

<<Sì,più o meno. Quello è fuori. Ha iniziato ad urlarci contro.Stava per metterci le mani addosso. Penso abbia bevuto>>

<<Va bene ragazzi. Vado fuori a chiamare la centrale>>

Quando esco vedo Flavio, il mio collega, fare ritorno e conferma la teoria dei due ragazzi. Chiamo la centrale e avviso delle condizioni dell'uomo. Stanno arrivando anche i carabinieri. L'uomo si avvicina.

<<Cosa cazzo hai detto ai tuoi amichetti, stupida puttana?>>

L'uomo di avvicina pericolosamente a me.

<<Signore si calmi. Ho dovuto riferire alla centrale dell'accaduto, è la procedura. Mi hanno riferito in quale ospedale portare il ragazzo.>>

<<Penso che sono stupido. Ti ho sentito>>

L'uomo fa uno scatto nella mia direzione e mi tira un pugno sul viso. Subito dopo ne arriva un altro nell'addome. Mi accascio a terra e sento altri colpi prima di perdere i sensi.





Tengo moltissimo a questo capitolo perché, purtroppo, questi fatti avvengono realmente e i primi a rimetterci sono i soccorritori... io nella mia breve esperienza ho quasi rischiato una scarpata, evitata per caso, ma ad altri accade molto peggio (dipende molto dalla zona in cui si opera e dall'orario). Poco tempo fa è successo ad una mia amica e quello che mi manda in bestia è l'ipocrisia. Durante la quarantena leggevo i messaggi di solidarietà per il personale sanitario, ma ovviamente appena la situazione è migliorata la gente è tornata a fare schifo (non tutti sono così, ma io ho sperato veramente che qualcosa potesse cambiare, migliorare. Mi sono sbagliata di grosso). Scusate per queste righe di sfogo, ma vorrei che quante più persone possano comprendere questi sforzi.

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