Capitolo 24

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Apro gli occhi e la prima cosa che noto è che non sono a casa mia. Appena cerco di mettermi seduta sento un dolore lancinante. Mi rendo conto solo ora di essere in ospedale perché vedo una flebo. Cerco di ricordare quello che è accaduto, ma è tutto confuso. Schiaccio il pulsante per chiamare l'infermiere e dopo poco arriva una donna.

<<Mi scusi perché sono qui?>>

<<Non ricorda quello che è successo?>>

<<Mmmm, no. È tutto confuso>>

<<È stata aggredita mentre era in servizio in ambulanza. Ha riportato delle fratture alle  costole e le hanno asportato la milza>>

Cazzo, ora inizio a mettere fuoco gli avvenimenti di ieri. Non mi ero accorta che quel tipo fosse nelle vicinanze.

<<Mi scusi i miei effetti personali? Avevo il cellulare nella divisa, anche se  scarico>>

<<Glielo recupero... fuori c'è una persona che è impaziente di vederla. La posso far entrare?>>

<<Sì, certo>>

Non so chi possa essere. Chi può sapere quello che è successo?

Appena finisco di formulare questo pensiero entra Giuseppe. Ha una faccia stravolta, i capelli sono in disordine ed ha i vestiti sgualciti.

Si avvicina a me e lo vedo tirare un sospiro di sollievo.

<<Dio quanto mi hai fatto preoccupare>>

<<Giuseppe cosa ci fai qui?>>

<<Mi hanno chiamato questa notte e sono subito corso da te. Penso che gli infermieri mi odino. Ho chiesto loro delle tue condizioni ogni volta che ne incrociavo uno>>

<<Questo non spiega lo stesso la tua presenza>>

<<Nicole io ti amo. Ieri ti ho chiamato perché volevo risolvere la situazione. Sono stato un cretino e non merito il tuo perdono, ma provo a chiedertelo ugualmente>>

<<Sono io che ho sbagliato...>>

<<Appena me ne sono andato avrei voluto ritornare da te. Ma poi ho iniziato ad immaginarti con Paolo, ogni volta che mi arrivava un tuo messaggio o una tua chiamata. Solo standoti lontano mi sono reso conto quanto tu sia importante per me; quando mi hanno detto quello che ti era successo sono corso immediatamente. Amore mio perdonami>>

<<Se avessi saputo che bastava finire in ospedale per farti venire da me lo avrei fatto prima...>>

<<Non dirlo neanche per scherzo. Non hai idea di come mi sia sentito vedendoti inerme e pallida su questo letto. Se fosse successo altro... non so cosa avrei fatto>>

<<Ma non è successo... ma davvero volevi chiamarmi? Non devi dirlo per farmi contenta>>

<<Lo giuro. Avrei voluto risponderti prima, ma sono un cretino. Ieri una persona me lo ha detto chiaro e tendo>>

<<Vale?>>

<<Sì. Mi ha detto che ti sei confidata con lei. Olivia non è mai stata vicina a Valentina>>

Sorrido perché ormai considero Valentina come una sorella maggiore e mi viene spontaneo chiederle consiglio.

Giuseppe rimane con me per diverso tempo e quando arriva il dottore scatta come una molla. Purtroppo dovrò stare in assoluto riposo per 14 giorni, come minimo, e dovrei recuperare in 6-8 settimane. Dovrò fare diversi vaccini e controlli periodici ematici. Appena il dottore esce sbuffo. Non ho voglia di stare a casa da sola. Giuseppe mi guarda e mi sorride; penso abbia capito quello che mi tormenta.

<<Non ti lascio da sola. Non ho impegni che mi tengano troppo lontano, e mai per più di un giorno. Ho troppo tempo da recuperare con te>>

Si avvicina e mi bacia dolcemente. Quanto mi erano mancate le sue labbra sulle mie, il suo tocco, lui. Gli sorrido e lui fa altrettanto. Se non fosse per il dolore che sto provando sarebbe perfetto. Lui si accorge delle mie smorfie e chiama un infermiere. Mi vengono dati degli antidolorifici ed inizio a sentirmi meglio. Chiedo a Giuseppe se può prestarmi il cellulare; se non avverto mio fratello quello mi ammazza. Ovviamente mio fratello è arrabbiato e ha deciso che prende il primo treno per venire... avrei dovuto farmi i fatti miei. Appena finisco la chiamata ne arriva un'altra e lascio il telefono al suo proprietario che esce dalla stanza. Ritorna dopo diversi minuti.

<<Successo qualcosa?>>

<<Niente. Rocco voleva sapere delle tue condizioni e mi ha informato che la notizia è stata diffusa>>

<<Cazzo. È tutta colpa mia. Spero non dicano stronzate su di te>>

<<Non mi importa quello che diranno su di me. Io ho paura per te>>

<<Lo affronteremo insieme, giusto?>>

<<Certo>>

Giuseppe rimane con me, ma dopo 12 sbadigli, li ho contati seriamente, gli impongo di tornare a casa e di riposarsi. Io da qui non posso spostarmi e lui ha bisogno di dormire e, se proprio deve, lavorare .Non può pensare solo a me. Gli chiedo anche se può portarmi un carica batterie e dei vestiti puliti. Se devo rimanere qui per un altro giorno ho bisogno del cellulare. A malincuore da ascolto alle mie parole e se ne va, non prima di avermi baciato. Dopo che se ne è andato provo a riposarmi, tanto non ho nulla da fare.

Mi risveglio dopo non so quanto e vedo due persone familiari: mio fratello e sua moglie Francesca.

<<Certo che svegliarsi e vedere te come prima cosa non è il massimo. Per fortuna che ci sei tu Fra>>

<<Sempre stronza. Io mi sono fatto Bologna-Roma per te e questo è il ringraziamento. Non ti meriti un fratello come me>>

<<Ciao tesoro come stai? Lascialo perdere questo qui. Non hai idea di quanto mi abbia stressato. Non l'ho mai visto così agitato>>

<<Tu dovresti stare dalla mia parte, non dalla sua. Cosa ti ho sposato a fare altrimenti>>

Vederli qui mi scalda il cuore.

Ridiamo e scherziamo come ragazzini ed il tempo passa in fretta. Arriva anche Giuseppe e quando li vede si blocca un attimo. Anche Dani, che si è girato appena ha sentito dei passi, è fermo. L'unica normale è Francesca che si alza e tende la mano a Giuseppe.

<<Piacere presidente. Io sono Francesca e questo è mio marito>>

<<Piacere mio>>

Mio fratello, dopo aver lanciato un'occhiataccia a sua moglie, si alza.

<<Io sono Danilo, il fratello di Nicole>>

I due si stringono la mano e si scrutano come fossero pugili avversari.

<<Avrei preferito che vi incontraste in altre circostanze, ma va bene anche così>>

Giuseppe mi porge quello che gli avevo chiesto e metto in carica il cellulare. I due uomini continuano a fissarsi ed io sbuffo in maniera da farmi sentire da entrambi. In qualche modo riusciamo a parlare civilmente e quando finisce l'orario delle visite chiedo dove alloggiano. Ovviamente mio fratello non ci aveva pensato; è partito subito senza calcolare questo dettaglio. Io gli do le chiavi del mio appartamento, che fortunatamente erano nella divisa. Giuseppe rimane qualche minuto in più e ne approfitto per rubargli altri baci.

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