Marilla vide arrivare Anna e Gilbert trafelati, e si fece da parte, per farli mettere accanto a Matthew: il signor Cutberth era disteso, con gli occhi chiusi, sembrava quasi che dormisse. Ma il volto era tirato, il colore roseo delle sue guance era svanito, sostituito da un cadaverico pallore. Era immobile, sembrava quasi che non respirasse. Anna sussultò, e Gilbert la strinse a sé; poi, lanciandosi delle occhiate con Marilla, lui e quest'ultima uscirono, lasciandola sola con Matthew.
La ragazza si sedette accanto a lui e gli prese la mano:
"Oh, Matthew, com'è possibile che tu sia qui, steso, senza neanche riuscire ad aprire gli occhi? Gli stessi occhi che mi hanno sorriso fin dal nostro primo incontro, e tu mi hai accolta come se... come se fossi tua figlia" riprese, scoppiando in singhiozzi "Mi sei sempre stato vicino, in quel tuo modo un po' timido e impacciato, e ho sempre sentito il tuo affetto, sempre.... Oh Matthew, t-tu sei il primo vero papà che io abbia mai avuto... Lo so, non dovrei essere qui a piangere come una bambina, e volevo provare a essere forte, te lo assicuro! Ma tu sai benissimo che le mie emozioni prendono sempre il sopravvento su qualsiasi altra cosa, e adesso sto tremando per la paura di perderti. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di te. Ti prego non lasciarmi!"
Anna si strinse a lui, mentre le sue lacrime bagnavano le candide lenzuola dell'ospedale; provò ad immaginare Matthew che apriva gli occhi e che le accarezzava la testa... ma era troppo sconvolta, e si disperò ancora di più.
Gilbert tornò poco dopo, e la trovò accanto al malato, gli occhi rossi e gonfi, e gli si strinse il cuore:
"Carotina... andiamo a casa, dai..."
"Io non lo lascerò qui" sussurrò lei, senza nemmeno voltarsi
"Anna, tesoro, sei distrutta e hai bisogno di riposare... non preoccuparti, rimarrò io con lui, e ti chiamerò in caso succeda qualcosa d'accordo?" disse Marilla, entrando a sua volta
"Marilla n-non posso lasciarlo, io... io devo stare con lui, vado a chiedere all'infermiera di prepararmi un letto, di portare qui la cena e dovrei essere a posto... IL PIGIAMA ACCIDENTI! Chiederò anche una camicia da notte, sarà tremendamente scomoda ma qualunque cosa per stare con Matthew, e..."
La ragazza si era alzata e stava camminando freneticamente per la stanza; Marilla tentava di dissuaderla, ma era come se non la sentisse:
"Anna ti prego, ascoltami..."
"...di sicuro sarebbe meglio avvertire anche Jerry, dovrà sostituire Matthew, o magari prendiamo un altro aiutante, e..."
"Carotina" sussurrò Gilbert, posando le mani sulle sue spalle "Carotina, fermati adesso.."
Lei ebbe come un sussulto, e deglutì, trattenendo le lacrime:
"Gilbert, io non posso..."
"Tu hai bisogno di rilassarti e di riposare, torneremo domattina; ma stanotte è meglio se andiamo a casa"
Anna si ostinava a fissare il pavimento, e lui le mise delicatamente due dita sotto il mento, sollevandole la testa:
"Andiamo a casa, amore mio"
Lei si perse in quei bellissimi color nocciola, e cedette: Gilbert sapeva essere più testardo di lei, e dopotutto Marilla sarebbe rimasta all'ospedale, perciò poteva stare tranquilla. Salutarono i due fratelli Cutberth, uscirono e salirono in macchina. Anna non disse una parola, e Gilbert cercò di distrarla programmando nuove uscite, parlandole di quello che avrebbero fatto insieme quella sera, e si fermò anche in un prato sul ciglio della strada, per raccoglierle dei bellissimi fiori di campo.
Lei cercò di sorridergli, ma rimase in silenzio, persa fra i suoi pensieri. Una volta arrivati a casa di Gilbert, si diresse in cucina per preparare la cena, mentre lui apparecchiava la tavola, senza mai smettere di guardarla. Ad un certo punto, ad Anna cadde il pentolino che aveva preso dalla credenza, poiché aveva cominciato a tremare, e subito Gilbert si precipitò ad aiutarla:
"C'è la faccio, Gilbert" sbottò lei.
"Anna stai tremando, no che non ce la fai, vai sul divano, ci penso io qua"
"No, ci penso io"
Lui catturò il suo polso, e lei cominciò a dimenarsi:
"NON È NIENTE, CE LA DEVO FARE, IO POSSO...POSSO FARCELA DA SOLA! L'HO SEMPRE FATTO E LO FARÒ SEMPRE!" urlò, la voce spezzata dai singhiozzi.
Lui la strinse a sé, e Anna cominciò a dimenarsi e a colpirlo al petto, sussultando e gridando; ma Gilbert non la lasciò andare, e, dopo essersi sfogata, Anna crollò addosso a lui, piangendo tutte le lacrime che aveva trattenuto durante il viaggio. Pianse per la paura, pianse per il dolore soffocante che le stava attanagliando il petto, pianse per le parole che aveva detto a Matthew sapendo che lui non poteva sentirle; pianse per non essergli rimasta accanto, pianse perché sapeva che senza di lui la vita non avrebbe avuto senso, e pianse perché sapeva di provare una quantità minima di dolore rispetto a quella che stava provando Marilla in quel momento.
Gilbert la teneva stretta fra le sue braccia, mentre le accarezzava la schiena e le offriva il suo sostegno, come un'ancora nella tempesta:
"Ci sono io, Carotina... andrà tutto bene, andrà tutto bene...." ripeteva sussurrando
Anna pianse finché gli occhi sembrarono prosciugarsi. Si sentiva svuotata, si sentiva impotente, e si sentiva morire. Guardò il suo amato Gilbert:
"Perché, Gilbert? Perché al mio Matthew? Io non penso di farcela, se..."
"Ehi ehi" lui le prese il volto fra le mani "Matthew è l'uomo più forte e in gamba che conosca, e sono sicuro che c'è la farà. Non so perché sia successo, mia piccola dolce Carotina, ma, come mi disse una volta mia madre -Non conosci la gioia se non provi dolore- . Il dolore fa parte della vita, ci rende più forti, ci ricorda di viverci al massimo ogni minuti di ogni singolo giorno, e ci ricorda di fare tutto quello che dobbiamo fare oggi, senza rimandarlo a domani. So che adesso è dura, amore mio, ma ci sono io con te, e ti starò accanto in ogni momento, così come Diana e i tuoi amici; e vedrai che si sistemerà tutto, ne sono sicuro."
Catturò con i pollici due lacrime solitarie che le avevano rigato le guance, e la baciò delicatamente:
"Ti amo, mia piccola e fortissima Carotina"
"Ti amo anch'io, non so cosa farei senza di te" sorrise Anna, e lui sembrò illuminarsi.
"D'accordo, stasera ordiniamo le pizze, mettiamo su un bel film, ci coccoliamo e non pensiamo a niente... che ne dici?"
"Mi sembra un'ottima idea"
Passarono una serata in tranquillità, e dopo mangiato uscirono per fare una passeggiata sotto le stelle. Anna cercò di non pensare a Matthew, e si godette la splendida sensazione delle sue dita intrecciate a quelle del ragazzo che, ne era sicura, amava con tutta se stessa; lo guardò, e lui voltò la testa, incatenando i loro occhi. Quelli color nocciola di Gilbert la guardavano come se non ne avessero mai abbastanza, ed erano luminosissimi alla luce del sole; la desiderava, Anna vide i suoi occhi pieni di amore e desiderio, e arrossì.
Lui sorrise, e la strinse a sé, mettendole un braccio attorno alle spalle. Si sedettero su una panchina, e lei appoggiò la testa alla spalla di lui; Gilbert le baciò la testa:
"Ti amo"
"Ti amo anche io" sorrise lei
E in quel momento, le stelle sembrarono brillare solo per loro due: Gilbert e Anna, due semplici adolescenti che, giorno dopo giorno, cercavano di vivere al meglio la loro vita. E in quel momento erano seduti su una semplice panchina, uniti da un legame che sembrava essere indistruttibile; erano fatti l'una per l'altro, lo sentivano, tutti e due. I loro corpi si incastravano come due pezzi di un puzzle perfetto, le loro anime erano gemelle, e non riuscivano a starsi lontani. Erano semplicemente innamorati.
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Nessuna è come te - Chiamatemi Anna
RomantikImmaginatevi lo scenario e i personaggi di "Chiamatemi Anna" ai giorni nostri, ma con qualche differenza: E se Billy Andrews non fosse il ragazzo stronzo? E se Gilbert fosse fidanzato all'arrivo di Anna? E se la storia di Diana e Jerry avesse un'alt...