Matthew e Anna stavano giocando in giardino, ridendo come matti: l'aria era allegra e frizzante, il sole splendeva alto nel cielo, e Marilla li guardava seduta in veranda, gli occhi luminosi felici. Anna aveva i capelli legati in due trecce disordinate, che svolazzavano al vento mentre lei correva, i suoi occhi verdi brillavano sotto i raggi del sole, e Matthew aveva un sorriso stampato da un orecchio all'altro, sembrava ringiovanito di decenni.
"Ti ho presaaaa!!" gridò Matthew, sollevandola da terra
"Mettimi giuuuu mettimi giù!!!" rise lei, dimenandosi; lui la assecondò, poi cominciò a scappare, lasciando che fosse lei a prenderlo. Dopo pochi istanti, le sue dita si strinsero attorno al braccio del signor Cutberth:
"Presooooo!!!"
Lui si voltò, ansante, alzando le mani in segno di resa; la risata di Anna lo contagiò, finché non gli si congelò il viso. Smise di sorridere, e la testa si fece pesante, di piombo. Sembrava paralizzato. Cadde sulle ginocchia, mentre Anna lo guardava, impotente:
"MATTHEW! NOOOOO" gli prese la testa fra le mani e si accucciò di fianco a lui, ma quest'ultimo non poteva sentirla. Era freddo, gli occhi erano vitrei, e immobile. Terribilmente immobile. Anna urlò.
Gilbert si svegliò, sentendo Anna sussultare e singhiozzare, mentre tentava di non fare rumore coprendosi il viso; si girò verso di lei, e cominciò ad accarezzarla delicatamente:
"Carotina che cos'hai? Hai avuto un incubo?"
"I-io... s-stavo giocando con Matthew e... ero così felice, Gilbert, io mi sentivo al sicuro; m-ma poi.." si interruppe, la voce incrinata "L-lui si è paralizzato, ed è caduto davanti a me. Era pallido, e... f-freddo, e non rispondeva. Aveva gli occhi vitrei, sembrava si fossero spenti, e i suoi occhi prima erano così luminosi... E l'espressione sul suo viso, oh Gilbert, aveva una tale espressione di dolore impressa! Ho urlato, e poi mi sono svegliata qui, tremavo, io..., ma non riesco a.."
"Shhhhhh" sussurrò lui, stringendola a sè, fra le sue braccia "Ci sono io, amore, ci sono io. Andrà tutto bene, sei al sicuro. Matthew sta bene, andrà tutto bene."
Anna si aggrappò a quella stretta, sentendosi il cuore stretto in una morsa di ferro. Aveva il fiato corto, le sembrava di non riuscire a respirare, di non trovare l'ossigeno, di non avere vita. Non riusciva a calmarsi, tremante e singhiozzante.
Gilbert le prese il volto fra le mani, costringendola a guardarlo:
"Guardami, concentrati solo su di me. Respira lentamente, rilassa le spalle" disse dolcemente, incatenando il verde dei suoi occhi al color nocciola. Lei aveva un'espressione di puro terrore impressa in viso, ma piano piano sembrò calmarsi un pochino. Gilbert le fece poggiare la testa sul suo petto, tenendole una mano sul capo e un'altra sulla schiena. Le scostò i capelli del viso, accarezzandola dolcemente. Anna sentì di non voler essere in nessun altro posto, se non lì, fra le braccia di Gilbert; il suo rifugio, la sua forza. La sua casa. Chiuse gli occhi, abbandonandosi alle carezze del ragazzo, cessando di tremare.
"Anna, quello che io sento per te... non l'ho mai provato, mai, in tutta la mia vita. Perderti è stato come perdere una parte di me, ed è stato orribile. Io ti amo, e ti prometto che, qualunque cosa accada, io per te ci sarò, sempre e comunque"
Anna non riuscì a parlare, ma si strinse più forte a lui, trasmettendogli la sua risposta rimasta nel silenzio. Intrecciarono le dita, e si riaddormentarono, le gambe intrecciate, i respiri condivisi. L'ultima cosa che lei sentì prima di cadere fra le braccia di Morfeo fu la voce di Gilbert, che le diceva di amarla.
Jerry era inquieto, aveva una brutta sensazione. Era sdraiato al fianco di Diana: lei dormiva profondamente, ma lui non riusciva a chiudere occhio. Matthew era in condizioni stabili, però Marilla era davvero preoccupata, perché i dottori sembravano sempre meno speranzosi. Sorrise nel buio. Era sempre stato un ragazzetto timido e dinoccolato, molto magro per la sua età, ma Matthew ha avuto fiducia in lui, e l'ha accolto a braccia aperte. Aveva un viso gentile, le folte sopracciglia distese in un'espressione tranquillizzante, e la mascella squadrata ricoperta di ispida barba bruna. Marilla era stata più scettica e riluttante, ma poi aveva cominciato a fidarsi, e lui la considerava una seconda madre.
Diana mugugnò qualcosa nel sonno, e si girò, appoggiando la testa sul suo petto. Jerry sorrise, tirandola a sé; le mise le mani nei capelli, facendoli passare intorno alle dita. Le baciò la fronte, e chiuse gli occhi, concentrandosi su un ricordo felice. Orfeo era quasi riuscito a portarlo via nel mondo dei sogni, quando gli squillò il telefono. Spalancò gli occhi, e sentì un nodo stringergli la gola: era Marilla.
Diana lo sentì alzarsi e vestirsi in tutta fretta, e aprì gli occhi ancora frastornata:
"C-che succede?"
Lui le baciò la fronte, stringendole dolcemente la mano:
"Vado all'ospedale. Continua a dormire, tesoro, sarò di ritorno fra pochissimo"
Lei annuì, già con gli occhi chiusi, non del tutto sveglia. Jerry sorrise nel vederla così, una tenerezza unica si propagò in tutto il suo corpo, facendogli andare a fuoco la pelle. Le accarezzò una guancia, e se ne andò, infilando la porta.Anna era già lì quando lui arrivò, e vide riflesso nei suoi occhi la sua stessa, corrosiva paura, che le stava facendo tremare le ginocchia. C'era Gilbert accanto a lei, e cercò di trasmetterle tutta la forza necessaria stringendole la mano, restandole affianco. Anna si sforzò di restare in equilibrio: si sentiva sull'orlo del baratto, in bilico fra la paura di crollare e la paura di vivere senza Matthew. Voleva essere forte, voleva essere la roccia a cui Matthew avrebbe potuto aggrapparsi per tornare a vivere, ma era troppo spaventata, e non si sentiva all'altezza. Per tutta la vita le avevano detto che era un fallimento, un rifiuto, una stupida ragazzina esile, e prima di conoscere Avonlea, Anna era convinta di essere tutto ciò che la gente diceva di lei. Poi aveva trovato una famiglia, una casa, degli amici, e si era resa conto di poter essere più di quello che dicevano gli altri.
Perdere Gilbert le aveva fatto capire quanto potesse essere indipendente e autonoma: aveva sempre contato sul suo ragazzo e sul suo sostegno, appoggiandosi a lui come se non fosse in grado di camminare sulle sue gambe, ed era stufa. Aveva lottato, aveva pianto, era caduta ma era riuscita a rialzarsi, e voleva che il malato seguisse il suo esempio. Che lottasse. Che combattesse. Che si rialzasse, più forte di prima. Così come, con Gilbert, lei sembrava più forte e completa, come se avesse trovato il pezzo di puzzle mancante della sua anima spezzata.
Marilla le venne incontro, interrompendo il suo viaggio fra i ricordi, e corse ad abbracciarla, stringendola forte. Soffocò le lacrime, e Marilla si rilassò grazie al tocco della sua bambina.
"Scusate se vi ho chiamato a quest'ora, ma Matthew..." le si incrinò la voce, e dovette prendere un respiro profondo per continuare a parlare "Matthew ha avuto una reazione insolita ai nuovi farmaci, sembra che il suo corpo li rifiuti, e i dottori sono preoccupati. Ha cominciato a tremare, e adesso lo stanno tenendo in osservazione"
Anna non si preoccupò di asciugarsi le lacrime che le rotolavano giù dagli occhi:
"No..." mormorò, con la vista annebbiata. Sembrò barcollare, improvvisamente cieca, senza riuscire a vedere nulla. Gli occhi le si riempirono di lacrime, e non fece niente per nasconderlo. Matthew sarebbe morto, lei sarebbe di nuovo rimasta sola. Un fallimento, una nullità. Non era neanche riuscita a restargli sempre vicina, come poteva farlo in quel momento? Anna non riusciva a dire niente. Nella sua testa la parola "nullità" le rimbombava dentro come un temporale.Gilbert l'aveva presa fra le braccia, e l'aveva stretta a sé, cullandola dolcemente:
"Riesco a percepire il dolore che provi, Anna, ma non sei sola qui. Non commettere" fece una pausa, continuando a fatica "Non commettere il mio stesso errore. Stagli vicino, sii la sua forza, la sua roccia, qualunque cosa accada. Ha bisogno di te, Carotina. Ha bisogno di un valido motivo per lottare e tornare a vivere".
Anna si concentrò sui battiti del suo cuore e di quelli di lui: sembravano andare a tempo, due tamburi impazziti che suonavano un inno di morte. Si staccò il giusto per guardarlo in faccia, e Gilbert le asciugò le lacrime coi pollici:
"Puoi farcela, io sarò con te"
Sospirò, prendendo un profondo respiro, e il tremolio delle sue mani cominciò lentamente a diminuire. Le lacrime cominciarono a smettere di scorrerle sulle gote arrossate, e tentò di pensare solo alle parole di Gilbert, al suono dolce e fiducioso della sua voce. Ecco, era questo: lui si fidava di lei, e lei era forte, molto forte. Doveva dimostrarlo a Matthew e a se stessa; tornò a guardare Marilla, e nei suoi occhi non c'era più ombra di tristezza o abbandono. C'era determinazione:
"Devo vederlo. Subito".
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Nessuna è come te - Chiamatemi Anna
RomansaImmaginatevi lo scenario e i personaggi di "Chiamatemi Anna" ai giorni nostri, ma con qualche differenza: E se Billy Andrews non fosse il ragazzo stronzo? E se Gilbert fosse fidanzato all'arrivo di Anna? E se la storia di Diana e Jerry avesse un'alt...