22. Mint cake

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Estraggo le chiavi di casa aprendo il portone, ma con le buste pesanti che tengo fra le braccia mi viene in po' difficile, entro e mi chiudo la porta alle spalle per poi posare le chiavi ad un mobile antico posto davanti il portone, faccio tutto silenziosamente per non svegliare nessuno.

"Si può sapere dove sei stata?"

Come non detto.

Mi giro molto, ma molto, ma molto lentamente come se avessi commesso una tragedia, una volta girata completamente verso la persona in questione scoppio a ridere.

Rebekah è davanti a me con una vestaglia color rosa pastello con delle nuvolette e degli angioletti raffigurati sopra, le braccia incrociate al petto, i capelli perfettamente ordinati in dei boccoli sciolti sulle spalle, le sopracciglia quasi si toccano l'una con l'altra, gli occhi ridotti in due fessure ma riesco a vedere il blu delle sue iridi limpide, le labbra in una linea sottile, e le guance gonfie e rosse, sembra una barbie arrabbiata, so che un'originale ma è impossibile non ridere a ciò.

Poso le buste sempre sul quel mobile davanti la porta per non rompere tutto ciò che ho comprato per Hope è rovinare tutto.

"Hai finito ragazzina?", dice dura con una punta di dolcezza nella voce.

"Sai quei angioletti non ti rappresentano in pieno per tutti i crimini che hai.....commesso, ma poi quanto è brutta? Quegli angioletti sembrano una brutta copia della bambola Annabelle, quella vestaglia è da Horror", indico la sua vestaglia nascondendo un sorriso portandomi una mano alla bocca.

"Come ti permetti insolente, questa è francese disegnata dal grande, Christian Louboutin", risponde fiera.

"Chi è questo Christian Lamborghini?", non sto mendendo non l'ho mai sentito nominare.

"Christian Louboutin, razza di ignorante, lui è-", si ferma e guarda la mi faccia confusa," aaah lascia stare", mi liquida con un gesto della mano.

"Allora si può sapere dove sei stata o la tua vita è diventata un tabù", sbircia dentro i sacchetti.

"Te l'ho dico soltanto perché sei mia madre", dico ridendo, ma me ne pento subito realizzando ciò che ho detto, gli ho davvero detto che è mia madre? Credo di sì perché negli occhi di lei vedo un bagliore di sorpresa e speranza.

"Mi è scappato mi dispiace io non-"

"Ripetilo", mi interrompe.

"Cosa?", faccia finta di niente.

"L'ultima parola che hai detto", si avvicina.

"Perché sei....mia madre", di a sguardo basso, lei si lancia contro di me stringendomi.

"Oh non sai quanto ho aspettato questo momento, non sai quanto che queste due parole uscissero dalla tua bocca, non sai quanto io ci abbia sperato", mi stringe sempre più forte.

"Anche io ciò ho pensato molto, e sono arrivata alla conclusione che una madre è quella che ti cresce che ti dà amore e affetto e tutto ciò di cui ho bisogno, ti sento così mia, ti sento così mia madre che mi è venuto così spontaneo dirtelo, ti voglio un bene che non puoi immaginare anche se non te l'ho dico mai, perché non sono brava a esprimere ciò che sento e che mi fa stare bene, tengo sempre tutto dentro la mia testa senza far entrare nessuno neanche le persone care come te che mi hai dato tutto, ma anche spogliandomi delle mie insicurezze e delle mie paure, ti ricordi quando a nove anni avevo paura di dormire da sola al buio e tu hai dormito con me accarezandomi i capelli e cantando una ninna nanna, ancora la ricordo faceva così... sogni, ci son sogni severi, quelli brutti ma anche veri, nel cielo ci son stelle che ti guardano sotto la pelle, guarda come sono belle le lucine nei tuoi occhi per aver una vita con i fiocchi, il buio cala nella notte, i sogni son nella fronte, gli incubi vanno via, e per realizar i sogni basta contar un, due, tre, via.", anche lei canta con me la piccola ninna nanna che mi cantava sempre da piccola.

||•𝑯𝒐 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒏𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒆 𝒍𝒂𝒃𝒃𝒓𝒂•|| Kol MikaelsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora