33. The blue rose

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"Ti faccio preparare una cioccolata, tu intanto riscaldati", Kol indica il camino per poi sparire in cucina, io faccio come dice sedendomi su una poltrona vicino al caminetto.

Le grandi fiamme ondeggiano come onde nel mare, creando dei scricchiolii rilassanti liberando la mia testa da qualsiasi problema, il calore oltrepassa i strati di vestiti entrando in contatto con la mia pelle fredda, la porta si apre e la barriera che si stava inalzando vola via interompendo il mio tempo di pace.

Mi volto osservando la folta chioma bionda della traditrice alla ricerca di qualcosa finché non punta il suo sguardo al mio amareggiato, insieme a lei c'è Marcel, Rebekah si avvicina ma io ritorno a concentrarmi sul fuoco scoppiettante, mi mette una mano sopra la spalla e io ci metto tutta la mia buona volontà per non scansarmi o per vomitargli addosso la mia stronzaggine.

"È tutto ok?"

"Non lo so, dimmelo tu", muovo la spalla destra senza muovermi dalla mia posizione, lei toglie la mano e si piazza davanti a me piegando le gambe abbassandosi coprendo le fiamme che riscaldano il mio corpo.

"C'è qualcosa che non va?", Guarda il mio viso fermo e totalmente indifferente.

"Da che cosa lo deduci?", Domando retorica.

"Ma che hai? Sei fredda e distaccata", la guardo stranita alzando un sopracciglio.

"Ma dici sul serio? Il mio comportamento è il minimo di quello che dovrei fare", sbotto non reggendo.

"Non ti seguo", dice queste parole ma la sua espressione dice tutt'altro.

"D'accordo te l'ho spiego meglio...io ho sentito tutta la conversazione che hai avuto con Marcel al quartiere francese solo qualche ora fa", indico un punto a caso, lei chiude gli occhi come se fosse stata colpita al petto.

"Io-..", la interrompo prima che potesse parlare.

"Tu cosa Rebekah? Che anche tu come i miei genitori mi stai lasciando? Tu cosa Rebekah? Che tu non avresti avuto il coraggio di salutarmi prima di andartene? Che te ne saresti andata senza lasciarmi un tua traccia? Senza aver creato l'ultimo ricordo? Senza l'ultimo abbraccio? È così?", Mi alzo urlando non trattenendo ciò che sento sputando via ogni cosa mi capiti per il cervello.

"Io te l'ho avrei detto", si alza da terra singhiozzando.

"E quando me lo avresti detto? Quando te ne saresti già andata?", Il fiato mi si mozza, la gola brucia come quel fuoco che arde.

"Non dovresti parlarle così", spiccia parola Marcel che fino ad ora è rimasto in silenzio.

"Tu sta zitto", gli punto un dito contro.

"No, non sto zitto, Rebekah ha bisogno di stare lontano da tutti almeno per un pò, pensa sempre al benessere degli altri ma a lei chi ci pensa, so cosa ti è successo e mi dispiace così tanto Stephanie, ma tu sai come sta lei? Ci pensi mai?", Non è arrabbiato, è severo.

"Certo che ci penso", sussurro con la gola che mi fa male.

"Non è vero, perché se tu ci avessi pensato almeno un pò, solo un poco Stephanie... saresti d'accordo con me a lasciarla andare, e so anche quanto ti fa male, ma è giusto così".

"Per te è facile perlare, l'avrai accanto, io no, cosa faresti se tu fossi al mio posto Marcel", la sua espressione da duro scompare,"Già, faresti di tutto per non farla andare via da te lasciandoti solo un vuoto in mezzo al petto, quindi dovresti darmi ragione e non giudicarmi", passo i palmi delle mani sulle guance che non fanno altro che assorbire le mie lacrime.

"Non fraintendere le mie parole, io non ti ho giudicato, ho solamente detto che ha bisogno solo di essere curata dalle ferite che gli ha inflitto Klaus e allontanarla da questa famiglia malata, se sapresti una piccola parte di quello che glia ha fatto suo fratello la penseresti come me, ragiona prima di puntare il dito perché se continuerai così tutte le persone a te care se ne andranno", mi giro a guardare Rebekah e la vedo abbassare il capo assimilando tutte le parole una ad una.

||•𝑯𝒐 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒏𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒆 𝒍𝒂𝒃𝒃𝒓𝒂•|| Kol MikaelsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora