21. forever

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Corro.

Corro il più velocemente possibile come se qualcuno mi inseguisse, sono sempre nello stesso posto una distesa verde immensa isolata dal mondo, mi fermo per prendere aria, ma i miei polmoni continuano a bruciare, il cuore va a mille, una folata di vento mi fa finire il capelli su tutto il viso fino a non vedere più niente.

Quando ritorno a vedere togliendo i capelli davanti al viso, non sono più nello stesso posto, ma sono nel salone di villa Mikaelson, dove quest'ultimi giacciono morti per tutto il salone, le posizioni sono sempre le stesse del primo incubo che ho fatto.

Vederli inermi con quel paletto confficato nel petto, è sempre la senzazzione, è straziante, è come se le spine di una rosa graffiesero il mio cuore fino a farlo sanguinare senza pietà, come se una lama trapassasse il mio stomaco e facendolo contorcere.

Ad un tratto Rebekah parla :

"È colpa tua", si alza dal pavimento in cui era stesa, così anche come Elijah.

"È solo colpa tua se siamo morti", dice quest'ultimo.

"Dovevi esserci tu al posto nostro", anche Freya si alza.

"Smettetela", sussurro indietregiando.

"Sei solo una ragazzina viziata e capricciosa che pensa solo a sé stessa", anche Klaus si alza.

"Devi affogare nel tuo stesso sangue, proprio come tua madre, tu meriti solo la morte non hai il diritto di vivere", Hope si mette a sedere.

"Non è vero, basta", cammino all'indietro.

"Devi morire come noi, perché è soltanto colpa tua, tu non fai parte delle nostra famiglia, fai solo pena come persona, sei insignificante, era meglio che non nascevi", mi viene da vomitare a sentire queste parole dalla bocca di Kol.

Si avvicinano tutti a me a passo lento.

"È colpa tua, è colpa tua, è colpa tua", continuano a ripetere all'unisono avvicinandosi a me.

"Non è vero basta", urlo mettendo le mani sopra le orecchie e strizzando gli occhi così forte che mi cade una lacrima.

Di colpo le voci dei Mikaelson smettono cosi riapro gli occhi, ma Kol infila la mano nel mio petto prendendo nel suo pugno il mio cuore strappando via come un foglietto di carta.

Un urlo strozzato esce dalle mie labbra, mi alzo di scatto agitata più che mai, mi guardo intorno e mi accorgo di essere nella mia camera, le lenzuola sono un po' stropiciate sicuramente perché mi sarò dimenata.

Sbuffo, mi passo le mani sulla faccia frustata, è da un po' che faccio questi incubi, stesso posto stesse persone, stessi accadimenti, si ripetono ogni giorno come un boomerang.

Accendo la piccola lampadi posta sul comodino accanto al letto, prendo il telefono e ne accendo il display per vedere l'orario, le quattro e quarantacinque fra poche ore inizia scuola e il compleanno di Hope ho già in mente cosa fare, l'ultima volta che l'ho vista è scappata furiosa fuori la cucina senza saperne il motivo.

Il mio sguardo va a guardare il display del telefono e mi soffermo a guardare la foto, la schermata si spegne così schiaccio il piccolo pulsantino per riaccendere la schermata.

Nella foto ci siamo io e Ben, lui che mi abbraccia da dietro il suo volto guarda nella mia direzione sorridendo a trentadue denti, invece il mio di sguardo è rivolto allo schermo del telefono mentre faccio l'occhiolino e con la lingua di fuori, un sorriso spunta sulle mie labbra non appena vedo questa foto, vado nella rubrica e schiaccio chiama al numero di Ben, al primo squillo risponde come se stesse aspettando una mia chiamata.

||•𝑯𝒐 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒏𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒆 𝒍𝒂𝒃𝒃𝒓𝒂•|| Kol MikaelsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora