Haymitch's pov
"Uff, non avrei mai pensato di ritrovarmi a pulire una casa intera.." sussurra Effie dopo essersi passata una mano sulla fronte sudata.
Trattengo una battuta, dopotutto non volevo ricominciare a litigare. È vero però. Sembra strano vedere Effie Trinket che esegue compiti tipici dei senza-voce, in casa mia per lo più..o dovrei dire nostra?
"Ma guarda adesso, ora potrebbe essere alquanto accettabile per i miei standard!" Dice soddisfatta.
"In effetti, devo dire di non ricordare nemmeno come fosse questa casa prima di oggi."
Lei si gira con uno sguardo del tipo "non ne dubitavo". Decido di lasciarla stare, mentre mi avvicino al divanetto,esausto.
Neanche il tempo di sedermi che sento un fracasso provenire dal piano di sopra. La ignoro per un paio di minuti, ma quando sento che mi chiama in continuazione sono costretto a rialzarmi.
"Cosa c'e adesso.." borbotto mentre la raggiungo verso la fine del corridoio al piano superiore.
Scaccia via con uno straccio la polvere davanti a lei.
"Ci sono delle scale quassù, dovremmo fare una ripulita anche qui-" sta indicando le scalette ripiegate su se stesse, di cui mi ero dimenticato l'esistenza. Ma ora ricordo, portavano alla soffitta.
"Effie, è proprio necessario? Hai già fatto abbastanza per oggi.."
Sul suo visto si dipinge uno sguardo di disappunto. È talmente determinata ad arrivare fino in fondo a quello che fa che non ammette alcuna scusa.
"Se devo pulire la casa, voglio che ogni angolo risplenda!" mentre lo dice alza il mento e incrocia le braccia. Sbuffo, rassegnato alla sua volontà.
"Non mi importa se non hai intenzione di venire lassù, ma basta che mi ci fai-"
"No, verrò anche io ad aiutarti." dico e il suo viso si illumina di gioia mentre mi lascia un bacetto sulla guancia. "Grazie" dice dolcemente.
...............
Una volta saliti su in soffitta, ricordo perché avevo deciso di non ritornarci mai più e per questo ora sento un forte senso di nausea.
La soffitta era angusta e piena di scatoloni e oggetti dimenticati, posizionati in modo disordinato per tutta la stanza.
Tutti i miei trofei e le vincite degli Hunger Games erano piantate qui. Ma cosa più importante, qui sopra avevo riposto tutte le cose che mi riportavano indietro. Tutto ciò che riguardava il mio prezzo della vittoria.
Effie esplora ogni singolo angolo della soffitta e mi chiede come mai abbia nascosto tutto qua sopra.
"Penso che non mi sentissi orgoglioso della mia vittoria agli Hunger Games, dopotutto.." comincio ma subito me ne pento.
Effie sembra non ascoltarmi, la vedo mentre strofina ogni superficie. Poi, mentre tiene tra le mani un trofeo urta con il gomito uno scatolone che ricade ai suoi piedi.
Stanco di rimanere quassù faccio per ritornare di sotto, perché stare qui mi faceva stare male. Quando la donna si avvicina a me con in mano la piccola scatola che era caduta. "Haymitch..aspetta" la sua mano si posa sulla mia schiena.
Quando mi rigiro mi costringo a trattenere le lacrime. La capitolina teneva fra le mani una foto incorniciata, perfettamente intatta. Ritraeva i miei genitori e il mio piccolo fratellino, Thomas.
"Loro sono..." sussurra confusa e con il dito passa sulle figure esili della mia famiglia. Alza lo sguardo su di me con un lieve sorriso, ma subito dopo si spegne.
La spingo lentamente, lontano da me. Non voglio che mi veda piangere, di nuovo. E soprattutto non voglio affrontare questo argomento.
"Adesso basta, Effie. Questo non riesco a sopportarlo." La mia voce non vuole essere sprezzante o fredda, ma è quello che sembra.
"Hay-" inizia con un sospiro "Lasciami stare, per una buona volta! Non lo riesci a capire?"
Preso dalla rabbia, il mio braccio colpisce la foto che è tra le sue mani e la fa cadere a terra.
Guardo l'unico pezzo intatto della mia famiglia che cade in frantumi, ai piedi di Effie.
Le mie mani inizino a tremolare mentre il mio sguardo raggelato si sposta dalla donna al pavimento. La cosa inizia a peggiorare quando sembra l'inizio di una delle tante crisi che mi succedono ultimamente, ma ancora peggio. Inizio a gridare mentre le mani non smettono tremolare. Le immagini della mia famiglia ritornano in superficie, dei loro corpi martoriati mentre mi butto a terra stringendo i pezzi di vetro di vetro fra le mani.
Gli occhi di Effie sono terrorizzati e senza pensarci troppo mi stringe fra le braccia e vicino al petto. "Shh, calmati ora." le sue mani mi accarezzano la testa lentamente e io riesco a sentire il suo battito accelerato. "Scusami...,io non volevo farti del male...di nuovo" mi scosta delle ciocche da davanti alla faccia e mi asciuga le lacrime.
Dopo un po', quando mi sono calmato rispondo."Non è stata colpa tua, volevi soltanto che-"
Lei non sapeva, non sapeva nulla di quello che avevo passato dopo la mia vittoria. Non poteva immaginarselo. Solo in pochi sanno cosa è successo.
"Va bene così, dimentica quello che ti ho chiesto. Se ti fa stare così male..dopotutto-"
Vedo che si sta per inginocchiare per raccogliere i pezzi vetro rimasti. Ma prima che lo faccia, le afferro il braccio e la ritiro su, di fronte a me.
"No, ti racconterò tutto." dico ritornando a borbottare.
Dopotutto, non avevo mai discusso con nessuno apertamente ed era arrivato il momento di sfogarsi.
Effie doveva sapere. Sapere quanto Capital City aveva fatto per distruggere le nostre vite, lei più di tutti ne aveva bisogno.
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Dopo la rivolta {Broken Souls Sequel}
General FictionLa ribellione ormai è finita, ma niente sarà più come prima. Effie Trinket non ha più nulla da perdere, nulla a cui aggrapparsi a Capital City. L'unica cosa che le rimane in questo momento è Peeta, rimasto a Capital dopo la ribellione assieme a lei...