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Effie's Pov
Le tegole di legno della soffitta scricchiolano un po' mentre attraverso la stanza. Raggiungo Haymitch, seduto sotto una finestrella che avevamo aperto per fare passare dell'aria fresca.
"Fortunatamente sono riuscita a trovare un kit di pronto soccorso." sospiro. La mia voce é un sussurro che gli arriva appena. Sembra così interessato alla scatola che avevo trovato, di più alla foto. Non riusciva a staccarsi da quelle figure.
Riporto la mia attenzione su di me, posizionandomi di fronte a lui. Accarezzo dolcemente il suo avambraccio, cercando di farlo girare. "Ah giusto, eccomi." dice rivolgendo le sue grandi mano verso di me.
Le mie mani, diventate ormai laboriose, trovano velocemente i medicinali e le bende per curare le ferite dei vetri. Sentendo lo sguardo puntato tutto su di me e sul mio lavoro, decido di iniziare parlare. Non ero affatto brava sotto pressione.
Alzo lo sguardo verso di lui, che sembra imbronciato o magari scocciato ma so che è solamente distrutto. "Allora, raccontami un po' di loro." accenno alla foto che stringeva con l'altra mano.
"Sei la prima persona a cui ne parlo, lo sai?" il suo tono diventa più leggero, quasi lusinghiero.
"Ma davvero? Non ci credo proprio, Abernathy." dico con una risata.
I suoi occhi grigi mi fissano, ma sul suo viso spunta il solito ghigno.
"Okay okay, forse non proprio la prima...ma una delle poche." dice.
Per un attimo mi fermo e rifletto su quello che ha appena detto.
Una delle poche.
"Ecco fatto, ti senti meglio?" chiedo cercando di mascherare il rossore sulle guance. Lui si limita a annuire, per poi farmi segno di sedermi a fianco a lui sotto la finestrella.
.....................
..............
Dalla scatola riusciamo a trovare una busta contenente un po' di foto, oltre ai vari oggetti che sono appartenuti alla sua famiglia.
Ripercorro l'infanzia di Haymitch:
Un ragazzino alto e magrolino che amava arrampicarsi sugli alberi per sfuggire alle prediche dei genitori. Poi il fratello minore, Thomas che si beccava spesso la predica al posto del fratello maggiore.
"Sempre il solito furbacchione.." dico con un tono di rimprovero,pero riesco a strappargli una risata. Ritroviamo la foto di famiglia di prima, che riporta il buio negli occhi di Haymitch. Prima di avvicinarmi esito, ma per vedere la foto più da vicino finisco per ritrovarmi quasi fra le sue braccia.
"Eravate felici qui, non è vero?" dico sorridendo per poi guardarlo. Sta volta non riesco a influenzarlo.
"No, non proprio. Era il giorno della mietitura quello." dice.
"In realtà da quel giorno in poi, non ricordo nessun giorno felice sai?"
poso la mano sulla sua e la stringo.
"Cosa...cosa è successo dopo?" chiedo titubante. "Intendo dopo gli Hunger Games."
Vedo che stringe i denti prima di rispondere. "Dopo i giochi...sono morti, tutti quanti."
"Oh, Haymitch.." dico ora stringendolo in un abbraccio. "Mi dispiace davvero, davvero tanto."
"È stata solo colpa mia. Tutti quanti sono morti solamente per colpa mia. Persino Mesylee Donner è morta per colpa mia." dice vicino alla mia tempia.
Faccio per interromperlo, ma lui mi precede.
"E in quel momento capisci che per fartela pagare, ridurranno in cenere tutto ciò a cui tieni."
Per un secondo ripenso alla mia di famiglia. Come sono riuscita a perdere tutto in poco tempo. Ripenso a Markus e Olympia, che avevano appena iniziato a convivere...e solo per proteggere me sono morti nel bel mezzo di Capital City.
"Non si meritavano tutto questo, nessuno lo meritava." dico sussurrando con le lacrime che minacciavano di scendere, ma le trattengo.
"Lo so, nessuno di loro meritava di morire per causa mia. Solo per quello stupido giochetto del campo di forza-"stringe i pugni e per questo sento che stringe i denti per il dolore.
"No, non intendo questo. Non è stata colpa tua. Nemmeno tu ti meritavi tutto questo.." mi stacco e ritorno a sedermi a fianco a lui.
"E come la mettiamo con tutti i tributi che mi sono rifiutato di aiutare, eh?"
"Ma non c'entra-" 
Subito dopo, sento che il contatto con il suo corpo di allontana definitivamente quando si alza in piedi.
"Sai che c'è dolcezza, sono davvero troppo sobrio per tutto questo." dice mentre scuote la testa.
Prima che riesca a muovere anche un solo passo lontano da me, afferro un lembo della camicia larga.
"Non è stata colpa tua!" grido.
"Le persone commettono degli errori, quando cercando di sopravvivere." continuo.
Haymitch si ferma e sbuffa, ma non si rigira verso di me.
"Il tuo è stato quello di abbandonare tutto e lasciarti morire lentamente e-"
"Cosa ne sai tu, Trinket?" dice finalmente girandosi. quelle parole feriscono più del dovuto.
"Cosa altro potevo fare eh? Era l'unico modo per tenere lontani i loro fantasmi, almeno quando ero sveglio."
"È vero, forse io non ne so proprio nulla di come ci si sente." dico cercando di restare autoritaria,cercando di non piangere.
"Ma so soltanto che hai bisogno di aiuto." dico prima che riesca a ribattere di nuovo.
"E non mi interessa se non vuoi il mio aiuto, perché lo farò comunque." dico alzando il tono di voce.
"Effie, ma-" inizia scuotendo la testa. "Non posso permettermi di perdere anche te, lo vuoi capire?" dico esausta alzandomi in piedi e ritrovandomi poco distante da lui.
"Cosa intendi, Effie?" chiede ritornando serio e forse confuso.
Sorrido per nascondere le lacrime che ormai cadono.
"Non mi è rimasto nessuno, Haymitch....nessuno." dico soffocando un singhiozzo.
Per un attimo rimane paralizzato li, guardandomi attentamente. Forse si ricorda della Effie Trinket degli anni passati. Sempre sorridente e spensierata. Forse non concepisce il fatto che non avessi una vita perfetta.
Senza preavviso mi spinge fra le sue braccia, con le grandi mani fasciate che premono sui miei capelli biondi.
"Io-mi dispiace Effie.." borbotta.
"No Haymitch, è a me che deve dispiacere." ribatto.
Poi alzo il viso, lui allunga una mano verso la mia guancia e io mi appoggio dolcemente.
Adesso era lui la mia famiglia. Per questo dovevo fare di tutto per prendermene cura.

Dopo la rivolta {Broken Souls Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora