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Per attuare il suo piano di fuga, Theo necessitava di qualcosa che, in quel periodo della propria vita, non disponeva in quantità sufficiente: denaro.

Era tornato a Los Angeles dopo avere ereditato, alla morte di suo padre, in modo inaspettato, quella che un tempo era stata la casa di famiglia, ma non era ancora riuscito a venderla, perciò si trovava quasi al verde, con un paio di centinaia di dollari in tasca che avrebbero potuto aiutarlo a coprire ancora qualche settimana di permanenza in città, se non avesse dovuto provvedere a pagarsi anche un alloggio.

Tuttavia, non aveva alcuna intenzione di continuare a farsi ospitare da Jeffrey Major, correndo il rischio di farsi sedurre a sufficienza da lui tanto da prendere in considerazione l'ipotesi di prolungare la propria permanenza in città.

Sospirò e uscì dall'autonoleggio dove aveva portato l'auto che aveva preso in affitto qualche settimana prima, per evitare di dovere spendere soldi anche per quella.

Si trovò a guardarsi intorno, fermo nel bel mezzo del marciapiede, circondato da negozi, persone, palme e odore di salsedine.

"E loro abitano dall'altra parte della città" pensò, rammentando che esistevano due sole persone in tutta L.A. a cui avrebbe potuto chiedere aiuto e che si sarebbero accontentate della quasi totale assenza di spiegazioni che era disposto a fornirgli, nonostante, negli ultimi anni, i loro rapporti si fossero quasi del tutto azzerati.

Sbuffò un po' infastidito dal modo in cui si era lasciato volutamente circuire da Jeffrey, facendosi catturare da lui all'interno di quelle tre settimane di sesso.

"Non è da me" si disse, incominciando a camminare in direzione della metro. Viaggiò senza avere cognizione del tempo che scorreva, con gli auricolari ben premuti dentro le orecchie e la sensazione di riuscire a tagliarsi fuori dal mondo, totalmente isolato dalle chiacchiere altrui, grazie alle note stridenti e dure, dalla voce roca, ma, per certi versi, sensuale di Marylin Mason, di cui stava ascoltando un brano proprio in quel momento. Indossò gli occhiali da sole, anche se il treno sul quale viaggiava procedeva sotto terra, di modo da potersi isolare ancora di più, schermando il proprio sguardo agli altri tramite l'ausilio delle lenti scure.

Si guardò attorno, notando diversi giovani seduti poco più in là rispetto al punto in cui si trovava lui: zaini in spalla, un paio di skateboard, chiacchiere frivole, qualche risatina un po' più acuta delle altre che era stata in grado di attirare le occhiatacce infastidite di un paio di passeggeri più anziani.

Percepì un desiderio spasmodico di poter essere al loro posto, nonostante non fossero tanti gli anni di differenza tra lui e loro a gravargli sulle spalle, ma si sentiva lo stesso stanco, come se fosse invecchiato di colpo a ventisette anni

"Dovrei davvero riprendere a viaggiare... ma prima mi servono soldi. Uhm... magari, in attesa della vendita, potrei trovarmi un lavoretto" e mentre prendeva in considerazione quell'ipotesi si trovò a scuotere la testa, immaginando che, se si fosse convinto a seguire quella strada, si sarebbe trovato costretto a rimanere in città ancora per chissà quanto. "Un tempo non ti facevi tutti questi problemi! Ti bastava avere i soldi per il biglietto. Adesso sei diventato un cazzo di comodista".

Sbuffò e si alzò appena in tempo per correre verso le porte del treno e scendere alla sua fermata che, nel darsi a tutte quelle considerazioni, stava rischiando di perdere.
Uscì in superficie, salì su un autobus e dopo un'altra ventina di minuti arrivò finalmente dove era diretto: uno di quegli isolati che contavano tanti abitanti da poter essere considerato benissimo come una piccola città, nel cuore di Downtown.

Theo si sistemò lo zaino in spalla e chiuse la zip della giacca, tolse gli occhiali da sole – perché si sentiva stupido nel continuare a tenerli quando il cielo aveva iniziato a farsi cupo –  abbassando lo sguardo sul marciapiede, cercando di ignorare ciò che lo circondava. Aveva terminato la sua adolescenza proprio in quella zona, la conosceva bene, non aveva bisogno di guardarsi intorno per sapere che non era cambiata di un millimetro, che rimaneva sovraffollata di senzatetto, i cui più fortunati riempivano i marciapiedi con le proprie tende, tutte in fila a formare un unico cordone colorato, ma colmo di desolazione, mentre tutti gli altri si accontentavano di un pezzo di cartone per isolarsi dal freddo, dormendo direttamente per terra.

CHOOSE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora