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Era già la seconda volta che Amber si trovava intenta a indicare a un nuovo serafino come raggiungere gli spogliatoi, notando come il ragazzo in questione assomigliasse in modo agghiacciante a qualcuno di sua conoscenza.

Batté una mano sul bancone del bar, richiamando l'attenzione di Ryan, uno dei ragazzi più richiesti nel locale, nonché suo buono amico. Il giovane sollevò lo sguardo su di lei, distogliendolo dal bicchiere di vino che si rigirava in una mano, evidentemente sovrappensiero.

-Che c'è?- le chiese e la ragazza sbuffò, rispondendogli con un volume di voce molto basso.
-Sbaglio o questo posto rischia di diventare un ritrovo per sosia di Evan Randolph?- domandò e l'altro aggrottò la fronte.
-Cioè?-
-Non te ne sei accorto? Keith sta assumendo ragazzi che assomigliano a Evan!- sbottò lei, infastidita.

Ryan si strinse nelle spalle, accavallò le gambe, e sorseggiò un po' di vino.

-È un problema?-
-E la varietà dell'offerta per il cliente... dove la mettiamo?-
-Cristo! Abbi almeno un po' di tatto! Non siamo tocchi di carne- le rispose il giovane, offeso, arricciando le labbra in una smorfia.
-Hai capito che intendo- borbottò Amber, un po' in imbarazzo, e l'altro alzò gli occhi al soffitto, per poi scendere dallo sgabello che aveva occupato sino a quel momento.

-Sì, sì, okay- disse, incamminandosi in direzione della scala che conduceva al soppalco. Ryan arrivò davanti la porta dell'ufficio di Keith mentre l'ennesimo ragazzo ne veniva fuori. Bussò, entrò, e trovò il suo capo con la testa tra le mani, chino sulla propria scrivania.
-Tutto okay?- gli chiese, non aspettandosi di trovarlo tanto disperato.
-Hai una domanda di riserva?- gli domandò Keith di rimando, sollevando gli occhi a incontrare i suoi. Sbuffò e si lasciò andare contro lo schienale della sedia, allontanandosi dalla scrivania, spingendosi all'indietro con un colpo di piedi contro il pavimento.

-Ho un mal di testa bestiale. Che ore sono?- gli domandò Keith e Ryan comprese immediatamente perché gli avesse posto quella domanda.
-Apriamo tra una mezz'ora- rispose.
-Gli altri sono già qui?-
-Qualcuno è già arrivato, sì-
-Quanti aspiranti serafini ci sono, ancora?-
-Che assomigliano a Evan? Per fortuna zero. Ma ne hai ancora tre... senza contare Claud-

Keith contrasse la mascella e decise di ignorare la frecciatina dell'amico. Si sentì arrossire, ma non aveva intenzione di affrontare quell'argomento con lui. Sospirò e si passò una mano sugli occhi, sentendoli bruciare sotto le palpebre.
-È davvero ancora qui? Vorrei proprio sapere che intenzioni ha...- mormorò, riferendosi a Claud. Ryan scrollò le spalle e si lasciò sfuggire l'ennesima smorfia.
-A stare a sentire lui... è qui per un colloquio-
-Ci crediamo?- lo interruppe Keith, tornando a fissarlo.

Ryan aprì le braccia, senza fornirgli una risposta a voce, anche se la sua espressione la diceva lunga su quello che gli stava passando per la mente. Era evidente che pure lui non credesse alla scusa di Claud, ma, a differenza di Keith, il giovane non aveva alcun motivo di stare a rimuginare sulla cosa, aspettandosi dei risvolti negativi da quel colloquio.

-Va beh... togliamoci il dente: fallo entrare- disse e Ryan annuì.

Claud varcò la soglia dell'ufficio con fare trionfale, fermandosi a pochi centimetri di distanza dalla scrivania di Keith. Gli rivolse un sorrisino malizioso e l'altro aggrottò la fronte.
-Davvero sei qui per un colloquio?- gli domandò e Claud si lasciò cadere su una delle sedie riservate agli ospiti. Accavallò le gambe e mise le mani nelle tasche dei pantaloni, reclinando il capo da un lato.

Keith percepì le braccia ricoprirsi di brividi. In quel momento avrebbe dato di tutto per trovarsi in giro per il mondo al posto di Jeffrey. Si umettò le labbra e si schiarì la gola, mentre l'espressione dell'altro si faceva vittoriosa.

CHOOSE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora