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-Dannazione, Claud!- tuonò Jeffrey non appena ebbe modo di riunirsi al suo entourage. Era arrivato a Parigi il giorno prima, ma era subito dovuto ripartire perché, prima della conclusione della Settimana francese, Claud, senza neanche avvisarlo, aveva fatto fare bagagli a tutti, spostandosi a Milano. 

Una volta che era riuscito a raggiungerli, nel giro di pochi minuti aveva avuto modo di scoprire Morgan, sì, con un contratto, ma per una famosa Casa di Moda che produceva esclusivamente biancheria intima, quando il suo giovane modello andava in panico nel doversi togliere anche solo la maglietta, sul set. Morgan era timido, era un indossatore con decine di paranoie, ma riusciva a ottenere enormi risultati anche con tutti i vestiti addosso. Jeffrey sapeva che Claud aveva giocato sporco con lui, soltanto per divertirsi un po' nel metterlo in imbarazzo.

E, come l'uomo aveva previsto, Iris era ancora senza un contratto, mentre Nate aveva sviluppato degli istinti omicida nei confronti del biondino.

-Finalmente sei tornato!- esclamò Claud, andandogli incontro, dopo averlo raggiunto nella sua stanza d'albergo, dove l'uomo lo aveva convocato per evitare di avere quella discussione con lui davanti agli altri. -I tuoi poveracci mi hanno reso la vita impossibile!-
-Ah... loro- sbottò Jeffrey, furioso, mentre si accendeva una sigaretta ed usciva di corsa nel terrazzino della camera. -Ti rendi conto del casino che hai combinato? Perché non hai proposto Iris al posto di Morgan? Morgan che si mette a posare per una collezione di biancheria intima? Hai già preparato il defibrillatore per rianimarlo tra uno scatto e l'altro? Perché cazzo ti diverti così tanto a rendere le vite altrui un casino?!-

-Mi devi un favore enorme- disse Claud, mettendo il broncio, ma per nulla impressionato dalle accuse che l'altro gli aveva mosso contro. Iniziò a giocherellare con una ciocca dei propri capelli, mentre il suo sguardo si faceva vuoto e distante. -Mi devi la lista degli amici di Keith- sibilò, rivolgendogli uno sguardo in tralice.

Jeffrey inspirò dalla sigaretta e trattenne il fumo in bocca per qualche secondo, espirò lentamente, ricambiando l'occhiata tagliente dell'altro.

-Non ti darò un bel niente. E sappi che, d'ora in avanti, se avrai intenzione di mettere il bastone tra le ruote a lui e mio fratello, prima dovrai vedertela con me-
-Fai come vuoi. Tieniti i due piagnoni incapaci! Tanto il mio contratto scade alla fine di dicembre...-
-Lo sanno pure su Marte, ormai, che dal prossimo anno non sarai più un modello!- lo interruppe Jeffrey. - E stai ancora qui a organizzare giochetti, a perdere tempo! Credi davvero che i soldi che sei riuscito a mettere da parte ti manterranno fino a che crepi? E quando mammina e papino non ci saranno più per svenarsi e soddisfare i tuoi capricci, che cazzo farai, Claud? Hai quasi trent'anni e ti comporti ancora come un ragazzino!-

-Hai la luna storta?- ribatté il diretto interessato, impassibile. -Guarda che non ho manco potuto scopare in questi giorni per badare ai tuoi mocciosi! Sono abbastanza insofferente...- sbuffò, guardandosi le unghie di una mano con ostentato interesse.
-Io mi sono fatto il giro di mezzo mondo perché rischio di perdere tutto, amore e lavoro, e tu ti lamenti perché hai lavorato due giorni e non hai potuto scopare? Che cambia tra te e quegli idioti dei miei genitori?-
-Che io ti voglio bene- disse Claud con un sorriso, così finto che fece gelare il sangue nelle vene dell'altro.

Jeffrey deglutì e spense la sigaretta, con gesti meccanici, mentre il giovane gli si faceva vicino, gli batteva una mano sul petto, e accostava il volto al suo.

-Ancora non lo sai... ma fa niente- soffiò Claud sulle sue labbra. -Se riuscirai a salvarti il culo e a tenerti l'agenzia, dovrai ringraziare me-
Jeffrey gli prese il polso della mano che teneva sul suo petto e lo allontanò da sé.
-Dovrò ringraziare mio fratello, non di certo un ninfomane viziato e capriccioso, che non sa neanche cosa diavolo sia il muscolo che gli batte nel petto!-
Claud rise, così forte che l'altro si sentì le orecchie riempire totalmente da quel suono: il traffico congestionato, le voci che provenivano dalla strada, ogni cosa sembrò venire sovrastata dall'agghiacciante risata del giovane e Jeffrey ebbe come l'impressione che, quella spiacevole sensazione, fosse sinonimo di un cattivo presagio.

CHOOSE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora